8 Apr 2012
Il Pontefice nel giorno di Pasqua torna a parlare della crisi della fede, che mette in pericolo «la nostra esistenza e il mondo»
di Gian Guido Vecchi
«Oggi possiamo illuminare le nostre città in modo così abbagliante che le stelle del cielo non sono più visibili». La metafora di Benedetto XVI va al cuore del suo pontificato, la Veglia di Pasqua è la notte più importante dei fedeli e il Papa torna a parlare della crisi di fede che colpisce soprattutto l’Occidente, quella «situazione spesso drammatica nella Chiesa di oggi» già denunciata nella messa del Giovedì Santo, contrappone la «luce» di Dio al «buio» della negazione e del male e sospira: «Il buio su Dio e il buio sui valori sono la vera minaccia per la nostra esistenza e per il mondo in generale».
IL BUIO – Ora è il momento in cui i fedeli attendono l’annuncio della Risurrezione, la “nuova creazione” della Pasqua dopo la Crocifissione di Gesù e “la notte del sepolcro”. Benedetto XVI, nella Basilica di San Pietro, amministra battesimo, cresima e comunione a otto “neofiti” e spiega il senso della liturgia, la benedizione del fuoco e la processione con il cero richiamano il “Sia la luce!” della Genesi: «Il buio veramente minaccioso per l’uomo è il fatto che egli, in verità, è capace di vedere ed indagare le cose tangibili, materiali, ma non vede dove vada il mondo e da dove venga. Dove vada la stessa nostra vita. Che cosa sia il bene e che cosa sia il male». E’ il problema del nostro tempo, per il quale il Papa ha deciso di indire l’ “anno della fede” dall’11 ottobre, 50° anniversario del Concilio. Il Papa che l’altro giorno si era rivolto ai preti «disobbedienti» spiega pure che nel cero pasquale, frutto del «lavoro delle api», c’è un richiamo alla «comunione» e all’unità della Chiesa.
LA MINACCIA – Ma per tutti resta il pericolo essenziale, aggiunge: «Se Dio e i valori, la differenza tra il bene e il male restano nel buio, allora tutte le altre illuminazioni, che ci danno un potere così incredibile, non sono solo progressi, ma al contempo sono anche minacce che mettono in pericolo noi e il mondo». Le città illuminate impediscono di vedere le stelle. «Nelle cose materiali sappiamo e possiamo incredibilmente tanto, ma ciò che va al di là di questo, Dio e il bene, non lo riusciamo più ad individuare».
RAGIONE E FEDE – Così il Papa riprende il tema della
«ragionevolezza della fede» che fu al centro del discorso di Ratisbona, rileggendo il racconto della creazione mostra il rapporto tra fede e ragione: il male «si nasconde», mentre «la luce rende possibile la vita, l’incontro, la comunicazione, rende possibile la conoscenza, l’accesso alla realtà e alla verità. E rendendo possibile la conoscenza, rende possibile la libertà e il progresso». Ecco il punto: «La materia prima del mondo è buona, l’essere stesso è buono. E il male non proviene dall’essere che è creato da Dio, ma esiste in virtù della negazione. È il “no”».
Foto: Archivio SME
7 Apr 2012
Benedetto XVI alla Via Crucis al Colosseo con le immagini dei Riti del Venerdì Santo biancavillese.
Redazione SME
Quando il cammino della famiglia si fa faticoso e difficile occorre guardare alla Croce di Gesù: lì troviamo il coraggio per continuare a camminare: è quanto ha detto Benedetto XVI al termine della Via Crucis al Colosseo, centrando la sua riflessione sui problemi della famiglia di oggi. La via della Croce sembrava senza uscita, ma ha cambiato la storia
Il Papa guarda al cammino di Gesù sulla via della Croce: “una via che sembrava senza uscita e che invece ha cambiato la vita e la storia dell’uomo, ha aperto il passaggio verso i «cieli nuovi e la nuova terra» (cfr Ap 21,1). Specialmente in questo giorno del Venerdì Santo – ha affermato – la Chiesa celebra, con intima adesione spirituale, la memoria della morte in croce del Figlio di Dio, e nella sua Croce vede l’albero della vita, fecondo di una nuova speranza”.
Quante volte il cammino si fa faticoso e difficile anche in famiglia!
“L’esperienza della sofferenza – ha proseguito Benedetto XVI – segna l’umanità, segna anche la famiglia; quante volte il cammino si fa faticoso e difficile! Incomprensioni, divisioni, preoccupazione per il futuro dei figli, malattie, disagi di vario genere. In questo nostro tempo, poi, la situazione di molte famiglie è aggravata dalla precarietà del lavoro e dalle altre conseguenze negative provocate dalla crisi economica. Il cammino della Via Crucis, che abbiamo spiritualmente ripercorso questa sera, è un invito per tutti noi, e specialmente per le famiglie, a contemplare Cristo crocifisso per avere la forza di andare oltre le difficoltà”.
Nella Croce di Gesù le famiglie trovino il coraggio per camminare nelle difficoltà
“La Croce di Gesù – ha sottolineato – è il segno supremo dell’amore di Dio per ogni uomo, è la risposta sovrabbondante al bisogno che ha ogni persona di essere amata. Quando siamo nella prova, quando le nostre famiglie si trovano ad affrontare il dolore, la tribolazione, guardiamo alla Croce di Cristo: lì troviamo il coraggio per continuare a camminare; lì possiamo ripetere, con ferma speranza, le parole di san Paolo: «Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori grazie a colui che ci ha amati» (Rm 8,35.37)”.
La famiglia si rivolga a Cristo quando gli sbandamenti rischiano di ferire la sua unità
Benedetto XVI ha quindi affermato che “nelle afflizioni e nelle difficoltà non siamo soli; la famiglia non è sola: Gesù è presente con il suo amore, la sostiene con la sua grazia e le dona l’energia per andare avanti. Ed è a questo amore di Cristo che dobbiamo rivolgerci quando gli sbandamenti umani e le difficoltà rischiano di ferire l’unità della nostra vita e della famiglia. Il mistero della passione, morte e risurrezione di Cristo incoraggia a camminare con speranza: la stagione del dolore e della prova, se vissuta con Cristo, con fede in Lui, racchiude già la luce della risurrezione, la vita nuova del mondo risorto, la pasqua di ogni uomo che crede alla sua Parola”.
Affidiamoci a Maria: nell’ora della morte di Gesù è rimasta accanto alla Croce
“In quell’Uomo crocifisso, che è il Figlio di Dio – ha aggiunto il Papa – anche la stessa morte acquista nuovo significato e orientamento, è riscattata e vinta, è il passaggio verso la nuova vita: «se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto» (Gv 12,24)”. Benedetto XVI ha quindi concluso: “Affidiamoci alla Madre di Cristo. Lei che ha accompagnato il suo Figlio sulla via dolorosa, Lei che stava sotto la Croce nell’ora della sua morte, Lei che ha incoraggiato la Chiesa al suo nascere perché viva alla presenza del Signore, conduca i nostri cuori, i cuori di tutte le famiglie attraverso il vasto mysterium passionis verso il mysterium paschale, verso quella luce che prorompe dalla Risurrezione di Cristo e mostra la definitiva vittoria dell’amore, della gioia, della vita, sul male, sulla sofferenza, sulla morte. Amen”.
Preghiera al SS. Crocifisso
Mio Crocifisso, Signore Gesù, Amore tradito e sconosciuto, che ti saturasti di obbrobri per i peccati miei, Umiltà vivente nelle carni straziate del Tuo corpo piagato e senza vita, io so bene, e lo confesso, che non sono degno del tuo Amore e del Tuo Perdono.
Io vedo nell’orgoglio del mio spirito il carnefice delle tue carni immacolate.
Io mi vedo intrecciar con queste mani la corona che recinse la Tua fronte! Mille spine la trafissero, o Gesù, quante furono le superbie del mio pensiero!
Di sputi e di percosse io ricoprii quel volto adorabile. Il mio orgoglio, le mie vanità, le mie presunzioni, Ti ridussero una sola piaga, o mio Bene!
Ho confitto le Tue mani, i Tuoi piedi in Croce, ho trafitto il tuo Divin Cuore Amatissimo; e Tu…pazzo d’amore per me…anziché disprezzarmi, compisti nell’umiltà suprema il gran Mistero che riparò l’orgoglio mio.
Ti contemplo, Ti adoro, mi distruggo, o mio Crocifisso Gesù e piango…piango per tutta la mia vita i miei peccati, tuoi veri carnefici.
Dissolvi, o mio Amore non amato, questi miei occhi, questo mio cuore di sasso! Amore fatto Umiltà per amor mio, ricopri del Tuo stesso obbrobrio quest’io superbo che ti offende ancora, perché nell’umiltà del mio soffrire, io mi innamori dell’umiltà del Tuo patire.
Crocifisso, vittima dei miei peccati, che Ti facesti Amore nel mistico Mistero; Amore che Ti doni a tutte le ore, vieni!
Ti adoro nel Divino Tuo Altare, nell’umano mio cuore, Tabernacolo vivente dell’Amore.
Gesù, mio dolce Sposo innamorato, nulla pretendo, nulla chiedo, solo come Te Crocifisso, ho sete…ho sete…!
Ho sete di Te Eucaristia, di Te Crocifisso, di Te Amore, ho sete di tutte le anime per Te, ho sete di ogni disprezzo, di ogni obbrobrio, di ogni ingiuria, di ogni sofferenza, di ogni martirio.
Mio Amore, voglio vivere trascurato, dimenticato, abbandonato, disprezzato; solo con Te Vittima sulla Croce, voglio distruggermi tutto d’Amore per Te, morire per Amor Tuo.
Foto: Archivio SME e Symmachia
6 Apr 2012
di Fra Carlo M. Massimiliano Terlizzi FI
la Profezia di Simeone con le immagini dell’Addolorata di Biancavilla e Adrano
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua madre: «Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l’anima».
Consideriamo in questo mistero il grande dolore di Maria, l’Immacolata, che porta Gesù al Tempio per offrirlo all’Eterno Padre, anche con un atto esterno, richiesto dalla Legge di Mosè. Per Gesù, Uomo-Dio, ciò non era necessario, poiché Egli era già tutto di Dio, essendo Egli stesso Dio oltre che uomo. Eppure, Maria volle osservare ugualmente questa Legge.
Consideriamo, però, solo per un attimo, la grande gioia di Maria in quest’atto solenne, nel quale ella rinnovava l’offerta che già aveva interiormente fatta fin dall’Annunciazione, per poterci ancora meglio preparare a considerare il contrasto del suo dolore.
In questa offerta di Gesù al Padre si rinnova, dunque, tutta la gioia e la felicità interiore di Maria Immacolata, che, offrendo Gesù, pensava a tutte quelle anime che doveva e voleva offrire a Dio, proprio come faceva in quel momento con il Figlio Divino. Ella, giustamente, riconoscendo che a Dio si deve ogni Onore e Gloria, Gli offre anzitutto il frutto più bello dell’Amore tra Lei e Dio stesso, cioè Gesù, il Figlio di Dio fatto uomo nel suo grembo verginale. Con quest’atto di offerta Ella offre anche tutta l’umanità, alla quale sarà poi data pubblicamente per Madre dallo stesso Gesù sul Calvario. La gioia della donazione totale di Gesù, rinnovata in quell’atto, era anche alimentata dalle parole del “giusto” Simeone, che prese a lodare Dio e ad esaltare Gesù: «…luce per illuminare le genti e gloria del popolo di Israele».
Chissà, dunque, quale fu la gioia di Maria all’udire quelle parole, insieme con Giuseppe suo Sposo! Penso che dopo la gioia per la nascita di Gesù, questa fu la gioia più grande per Lei e Giuseppe.
Subito dopo, però, Ella ode le altre parole di Simeone, che non sono più gioiose ma dolorose, non più liete ma meste; e alla dolce Maria inizia ad entrare nel cuore quella spada appena profetizzata e recante con sè dolore amaro e violento: «Egli sarà segno di contraddizione e a te una spada trafiggerà l’anima» (cf Lc 2, 34-35).
Da allora in poi, sempre più, nel suo Cuore Immacolato, entrerà quella spada dolorosa, che la immolerà totalmente insieme al suo Gesù. Da allora in poi, ogni volta che guarderà Gesù, che lo contemplerà, Ella ricorderà questa profezia del vecchio Simeone ed ogni volta si rinnoverà il suo dolore per ciò che Gesù dovrà subire.
Ella ogni volta ripeterà il suo “Fiat!”, così come lo pronunciò all’Annunciazione. Il “Fiat!”, cioè il “Si” alla Volontà di Dio, unito all’amore del prossimo, è ciò che Maria ha rinnovato per tutta la vita e per ogni istante di essa. Ella senz’altro ricordava le Profezie ed in particolare quella di Isaia che parla del “servo sofferente”, prefigurazione di Gesù Cristo. Dunque, volontariamente e liberamente Ella ha aderito alla Volontà Divina che le avrebbe comportato da quel momento in poi una vita di dolore. Ancora una volta Ella ripete: «Eccomi sono la serva del Signore… » (Lc 1,38), disposta a fare tutto ciò che la Volontà Salvifica di Dio comanda. Per mezzo di Lei continua il disegno di Dio, che per Amore, gratuito, vuole salvare l’uomo. Dunque il dolore di Maria associato a quello di Gesù ci ha salvati. Come non ricorrere allora a Colei che ci ha salvati? Come non chiederle tutte le grazie di cui abbiamo bisogno per essere fedeli alla Divina Volontà? Come non rendere a Lei quell’omaggio che merita come Madre di Dio e Madre nostra?
Preghiamola dunque ed invochiamola sempre. Consacriamoci a Lei per essere completamente di Dio.
Quando la spada del dolore, qualunque esso sia, incomincerà ad entrare nel nostro cuore, sappiamo a chi ricorrere. Facciamoci insegnare da Lei adire sempre “si”. Amen!
“Consolatrice degli afflitti, prega per noi”.
6 Apr 2012
Siamo liberi solo se uniti a Dio spiega il Papa Benedetto XVI
nella Messa della Cena del Signore
Alcuni riti di questo giorno raccontati con le immagini del Giovedì Santo biancavillese.
di Antonio Gaspari – Redazione SME
Nel Giovedì Santo in cui la Chiesa cattolica celebra l’istituzione della Santissima Eucaristia, il Pontefice Benedetto XVI ha spiegato che in questa giornata importante c’è anche “la notte oscura del Monte degli Ulivi”, in cui Gesù sperimenta “la solitudine e l’essere abbandonato”, va incontro al “buio della morte; c’è il tradimento di Giuda e l’arresto come anche il rinnegamento di Pietro, l’accusa davanti al Sinedrio e la consegna ai pagani, a Pilato”.
Nella omelia della Messa in Coena Domini, il Papa ha precisato che “Gesù entra nella notte, che significa mancanza di comunicazione, in cui non ci si vede l’un l’altro, simbolo della non-comprensione, dell’oscuramento della verità”, al fine di “superarla e inaugurare il nuovo giorno di Dio nella storia dell’umanità”
“Sul Monte degli Ulivi – ha sostenuto il Santo Padre – Gesù lotta con il Padre. Egli lotta con se stesso. E lotta per noi”. Sperimenta “l’angoscia di fronte al potere della morte”. Egli “allunga lo sguardo nelle notti del male. Vede la marea sporca di tutta la menzogna e di tutta l’infamia che gli viene incontro in quel calice che deve bere”.
Secondo Benedetto XVI “la lotta di Gesù sul Monte degli Ulivi è “un evento sacerdotale” perchè in quella preghiera di Gesù, pervasa da angoscia mortale, “il Signore compie l’ufficio del sacerdote: prende su di sé il peccato dell’umanità, tutti noi, e ci porta presso il Padre”.
Gesù dice: “Padre! Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu” (Mc 14,36). Gesù indietreggia spaventato davanti ad una cosa così immane. Chiede che ciò gli sia risparmiato. “Tuttavia, in quanto Figlio, depone questa volontà umana nella volontà del Padre: non io, ma tu”.
Il Pontefice ha sostenuto che in questo modo Gesù “ha trasformato l’atteggiamento di Adamo, il peccato primordiale dell’uomo, sanando in questo modo l’uomo”, perchè l’atteggiamento di Adamo era stato: “Non ciò che hai voluto tu, Dio; io stesso voglio essere dio. Questa superbia è la vera essenza del peccato”.
Dio appare come il contrario della nostra libertà, e le persone pensano che “dobbiamo liberarci da Lui” perché “solo allora saremmo liberi”.
“È questa – ha sottolineato Benedetto XVI – la ribellione fondamentale che pervade la storia e la menzogna di fondo che snatura la nostra vita. Quando l’uomo si mette contro Dio, si mette contro la propria verità e pertanto non diventa libero, ma alienato da se stesso”.
In realtà – ha rilevato il Papa – “Siamo liberi solo se siamo nella nostra verità, se siamo uniti a Dio” allora diventiamo veramente ‘come Dio’ – non opponendoci a Dio, non sbarazzandoci di Lui o negandoLo”.
“Nella lotta della preghiera sul Monte degli Ulivi – ha concluso il Pontefice – Gesù ha sciolto la falsa contraddizione tra obbedienza e libertà e aperto la via verso la libertà. Preghiamo il Signore di introdurci in questo ‘sì’ alla volontà di Dio, rendendoci così veramente liberi”.
2 Apr 2012
Redazione SME
Si è svolta domenica scorsa 1 aprile, Domenica delle Palme, l’edizione 2012 del “Ciciliu di Solidarietà”, l’iniziativa dell’Associazione “Maria SS. dell’Elemosina” e della Caritas parrocchiale della Chiesa Madre che coniuga insieme l’amore per le tradizioni locali e il desiderio di dare un aiuto concredo a chi ne ha bisogno. Nel corso della giornata, sono stati venduti oltre 200 dolci preparati e decorati con “arte”. Il ricavato è stato devoluto per sovvenire ai bisogni delle famiglie assistite dalla Caritas. Vissuta nell’occasione, un’intensa giornata di solidarietà e di comunione tra fedeli associati e parrocchiani.
20 Mar 2012
Domenica scorsa due significativi momenti ecclesiali sono stati vissuti nel decimo anniversario dell’Associazione “Maria SS. dell’Elemosina” di Biancavilla.
di Giuseppe Santangelo
Domenica scorsa l’Associazione “Maria SS. dell’Elemosina” ha vissuto un momento di intensa comunione nel 10° anniversario della sua fondazione, con una giornata di spiritualità e fraternità nell’ambito del Tempo di Quaresima estesa a tutta la comunità parrocchiale della Matrice. Presso il Complesso del Santuario della Madonna Addolorata dei PP. Passionisti di Mascalucia (Ct), i Soci si sono riuniti in ascolto della Parola di Dio tratta dal Vangelo di Giovanni “Se tu conoscessi il dono di Dio!” (Gv 4,10). A guidare la Lectio Divina è stato P. Angelico Savarino C. P. che si è soffermato sulla necessità di vivere sempre più intensamente il cammino della fede, evitando il rischio dell’abitudine e della “sedentarietà”. Un cammino che va sempre rivisto, rinnovato, contro il rischio di sedersi “al pozzo”, senza mettere in discussione abitudini e stili di vita che possono portarci lontano dal Signore. A partire dall’esperienza della donna di Samarìa, narrato nel brano evangelico, P. Angelico ha mostrato la straordinaria forza dell’incontro con il Signore Gesù, che è in grado di trasformare l’esistenza quotidiana.
La mattinata è stata scandita dalla preghiera liturgica, con la celebrazione delle Lodi e la S. Messa a mezzogiorno nella Cappella dell’Addolorata, dove riposano le spoglie del Ven.le passionista P. Generoso Fontanarosa. Ampio spazio è stato riservato alle Confessioni individuali. Dopo il pranzo, un momento di verifica e condivisione è stato guidato dall’Assistente Spirituale, Don Pino Salerno. Una bella occasione per crescere nella fede comunitaria, rafforzare il rapporto personale con Dio e rinnovare il senso di appartenenza alla Chiesa e, in essa, all’Associazione mariana stessa.
L’occasione del 10° anniversario ha inoltre visto i Soci impegnati nel pomeriggio in un pellegrinaggio alla Basilica Cattedrale di Catania, Chiesa Madre della Comunità diocesana, dove tutti i fedeli trovano le ragioni del proprio credo cattolico trasmesso dal Vescovo, successore degli Apostoli. Nell’intenso pomeriggio vissuto nella Basilica Metropolitana, intitolata alla Vergine e Martire Agata, i Soci hanno rinnovato la propria professione di fede personale e comunitaria presso il soglio episcopale nell’ambito di un rito liturgico presieduto dal Socio Don Ambrogio Monforte, dinanzi al SS. Sacramento.
Con tale gesto, l’Associazione, a distanza di dieci anni dalla sua fondazione, ha voluto manifestare il proprio radicamento nel Signore Gesù Cristo, riaffermando gli articoli del Simbolo Apostolico presso la sede del Vescovo, immagine del Cristo Buon pastore, garante della fede nella Chiesa particolare di Catania. Un appuntamento di grande significato spirituale, che manifesta l’imprescindibile carattere comunitario della fede, che viene generata, alimentata e vissuta nelle articolazioni della Chiesa.
La serata si è conclusa con la visita alla Basilica Collegiata di S. Maria dell’Elemosina, ove si venera una copia della Vergine dell’Elemosina custodita a Biancavilla; il gruppo dei pellegrini ha poi fatto tappa presso il Monastero delle Benedettine dell’Adorazione perpetua del SS. Sacramento di Via dei Crociferi, presso la cui comunità religiosa vive ed opera la biancavillese Sr. Maria Teresa Nicolosi.