La Famiglia: la sua origine e i suoi nemici

In vista del prossimo VII Incontro mondiale delle Famiglie che si terrà a Milano dal 30 maggio al 3 giugno prossimi, con la presenza del Santo Padre Benedetto XVI, pubblichiamo un’articolata e approfondita riflessione del noto ed illustre sociologo e scritto Introvigne. 

 di Massimo Introvigne

“La famiglia nasce da un dato naturale, e non possiamo reinventarla a nostro piacimento”. Lo dice Massimo Introvigne, sociologo e opinionista, alla vigilia del VII incontro mondiale delle famiglie, che comincerà mercoledì prossimo a Milano per concludersi con la messa che Benedetto XVI celebrerà domenica 3 giugno all’aeroporto di Bresso. “La famiglia fondata sul matrimonio fedele tra un uomo ed una donna ed aperta alla vita, al di là di tutte le evoluzioni culturali che la caratterizzano, continua ad imporsi come la via maestra per la generazione e la crescita della persona” aveva detto il cardinale Angelo Scola nella conferenza stampa di presentazione dell’evento. È di quelle “evoluzioni culturali” che IlSussidiario.net ha parlato con lo studioso torinese.

“Uno dei grandi insegnamenti di Benedetto XVI” spiega Introvigne “è che non si può dissociare la crisi economica dalla crisi morale. Sono sempre collegate e si rinviano l’una all’altra, non lo dobbiamo mai dimenticare. Detto questo, solo uno stolto negherebbe che esista una crisi economica che influisce negativamente sulla famiglia anche perché pochi governi, nonostante le declamazioni di principio, considerano davvero la famiglia una priorità”.

Dove sta invece la crisi culturale che sarebbe tutt’uno con la crisi economica?
È una crisi che viene da lontano ed ha le sue radici nell’illuminismo. Pensiamo alle polemiche di Rousseau sulla famiglia come luogo in cui ai bambini vengono trasmesse superstizioni e cattive idee. Già allora si cominciò a mettere in discussione i legami organici.

Oggi quando parliamo di famiglia dobbiamo ormai specificare che si tratta di famiglia tradizionale, oppure dire che intendiamo la famiglia costituita di uomo e donna. Non è già una dato eloquente sul quale riflettere?
Nemo repente fit pessimus, dicevano i medievali: nessuno arriva al fondo dell’abisso immediatamente. È l’esito di un processo, che annovera tre tappe. Comincia con il primato dell’individuo sulla famiglia dell’illuminismo, poi dello Stato sulla famiglia delle ideologie totalitarie del XX secolo. In fondo al tunnel c’è la negazione: la famiglia non è una realtà ma un’invenzione culturale che ognuno è libero di rifare a proprio piacimento.

Un’invenzione, dice?
Sì. Se qualcuno vuole importare la poligamia in occidente, è libero di farlo; chi vuol fare coppia omosessuale, ne ha pari diritto; fino all’ultimo caso, che viene dalla Germania, nel quale ci si appella alla Corte europea chiedendo l’ammissibilità dell’incesto. È l’estremo, drammatico approdo cui si giunge quando la realtà delle cose viene dissolta. In modo coerente, la nozione di famiglia tradizionale è semplicemente superata.

Guardiamo la nostra storia. Cosa ha rappresentato il ’68 per la famiglia italiana?

La premessa indispensabile per il terzo passaggio che ho descritto. Essa si verifica quando la cultura marxista presente nel Paese ha già ampiamente articolato il suo attacco alla famiglia come prima depositaria dell’educazione dei figli, delegandone il ruolo allo Stato. Questa concezione subordinava la famiglia alla collettività, nondimeno le riconosceva ancora un valore in sé. Invece con la “fantasia al potere” inizia una nuova fase: con la rivoluzione sessuale la famiglia “di prima” è nient’altro che un freno alla manifestazione libera del desiderio. Questo approccio sarà sviluppato in modo coerente nei venti anni successivi, basti pensare ai Pacs in Francia.

Il desiderio di cui parla la rivoluzione sessuale è lo stesso desiderio che il Catechismo della Chiesa cattolica dice essere proprio del cuore di ogni uomo?
Credo che Luigi Giussani abbia scritto pagine molto belle su questo tema, prendendo le mosse, e non è un caso, da una delle parole più controverse della crisi che si era determinata in quegli anni. Il desiderio più profondo che l’uomo, tutti gli uomini, si portano dentro è il desiderio di Dio, il desiderio della Gerusalemme celeste. È uno dei grandi insegnamenti di Sant’Agostino più citati dall’attuale Pontefice. Nel desiderio, tipico di un amore vero e pieno, di essere perfettamente soddisfatti − il che sul piano dell’amore fisico si rivela impossibile − può darsi che ci sia il desiderio originale della Gerusalemme celeste. L’uomo però deve saperlo e comprenderne le radici; se questo non avviene, allora quel desiderio dell’altro minaccia di divenire autodistruttivo.

Si può dire cos’è la famiglia facendo a meno del concetto di natura?
Direi proprio di no. È possibile naturalmente mantenere la parola “famiglia”, dando però ad essa significati completamente nuovi. La famiglia nasce da un dato naturale che non siamo liberi di inventare. Qui le strade divergono: per il credente tale dato è creato, iscritto in un disegno di Dio sull’universo, per un non credente tale disegno non c’è e, coerentemente, quel dato diviene modificabile. La differenza e la complementarità fra l’uomo e la donna appartengono a questo dato originale.

Che cosa intende per “dato originale”?
Possiamo cambiare molte cose, ma non possiamo cambiare il semplice fatto che un giorno siamo nati, cioè che non ci siamo fatti da soli. Come non possiamo cambiare − fino ad oggi, ma penso mai − il fatto che un giorno dovremo morire. Un altro dato originale è il fatto che mentre il piccolo di tante specie animali, lasciato solo, per qualche ora sopravvive, il piccolo d’uomo, nelle stesse condizioni, muore; quindi bisogna che ci sia una istituzione la quale garantisce che non sia lasciato solo ma accudito, e per molti anni sia accompagnato verso lo sviluppo. È suggestivo che da questa riflessione nasca una scienza nuova, la sociologia.

Da sociologo vedo le statistiche sull’abbassamento del primo rapporto sessuale dichiarato, sull’abbassamento dell’età delle gravidanze prematrimoniali, sull’aumento delle convivenze prima e fuori dal matrimonio. Posso senz’altro dire che è diventato epoca nel periodo successivo. Aiutato da un perverso intreccio tra il costume e la legge, perché certamente le leggi sul divorzio e sull’aborto hanno interagito con il costume e in qualche modo lo hanno anche prodotto.

Sono gli anni del socialismo rampante. In Italia il socialismo è stato solo la cultura di un partito di governo?
È curioso come la cultura del socialismo italiano, anche quello che Craxi ci abituò a considerare simpatico per il suo moderatismo rispetto al comunismo sovietico, veicoli al proprio interno la posizione di Turati. Il padre del socialismo italiano rivolge alla famiglia una critica di stampo libertino che mette insieme il peggio dell’ideologia marxista e il peggio dell’ideologia illuminista.

Questo ha avuto conseguenze sul piano della mentalità?
Non c’è dubbio che grazie anche alla cultura del Psi si affermò e si diffuse una forte critica agli stili di vita e alla morale tradizionale. Essa costituì in tal modo un efficientissimo acceleratore della società edonistica. Oggi si è andato ben oltre, tanto che consideriamo retroguardie alcuni esponenti di quel mondo politico; ma allora, rispetto alla morale tradizionale, l’impatto fu devastante.

Anni, fa, in alcuni saggi, lei mostrò il nesso tra gnosi e socialismo in tema di famiglia e di morale sessuale. Esiste una ispirazione gnostica nel modo in cui il rapporto uomo donna è vissuto oggi?
Se ne possono vedere gli effetti nel ritenere − non importa quanto consapevolmente − che la procreazione, ma anche il rapporto uomo-donna, sono male, perché il male del mondo, per la gnosi, coincide con l’esistenza di individualità distinte, la cui moltiplicazione agevola la caduta dal mondo delle idee e dell’uno-tutto, il Pleroma, che è buono, in quello del mondo materiale che è cattivo.

E queste antiche dottrine arrivano fino a noi?
Non dimentichiamo che tanti elementi gnostici hanno affascinato parte della cultura del 900, in ambito marxista e psicanalitico. Si ricorda quando Paul Ricœur parlava dei “maestri del sospetto”? Giovanni Paolo II riprese quella espressione di Ricœur per indicare i principali fautori della gnosi moderna, Marx, Nietszche e Freud. Questi sono i “nonni” dei quali gli attuali esponenti della filosofia di genere sono i nipoti, anche se non giurerei che questi ultimi abbiano le categorie culturali necessarie per essere all’altezza di questi temi. E tuttavia ne rimangono influenzati.

“Maestri del sospetto”, dunque. Sospetto di e su che cosa?

Sospetto su tutto ciò che in Europa e in occidente è tradizionale e cristiano.

Siamo nel postmoderno, dove tutte le ideologie si equivalgono. Quali sono le sfide con cui si misura la famiglia oggi?

Io non penso che il problema della famiglia possa essere disgiunto da una serie di altri problemi di ordine culturale e morale. La rivoluzione culturale che dal ’68 arriva ai giorni nostri e che attacca i giovani, l’individuo, la famiglia, lo Stato, l’arte, la religione, rende la sfida globale. Quando anche introducessimo il quoziente familiare, al quale sono peraltro assolutamente favorevole, e avessimo rinunciato ad affrontare la crisi culturale che ancora ci avvolge avremmo comunque perso.

Solennità di Pentecoste: Mezzi per amare Dio e farsi santo

Concludiamo la novena di Pentecoste con l’ultima meditazione predisposta da Sant’Alfonso: la santità, ovvero la vita in pienezza, è la meta di ogni sforzo cristiano. Ma è anche dono da impetrare da Dio.

di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori

Chi più ama Dio si fa più santo. Diceva S. Francesco Borgia che l’orazione introduce nel cuore umano l’amore divino; la mortificazione poi è quella che toglie dal cuore la terra e lo rende capace di ricevere quel santo fuoco. Quanto più di terra vi è nel cuore, tanto meno di luogo vi trova il santo amore. (lob. XXVIII, 12, 13). Perciò i santi hanno cercato di mortificare quanto più poteano l’amor proprio ed i loro sensi. I santi son pochi; ma bisogna vivere con i pochi se vogliamo salvarci con i pochi, come scrive S. Giovanni Climaco. E S. Bernardo dice che chi vuol fare vita perfetta bisogna che faccia vita singolare.

Prima di tutto però per farsi santi è necessario aver desiderio di farsi santi: desiderio e risoluzione. Alcuni sempre desiderano ma non mai cominciano a metter mano all’ opera. «Di queste anime irresolute, dicea S. Teresa, non ha paura il demonio». Al contrario diceva la santa che «Dio è amico delle anime generose». Il demonio cerca di farci apparir superbia il pensare di fare grandi cose per Dio. Sarebbe superbia se noi pretendessimo farle confidando nelle nostre forze; ma non è superbia il risolverci di farci santi fidandoci di Dio e dicendo: Tutto posso in Colui che mi dà la forza (Fil 4,13).

Bisogna dunque farsi animo, risolversi e cominciare. La preghiera può tutto. Quel che non possiamo noi con le nostre forze, ben lo potremo con l’ aiuto di Dio, il quale ha promesso di darci quanto noi gli cerchiamo (cfr. Gv 15,7).

Affetti e preghiere

Caro mio Redentore, tu desideri il mio amore e mi comandi di amarti con tutto il cuore. Sì, Gesù mio, con tutto il cuore io voglio amarti.

No, mio Dio, ti dirò confidando nella tua misericordia, non mi spaventano i miei peccati commessi, perché ora li odio e detesto sopra ogni male; e so che tu ti scordi delle offese di un’anima che si pente e ti ama. Anzi perché io più degli altri ti ho offeso, più degli altri ti voglio amare, coll’ aiuto che da te spero.

Mio Signore, tu mi vuoi santo, ed io voglio farmi santo per darti gusto. Ti amo, bontà infinita. A te tutto mi dono. Tu sei l’ unico mio bene, l’ unico mio amore. Accettami, amor mio, e rendimi tutto tuo e non permettere che io ti dia più disgusto. Fà ch’io tutto mi consumi per te, come tu ti sei tutto consumato per me.

O Maria, o sposa la più amante dello Spirito Santo e la più amata, impetrami amore e fedeltà.

Pater, Ave, Gloria.

Sui passi di Maria, Regina dei Miracoli

Domenica scorsa si è svolto il tradizionale pellegrinaggio mariano dell’Associazione “Maria SS. dell’Elemosina”. Quest’anno  a Mussomeli e Caltanissetta.

Redazione SME

Come è ormai consuetudine da 10 anni, la seconda domenica di maggio, l’Associazione “Maria SS. dell’Elemosina” si muove in pellegrinaggio sui passi di Maria, Madre di Dio, amata e venerata in terra di Sicilia sotto diversi titoli. Ad essere visitato quest’anno è stato il Santuario diocesano della Madonna dei Miracoli di Mussomeli, grazioso centro agricolo di 11 mila abitanti in provincia e diocesi di Caltanissetta. Partiti da Biancavilla alle ore 7,15, i Pellegrini SME hanno celebrato in pullman le Lodi mattutine della VI domenica di Pasqua e dopo una sosta in autogrill sono approdati a Mussomeli. Lì ad attenderli stava il giovane Rettore del Santuario don Diego Di Vincenzo che ha subito introdotto i fedeli alla storia e alla devozione mariana della cittadina e ambientato la liturgia domenicale. La celebrazione della S. Messa è stata condivisa con un altro gruppo di pellegrini provenienti da Serradifalco (CL). Dopo la S. Messa, il Rettore ha continuato la sua dettagliata spiegazione conducendo i pellegrini fino all’antica Cripta dove ebbe origine il culto mariano. Il pranzo, al sacco, è stato consumato nell’attiguo chiostro già dei PP. Domenicani e tra una pietanza e l’altra, allegre parodie, scenette e canti siciliani hanno rallegrato il quasi caldo pomeriggio siciliano. Il Tour è poi proseguito alla volta del Castello medievale Chiaramontano, uno splendido esempio di grande edificio fortificato ancora rimasto intatto nella struttura pur essendo depredato di ogni sua suppellettile. Lì, l’esperta guida locale ha condotto i visitatori con la storia e la fantasia nella vita castellana del primo trecento quando la Sicilia era in lotta per guadagnarsi egemonia su altri popoli del Mediterraneo. Visitato il “bianco” Castello, il folto gruppo di Biancavillesi si è ancora mosso verso la città di Caltanissetta. Scesi dal Pullman nella centralissima piazza Garibaldi dove si affaccia il Duomo, la chiesa di S. Sebastiano e dove sta discreta la fontana del Tritone. Accolti da un cultore di storia locale, il Prof. Alberto Maira dell’Associazione “Alleanza Cattolica”, i Pellegrini hanno visitato la barocca Chiesa Cattedrale quasi interamente affrescata dal pittore fiammingo Guglielmo Borremans e ammirati alcuni dei gruppi statuari dei “Misteri” come l’artistico e suggestivo fercolo del Cristo Morto e l’Immacolata, lavorata in lamine d’argento. La serata nissena è poi proseguita con la visita della chiesa di S. Agata, anch’essa in uno stile “barocco romano” dove è stato vissuto un breve momento di Adorazione eucaristica con possibilità di confessioni. Una passeggiata con un gelato nell’ampio Corso Umberto I ha quasi concluso la giornata. Sulla via del ritorno, la recita del S. Rosario con meditazioni, canti e litanie della B. V. Maria dell’Elemosina ha chiuso “santamente” la giornata di pellegrinaggio con la consapevolezza di aver rinsaldato e radicato in Cristo la fede di ognuno con l’ausilio e il conforto materno della Vergine SS.ma.

Tra le prossime iniziative in programma è il Pellegrinaggio “Ad Petri sedem” che si svolgerà dal 30 luglio al 5 agosto prossimi, con l’udienza del Santo Padre Benedetto XVI  a Castel Gandolfo. I pellegrini faranno poi tappa ad Assisi per il grande Perdono del 2 agosto. Ulteriori tappe in programma: Caserta, Napoli e Capri.

Stasera in diretta web il Santo Rosario guidato dal Card. Scola con meditazioni di Benedetto XVI

Redazione SME

Stasera alle 21 il Cardinale Angelo Scola guiderà dal Duomo di Milano la preghiera del Santo Rosario. Un momento di preghiera che il Cardinale ha voluto come tappa di preparazione al VII Incontro Mondiale delle Famiglie, che si terrà a Milano con la presenza del Santo Padre Benedetto XVI dal 1 al 3 giugno prossimi.  Ad ognuno dei misteri della luce verranno associate meditazioni di Benedetto XVI dedicate al ruolo della Vergine Maria nella storia della salvezza.

Come immagine-guida dell’incontro verrà portata in processione ed esposta alla venerazione dei fedeli la Madonna dell’Idea, un’icona del XV secolo.

Secondo il calendario tradizionale, verranno pregati i misteri della luce. Al riguardo, così scriveva il Beato Giovanni Paolo II nella lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae del 2002: «Ognuno di questi misteri è rivelazione del Regno ormai giunto nella persona stessa di Gesù. […] In questi misteri, tranne che a Cana, la presenza di Maria rimane sullo sfondo. […]. Ma la funzione che svolge a Cana accompagna, in qualche modo, tutto il cammino di Cristo. La rivelazione, che nel Battesimo al Giordano è offerta direttamente dal Padre ed è riecheggiata dal Battista, sta a Cana sulla sua bocca, e diventa la grande ammonizione materna che Ella rivolge alla Chiesa di tutti i tempi: “Fate quello che vi dirà” (Gv 2, 5)».

Un momento di preghiera che segnaliamo volentieri poiché tramite internet potrà raggiungere molte parti del mondo, per ritrovarci insieme attorno alla Vergine Maria e contemplare con Lei i misteri della nostra redenzione.

Il Rosario potrà essere seguito sul sito http://www.chiesadimilano.it/

Auguri al Prevosto Salerno per i suoi 50 anni!

Associazione “Maria SS. dell’Elemosina”
Biancavilla

Il Presidente,
il Consiglio direttivo,
i Soci
e la Redazione del Sito

formulano al carissimo
Prev. Agrippino Salerno,
ASSISTENTE SPIRITUALE DELL’ASSOCIAZIONE

 l’augurio più fervido per il raggiungimento

 dei suoi primi 50 anni di età,

 mentre invocano dal Padre celeste prosperità di vita,

 gioia ed efficacia pastorale.

 ad multos annos!

Don Pino è nato in Australia, a Williamstown, l’8 maggio 1962 da genitori italiani.  Il 14 settembre 1989 ha ricevuto l’Ordinazione presbiterale dall’Arcivescovo di Catania  Mons. Luigi Bommarito. Dal 1° novembre 2007 è Prevosto-Parroco della Basilica Collegiata Santuario “S. Maria dell’Elemosina” di Biancavilla, assumendo contestualmente il ruolo di Assistente Spirituale dell’Associazione “Maria SS. dell’Elemosina” che zela il culto del Santuario.

In questo giorno, tanto caro alla devozione alla Madre di Dio, invocata come Regina del Rosario di Pompei, affidiamo il suo lavoro e la sua persona alla Madonna, di cui è tanto devoto, perché gli dia la forza e la luce necessaria per lo svolgimento del suo ministero.

8 Maggio: Supplica alla Madonna di Pompei

La Supplica alla Regina del Santo Rosario di Pompei fu scritta, nel 1883, da Bartolo Longo con il titolo “Atto d’amore alla Vergine”. Viene recitata solennemente due volte l’anno, alle ore 12 dell’8 maggio e della prima domenica di ottobre.  La Supplica fu composta da Longo come adesione all’invito che, nella sua prima Enciclica sul Rosario, Papa Leone XIII aveva fatto ai cattolici, ad un impegno spirituale volto a fronteggiare i mali della società. Il 1° settembre del 1883, infatti, era stata pubblicata l’Enciclica Supremi apostolatus officio, con la quale il Papa indicava nella preghiera del Rosario uno strumento sicuro per il conseguimento del bene spirituale della società e della Chiesa, travagliata da “gravi calamità”. Al beato Bartolo Longo, che in quel tempo era impegnato ad erigere il tempio alla Vergine del Rosario e a diffonderne la devozione nel mondo, sembrò che la parola del Pontefice costituisse una sorte d’imprimatur a tutta la sua attività. Il 23 settembre inviò un telegramma al Santo Padre per ringraziarlo di aver pubblicato l’Enciclica sul Rosario, che sarebbe stata d’incoraggiamento per celebrare la prossima festa di ottobre e proseguire con maggiore alacrità la costruzione del Santuario del Rosario, la cui opera la Vergine accompagnava con incessanti prodigi. 

Il testo della Supplica, che ha avuto nel tempo vari ritocchi, fino a giungere all’attuale formulazione, è profondamente coinvolgente, lirico e musicale. Si caratterizza per una coralità unica e unificante; tra tutte le preghiere composte da autori italiani è quella più famosa al mondo. È una preghiera universale: il Beato aveva ragione a definirla Ora del mondo. La Supplica nasce dal cuore di Bartolo Longo, ma in realtà, ognuno può sentirsene l’autore, in quanto essa racchiude tutti i dolori e le speranze della famiglia umana. Il Longo, infatti, con la Supplica, ha dato voce all’amore che dalla terra si leva verso il cielo. Essa è preghiera per l’Italia, per l’Europa, per il mondo intero.

 

O Augusta Regina delle Vittorie, o Sovrana del Cielo e della Terra, al cui nome si rallegrano i cieli e tremano gli abissi, o Regina gloriosa del Rosario, noi devoti figli tuoi, raccolti nel tuo Tempio di Pompei, (in questo giorno solenne), effondiamo gli affetti del nostro cuore e con confidenza di figli ti esprimiamo le nostre miserie.

Dal trono di clemenza, dove siedi Regina, volgi, o Maria, il tuo sguardo pietoso su di noi, su le nostre famiglie, su l’Italia, su l’Europa, sul mondo. Ti prenda compassione degli affanni e dei travagli che amareggiano la nostra vita. Vedi, o Madre, quanti pericoli nell’anima e nel corpo, quante calamità ed afflizioni ci costringono.

O Madre, implora per noi misericordia dal Tuo Figlio divino e vinci con la clemenza il cuore dei peccatori. Sono nostri fratelli e figli tuoi che costano sangue al dolce Gesù e contristano il tuo sensibilissimo Cuore. Mostrati a tutti quale sei, Regina di pace e di perdono.

Ave Maria.

E’ vero che noi, per primi, benché tuoi figli, con i peccati torniamo a crocifiggere in cuor nostro Gesù e trafiggiamo nuovamente il tuo cuore. Lo confessiamo: siamo meritevoli dei più aspri castighi, ma tu ricordati che, sul Golgota, raccogliesti, col Sangue divino, il testamento del Redentore moribondo, che ti dichiarava Madre nostra, Madre dei peccatori. Tu dunque, come Madre nostra, sei la nostra Avvocata, la nostra speranza. E noi, gementi, stendiamo a te le mani supplichevoli, gridando: Misericordia!

O Madre buona, abbi pietà di noi, delle anime nostre, delle nostre famiglie, dei nostri parenti, dei nostri amici, dei nostri defunti, soprattutto dei nostri nemici e di tanti che si dicono cristiani, eppur offendono il Cuore amabile del tuo Figliuolo. Pietà oggi imploriamo per le Nazioni traviate, per tutta l’Europa, per tutto il mondo, perché pentito ritorni al tuo Cuore. Misericordia per tutti, o Madre di Misericordia!

Ave Maria.

Degnati benevolmente, o Maria, di esaudirci! Gesù ha riposto nelle tue mani tutti i tesori delle Sue grazie e delle Sue misericordie. Tu siedi, coronata Regina, alla destra del tuo Figlio, splendente di gloria immortale su tutti i Cori degli Angeli. Tu distendi il tuo dominio per quanto sono distesi i cieli, e a te la terra e le creature tutte sono soggette. Tu sei l’onnipotente per grazia, tu dunque puoi aiutarci. Se tu non volessi aiutarci, perché figli ingrati ed immeritevoli della tua protezione, non sapremmo a chi rivolgerci. Il tuo cuore di Madre non permetterà di vedere noi, tuoi figli, perduti. Il Bambino che vediamo sulle tue ginocchia e la mistica Corona che miriamo nella tua mano, ci ispirano fiducia che saremo esauditi. E noi confidiamo pienamente in te, ci abbandoniamo come deboli figli tra le braccia della più tenera fra le madri, e, oggi stesso, da te aspettiamo le sospirate grazie.

Ave Maria.

(Chiediamo la benedizione a Maria)
Un’ultima grazia noi ora ti chiediamo, o Regina, che non puoi negarci (in questo giorno solenne). Concedi a tutti noi l’amore tuo costante e in modo speciale la materna benedizione. Non ci staccheremo da te finché non ci avrai benedetti. Benedici, o Maria, in questo momento il Sommo Pontefice. Agli antichi splendori della tua Corona, ai trionfi del tuo Rosario, onde sei chiamata Regina delle Vittorie, aggiungi ancor questo, o madre: concedi il trionfo alla Religione e la pace alla umana società.
Benedici i nostri Vescovi, i Sacerdoti e particolarmente tutti coloro che zelano l’onore del tuo Santuario. Benedici infine tutti gli associati al tuo Tempio di Pompei e quanti coltivano e promuovono la devozione al Santo Rosario.
O Rosario benedetto di Maria, Catena dolce che ci rannodi a Dio, vincolo di amore che ci unisci agli Angeli, torre di salvezza, negli assalti dell’inferno, porto sicuro nel comune naufragio, noi non ti lasceremo mai più.
Tu ci sarai conforto nell’ora di agonia, a te l’ultimo bacio della vita che si spegne. E l’ultimo accento delle nostre labbra sarà il nome tuo soave, o Regina del Rosario di Pompei, o Madre nostra cara, o Rifugio dei peccatori, o Sovrana consolatrice dei mesti.
Sii ovunque, benedetta, oggi e sempre, in terra e in cielo. Amen.

Salve Regina.