27 dicembre 2012: al Circolo Castriota tavola rotonda su fede e ragione

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Redazione SME

Tra le iniziative in programma per il prossimo Natale, promosse dalla nostra Associazione in occasione dell’Anno della Fede, Vi segnaliamo la Tavola rotonda che avrà luogo giovedì 27 dicembre p.v. alle 19 presso lo storico Circolo Castriota di Biancavilla, per confrontarci sull’affascinante e avvincente rapporto tra fede e ragione.

Che senso ha la vita? Perchè il dolore? Cosa c’è oltre la morte?

A queste domande, che da sempre albergano nel cuore dell’uomo, la filosofia ha cercato di offrire varie risposte. Da ultimo, ha creduto di poter risolvere tali questioni sopprimendo le domande stesse, ritenute insensate.

E’ posibile recuperare una ragione in grado di scrutare il “misterio eterno dell’esser nostro”? Il titolo della serata è tratto da uno dei canti di Leopardi, il poeta che forse più di altri si è lasciato interrogare dalla domanda di senso sulla vita e ha vissuto l’angoscia di non trovare una adeguata risposta a quell’anelito di infinito di cui pure è stato eccelso cantore.

Ma davvero la vita è priva di significato o c’è una possibilità di individuare il valore e il senso dell’esistenza dell’uomo su questa terra? E’ ragionevole credere? oppure fede e ragione sono 2 dimensioni antitetiche?

La “fede” dell’ateismo e le ragioni dei credenti a confronto, in un dibattito pubblico, aperto a ogni intervento, nel desiderio di riaccendere la domanda di senso e offrire piste e spunti di riflessione per una possibile risposta ragionata. Crediamo, infatti, che dalla risposta a queste domande dipenda la qualità stessa della vita e la possibilità di una felicità esistenziale alla quale tutti aspiriamo.

Ci aiuteranno in questo relatori illustri, provenienti da diverse esperienze culturali. Tra gli altri:  Mons. Giuseppe SCHILLACI, teologo dogmatico, Prof. Antonino RAPISARDA, filosofo, Dott. Salvo GRASSO, orientatore familiare – FAES Catania.

Confermata anche la presenza del Prof. Salvatore EMMANUELE, licodiese, studioso di filosofia, che ha avuto molte collaborazioni con Margherita Hack, con la quale condivide un’impostazione atea della vita e del mondo.

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O Vergine, per la tua benedizione è benedetta ogni creatura

Oggi la Chiesa Cattolica celebra l’Immacolato Concepimento della Beata Vergine Maria.

Dai «Discorsi» di sant’Anselmo, vescovo
(Disc. 52; PL 158, 955-956)

 

Cielo, stelle, terra, fiumi, giorno, notte e tutte le creature che sono sottoposte al potere dell’uomo o disposte per la sua utilità si rallegrano, o Signora, di essere stati per mezzo tuo in certo modo risuscitati allo splendore che avevano perduto, e di avere ricevuto una grazia nuova inesprimibile. Erano tutte come morte le cose, poiché avevano perduto la dignità originale alla quale erano state destinate. Loro fine era di servire al dominio o alle necessità delle creature cui spetta di elevare la lode a Dio. Erano schiacciate dall’oppressione e avevano perso vivezza per l’abuso di coloro che s’erano fatti servi degli idoli. Ma agli idoli non erano destinate. Ora invece, quasi risuscitate, si rallegrano di essere rette dal dominio e abbellire dall’uso degli uomini che lodano Dio. Hanno esultato come di una nuova e inestimabile grazia sentendo che Dio stesso, lo stesso loro Creatore non solo invisibilmente le regge dall’alto, ma anche, presente visibilmente tra di loro, le santifica servendosi di esse. Questi beni così grandi sono venuti frutto benedetto del grembo benedetto di Maria benedetta.
Per la pienezza della tua grazia anche le creature che erano negl’inferi si rallegrano nella gioia di essere liberate, e quelle che sono sulla terra gioiscono di essere rinnovate. Invero per il medesimo glorioso figlio della tua gloriosa verginità, esultano, liberati dalla loro prigionia, tutti i giusti che sono morti prima della sua morte vivificatrice, e gli angeli si rallegrano perché è rifatta nuova la loro città diroccata.
O donna piena e sovrabbondante di grazia, ogni creatura rinverdisce, inondata dal traboccare della tua pienezza. O vergine benedetta e più che benedetta, per la cui benedizione ogni creatura è benedetta dal suo Creatore, e il Creatore è benedetto da ogni creatura.
A Maria Dio diede il Figlio suo unico che aveva generato dal suo seno uguale a se stesso e che amava come se stesso, e da Maria plasmò il Figlio, non un altro, ma il medesimo, in modo che secondo la natura fosse l’unico e medesimo figlio comune di Dio e di Maria. Dio creò ogni creatura, e Maria generò Dio: Dio, che aveva creato ogni cosa, si fece lui stesso creatura di Maria, e ha ricreato così tutto quello che aveva creato. E mentre aveva potuto creare tutte le cose dal nulla, dopo la loro rovina non volle restaurarle senza Maria.
Dio dunque è il padre delle cose create, Maria la madre delle cose ricreate. Dio è padre della fondazione del mondo, Maria la madre della sua riparazione, poiché Dio ha generato colui per mezzo del quale tutto è stato fatto, e Maria ha partorito colui per opera del quale tutte le cose sono state salvate. Dio ha generato colui senza del quale niente assolutamente è, e Maria ha partorito colui senza del quale niente è bene.
Davvero con te è il signore che volle che tutte le creature, e lui stesso insieme, dovessero tanto a te.

Sabato 15 Dicembre: l’Avvio del nuovo Anno Associativo SME

Segreteria SME

Con l’Assemblea generale di sabato 15 dicembre p. v., l’Associazione “Maria SS. dell’Elemosina” inaugura un nuovo anno associativo. Quello appena trascorso ha visto i membri dell’aggregazione cattolica lodare e ringraziare il Signore per i primi 10 anni di vita associativa vissuti sotto lo sguardo amabile della Madonna SS.ma dell’Elemosina; adesso, quasi in una ideale continuazione, il sodalizio mariano sarà ancora impegnato a vivere e testimoniare la fede nella Chiesa e con la Chiesa grazie allo speciale Anno della fede indetto dal Santo Padre Benedetto XVI.

Di seguito, l’invito del Presidente con i punti all’ODG da trattare

Papa: Non basta più annunciare il Vangelo solo a parole

Maria è la guida sicura dei giovani che porta a Cristo.

Pubblicato il messaggio del Santo Padre Benedetto XVI per la prossima Giornata Mondiale della Gioventù.

Redazione SME

“L’annuncio di Cristo non passa solamente attraverso le parole, ma deve coinvolgere tutta la vita e tradursi in gesti di amore”.
Lo scrive Benedetto XVI ai giovani di tutto il mondo, nel messaggio nel quale li invita alla Giornata Mondiale della Gioventu’ che si terra’ in luglio a Rio de Janeiro.
“Come il buon Samaritano – scrive il Papa – dobbiamo essere sempre attenti a chi incontriamo, saper ascoltare, comprendere, aiutare, per condurre chi e’ alla ricerca della verita’ e del senso della vita alla casa di Dio che e’ la Chiesa, dove c’e’ speranza e salvezza”.
“Nulla, ne’ le difficolta’, ne’ le incomprensioni vi faccia rinunciare a portare il Vangelo di Cristo nei luoghi in cui vi trovate”, chiede ai ragazzi il Pontefice 85enne, ricordando pero’ l’importanza di sentirsi inseriti nella comunita’ ecclesiale e da essa sostenuti.
“Nessuno – infatti – puo’ essere testimone del Vangelo da solo”.
“Cari amici – esorta inoltre il Papa tedesco rivolto ai giovani cattolici di tutto il mondo – non dimenticate mai che il primo atto di amore che potete fare verso il prossimo e’ quello di condividere la sorgente della nostra speranza: chi non da’ Dio, da’ troppo poco”.
“Dobbiamo condurre – spiega – le persone che stiamo evangelizzando a incontrare Cristo vivente, in particolare nella sua Parola e nei Sacramenti: cosi’ potranno credere in Lui, conosceranno Dio e vivranno della sua grazia”. “Vorrei – confida Papa Benedetto- che ciascuno si chiedesse: ho mai avuto il coraggio di proporre il Battesimo a giovani che non l’hanno ancora ricevuto?”.
Ricordando la celebre statua del Cristo Redentore di Rio con le sue braccia aperte e accoglienti, il Papa invoca poi i ragazzi: “siate voi il cuore e le braccia di Gesu’! Andate e testimoniate il suo amore, siate i nuovi missionari animati dall’amore e dall’accoglienza!”.
“A tutti – raccomanda – apriamo la porta del nostro cuore; cerchiamo di entrare in dialogo, nella semplicita’ e nel rispetto:questo dialogo, se vissuto in uan vera amicizia, portera’ frutto”.
“Quando vi sentite inadeguati, incapaci, deboli nell’annunciare e testimoniare la fede, non abbiate timore. L’evangelizzazione – conclude – non e’ una nostra iniziativa e non di pende anzitutto dai nostri talenti, ma e’ una risposta fiduciosa e obbediente alla chiamata di Dio e percio’ si basa non sulla nostra forza” (S. I.)

Anno della Fede. Le vie per arrivare alla conoscenza di Dio

Un commento all’Udienza generale del Santo Padre Benedetto XVI di mercoledì 14 novembre 2012

di Massimo Introvigne
Sociologo e storico delle religioni, già ospite a Biancavlla il 24 agosto scorso in occasione della Grande Festa Estiva in onore della Madonna dell’Elemosina

Nell’ambito delle catechesi sull’Anno della fede Benedetto XVI ha dedicato l’udienza del 14 novembre 2012 alle vie per arrivare alla conoscenza di Dio. L’espressione «vie», ha spiegato il Papa, non deve ingenerare equivoci. La conoscenza di Dio non è mai il risultato di un nostro puro sforzo intellettuale, ma ha sempre come premessa la libera iniziativa dello stesso Dio. «Non dimentichiamo mai l’esperienza di sant’Agostino [354-430]: non siamo noi a possedere la Verità dopo averla cercata, ma è la Verità che ci cerca e ci possiede».
È anche vero che oggi, «abbagliati dai luccichii della mondanità» e da «certe mentalità diffuse» ostili alla religione, siamo diventati «meno capaci di percorrere tali vie». Con parole che sembrano fare eco alla tesi del filosofo canadese Charles Taylor secondo cui l’incredulità ha oggi sostituito la fede in Europa come opzione «di default» per chi entra nella vita adulta, il Pontefice constata che «nel passato, in Occidente, in una società ritenuta cristiana, la fede era l’ambiente in cui si muoveva; il riferimento e l’adesione a Dio erano, per la maggioranza della gente, parte della vita quotidiana. Piuttosto era colui che non credeva a dover giustificare la propria incredulità. Nel nostro mondo, la situazione è cambiata e sempre di più il credente deve essere capace di dare ragione della sua fede».
Ampliando questa constatazione sociologica con uno sguardo storico, il Papa aggiunge che «dall’Illuminismo in poi, la critica alla religione si è intensificata; la storia è stata segnata anche dalla presenza di sistemi atei, nei quali Dio era considerato una mera proiezione dell’animo umano, un’illusione e il prodotto di una società già falsata da tante alienazioni. Il secolo scorso poi ha conosciuto un forte processo di secolarismo, all’insegna dell’autonomia assoluta dell’uomo». E infine il secolo XXI ha portato con sé «un fenomeno particolarmente pericoloso per la fede: c’è infatti una forma di ateismo che definiamo, appunto, “pratico”, nel quale non si negano le verità della fede o i riti religiosi, ma semplicemente si ritengono irrilevanti per l’esistenza quotidiana, staccati dalla vita, inutili». Magari si afferma ancora di credere, «in modo superficiale», ma si vive «come se Dio non esistesse», e alla fine «questo modo di vivere risulta ancora più distruttivo, perché porta all’indifferenza verso la fede e verso la questione di Dio».
Questo processo storico ha anche gravi conseguenze politiche: «l’uomo, separato da Dio, è ridotto a una sola dimensione, quella orizzontale, e proprio questo riduzionismo è una delle cause fondamentali dei totalitarismi che hanno avuto conseguenze tragiche nel secolo scorso, come pure della crisi di valori che vediamo nella realtà attuale. Oscurando il riferimento a Dio, si è oscurato anche l’orizzonte etico, per lasciare spazio al relativismo e ad una concezione ambigua della libertà, che invece di essere liberante finisce per legare l’uomo a degli idoli».
Ma proprio perché «Dio, però, non si stanca di cercarci», dare ragione di una fede pure «poco compresa, contestata, rifiutata» è possibile ancora oggi, e in questo senso vale ancora la pena di parlare di «vie». Come fa spesso, Benedetto XVI si è riferito, ancora, a sant’Agostino per riassumere tre vie di conoscenza di Dio con tre parole: il mondo, l’uomo, la fede. Anzitutto, si può conoscere Dio tramite la bellezza del creato. Non è la prima volta che il Papa cita questo brano di sant’Agostino: «Interroga la bellezza della terra, del mare, dell’aria rarefatta e dovunque espansa; interroga la bellezza del cielo…, interroga tutte queste realtà. Tutte ti risponderanno: guardaci pure e osserva come siamo belle. La loro bellezza è come un loro inno di lode. Ora queste creature così belle, ma pur mutevoli, chi le ha fatte se non uno che è la bellezza in modo immutabile?». Ma trovare oggi chi sia capace anche solo di porsi questo interrogativi non è scontato: «dobbiamo recuperare e far recuperare all’uomo d’oggi la capacità di contemplare la creazione, la sua bellezza, la sua struttura. Il mondo non è un magma informe, ma più lo conosciamo e più ne scopriamo i meravigliosi meccanismi, più vediamo un disegno, vediamo che c’è un’intelligenza creatrice».
Che, in secondo luogo, si possa conoscere Dio partendo dall’uomo lo afferma ancora sant’Agostino: «Non andare fuori di te, rientra in te stesso: nell’uomo interiore abita la verità» . Ma oggi anche questo è un «aspetto che noi rischiamo di smarrire nel mondo rumoroso e dispersivo in cui viviamo: la capacità di fermarci e di guardare in profondità in noi stessi e leggere quella sete di infinito che portiamo dentro, che ci spinge ad andare oltre e rinvia a Qualcuno che la possa colmare».
Terzo: «non dobbiamo dimenticare che una via che conduce alla conoscenza e all’incontro con Dio è la vita della fede». Per comprendere questo, dobbiamo spiegare all’uomo contemporaneo che la fede «non è illusione, fuga dalla realtà, comodo rifugio, sentimentalismo, ma è coinvolgimento di tutta la vita». Oggi molti «hanno una concezione limitata della fede cristiana, perché la identificano con un mero sistema di credenze e di valori e non tanto con la verità di un Dio rivelatosi nella storia, desideroso di comunicare con l’uomo». Certamente – è un tema forte dell’Anno della fede – il cristianesimo ha una dottrina precisa. E tuttavia – e nello stesso tempo – non possiamo mai dimenticare che «il Cristianesimo, prima che una morale o un’etica, è avvenimento dell’amore, è l’accogliere la persona di Gesù. Per questo, il cristiano e le comunità cristiane devono anzitutto guardare e far guardare a Cristo, vera Via che conduce a Dio».

La Vergine Maria, modello di fede

Una significativa riflessione sulla Beata Vergine Maria, Donna e Madre di Fede.

Redazione SME

La fede, una delle tre virtù teologali (le altre due sono la speranza e la carità), ci è infusa nell’anima nel momento del battesimo. Essa è quella virtù soprannaturale, per cui crediamo, sull’autorità di Dio, che Egli ha rivelato e ci propone a credere, per mezzo della Chiesa. Essa è il più grande dono, il più importante; cosa essenziale che ci rende accetti e graditi a Dio. Tutti noi l’abbiamo ricevuta da piccoli; è solo che molti non hanno occhi interiori e non riescono a percepire la presenza di Dio nella loro vita e spesso necessitano del suo intervento straordinario.
Un modello di fede è dato dalla Madonna. La fede della Vergine Maria fu immensa e feconda. Maria credette all’annuncio dell’angelo che gli rivelò che era stata prescelta da Dio a diventare la Madre del Redentore dell’umanità, Gesù Cristo. Fu un atto di fede nella Santissima Trinità, in quanto prestò fermo consenso nella volontà e nella persona del Padre che aveva inviato l’angelo; fu un atto di fede nella persona del Figlio che avrebbe dovuto concepire nel suo grembo; infine fu un atto di fede nella persona dello Spirito Santo in quanto l’avrebbe resa Madre del Messia e di tutta l’umanità. Credette inoltre al mistero dell’Incarnazione, nella divinità del Figlio da lei concepito e nella sua perpetua verginità. Fu una fede feconda perché con il suo consenso, salvò l’umanità dalla colpa originale, frutto della disubbidienza di Adamo ed Eva. Maria stette sempre ferma nel credere che Gesù era il Figlio di Dio. La Vergine venne chiamata da San Metodio “fiaccola dei fedeli”, perché per la sua fede meritò d’essere fatta diventare la luce di tutti i fedeli.
Tutti noi dovremmo sforzarci di imitarla in questa virtù tanto fondamentale, tenendo presente che la sua fede fu anche una virtù provata e combattuta. Preghiamo Dio che accresca la nostra fede affinché possiamo proseguire spediti verso il traguardo che tutti noi desideriamo, alla fine dei nostri giorni, e cioè la vita eterna (F. N.)