La Comunità ecclesiale riunita nel Santuario mariano biancavillese per la conclusione della Visita Pastorale al XIII Vicariato diocesano. Ora “Si riparte da Cristo”!
Redazione SME
Con la Celebrazione eucaristica della XXXI domenica del Tempo Ordinario e il canto del “Te Deum”, si è conclusa domenica 3 novembre la Visita Pastorale dell’Arcivescovo Mons. Salvatore Gristina alle Comunità parrocchiali e Realtà ecclesiali e civili del XIII Vicariato diocesano di Biancavilla e S. Maria di Licodia. La Basilica Santuario di Biancavilla che ha ospitato il significativo evento traboccava di fedeli che hanno partecipato alla S. Messa sotto lo sguardo accogliente e benedicente della Vergine SS. dell’Elemosina, la cui preziosa Icona bizantina è stata esposta all’antico altare maggiore. La Liturgia, presieduta dall’Arcivescovo è stata concelebrata dall’intero presbiterio locale. Aperta lo scorso 1° giugno, nel corso dei mesi, la Santa Visita è andata incontro alle varie realtà dei due comuni etnei interessando per la parte civile le Municipalità, le Forze dell’ordine e le Scolaresche; per la parte ecclesiale (centrale della Visita), sono stati interessati i Consigli di partecipazione del Vicariato e delle Parrocchie, le Comunità parrocchiali stesse con i rispettivi gruppi e con la molteplicità delle opere di solidarietà e di missionarietà. Incontrati i membri delle varie aggregazioni ecclesiali laicali: Associazioni, Movimenti… Speciale Visita inoltre è stata riservata agli ammalati e anziani, a casa e nei luoghi di cura e di degenza sanitaria. Una grande esperienza di fede, insomma, vissuta con Cristo Buon Pastore, resosi presente nella persona del Vescovo, successore degli Apostoli che in tutti gli incontri ha incoraggiato, spronato ed indicato la via che porta al sommo e vero Bene. L’Arcivescovo, quindi, salutando i fedeli intervenuti alla Liturgia di domenica scorsa, si è mostrato compiaciuto per l’accoglienza e per i tanti segni di operosità e speranza trovati nel territorio; ha spronato nel “lavorare insieme” a “servizio del Regno di Dio” con sempre maggiore slancio ed entusiasmo missionario “tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede”. Un’ esperienza, quella della Visita Pastorale, che rimarrà nel cuore di quanti ne hanno beneficiato per un sempre più sicuro cammino di perfezione verso la santità personale e comunitaria.
“Con grande stupore, con sincera trepidazione e con altrettanta fiducia, pur consapevole dei miei limiti, sarò onorato di mettere, durante la Visita Pastorale, la vita e il ministero a disposizione del Pastore supremo e buono perché visiti il suo gregge”.
+ Salvatore, arcivescovo
Conclusione della Visita Pastorale di S. E. Rev.ma Mons. SALVATORE GRISTINA Arcivescovo Metropolita di Catania alle Comunità parrocchiali e Realtà ecclesiali e civili del XIII Vicariato extra-urbano di Biancavilla e S. Maria di Licodia
Celebrazione Eucaristica nella XXXI domenica del Tempo Ordinario
Basilica Collegiata Santuario “S. Maria dell’Elemosina” Biancavilla, domenica 3 novembre 2013 ore 18,00
SALVATORI ARCHIÆPISCOPO NOSTRO ET UNIVERSO CLERO AC POPULO EI COMMISSO PAX, VITA ET SALUS PERPETUA
(In questo giorno, nel Vicariato, non saranno celebrate altre SS. Messe vespertine)
Il 2 novembre la Chiesa celebra la commemorazione dei fedeli defunti. Tra le liturgie di questo giorno, a Biancavilla vengono celebrate SS. Messe nelle Cappelle cimiteriali delle Confraternite; mentre il 3 novembre alle ore 11.30, S. E. l’Arcivescovo Mons. Salvatore Gristina si recherà al civico Cimitero in occasione della Visita Pastorale. L’Associazione “Maria SS. dell’Elemosina” prega il Signore per le anime dei Sodàli chiamati alla Casa dell’Eterno Padre.
Redazione SME
Il pensiero della Chiesa La morte del cristiano non è un momento al termine del suo cammino terreno, un punto avulso dal resto detta vita. La vita terrena è preparazione a quella celeste, stiamo in essa come bambini nel seno materno: la nostra vita terrena è un periodo di formazione, di lotte, di prime scelte. Con la morte l’uomo si trova di fronte a tutto ciò che costituisce l’oggetto delle sue aspirazioni più profonde: si troverà di fronte a Cristo e sarà la scelta definitiva, costruita con tutte le scelte parziali di questa vita. Cristo ci attende con le braccia aperte: l’uomo che sceglie di porsi contro Cristo, sarà tormentato in eterno dal ricordo di quello stesso amore che ha rifiutato. L’uomo che si decide per Cristo troverà in quell’amore la gioia piena e definitiva.
Possiamo fare qualcosa per i defunti? Essi non sono lontani da noi: appartengono tutti alla comunità degli uomini e alla Chiesa, sia quelli che sono morti nell’abbraccio di Dio, come pure tutti coloro dei quali solo il Signore ha conosciuto la fede. La preghiera per i defunti è una tradizione della Chiesa. In ogni persona infatti, anche se morta in Stato di grazia, può sussistere tanta imperfezione, tanto da purificare dell’antico egoismo! Tutto questo avviene nella morte. Morire significa morire al male. E’ il battesimo di morte con Cristo, nel quale trova compimento il battesimo d’acqua. Questa morte vista dall’altro lato — così crede la Chiesa — può essere una purificazione, il definitivo e totale ritorno alla luce di Dio. Quanto tempo durerà? Non siamo in grado di determinare né tempo né luogo né come. Ma, partendo dal nostro punto di vista umano, c’è un tempo durante il quale noi consideriamo qualcuno come «trapassato» e lo aiutiamo con la nostra preghiera.
L’Associazione mariana ricorda con affetto i fedeli Soci defunti che vivono ora la beatitudine eterna al cospetto di Dio. Per ognuno di loro eleva preghiere di suffragio al Signore dei Viventi:
“La lacrima alla tomba, evapora; il fiore, appassisce; la preghiera, rimane!”
Sabato 26 ottobre scorso si è svolto il pellegrinaggio alla Madonna dell’Elemosina dei Seminaristi di Sicilia, in occasione del XXXV Convegno Regionale del “Dialogo dei Seminari”.
Redazione SME
Oltre cento giovani, provenienti dalle varie parti della Sicilia, con lo sguardo fisso su Maria e sul Figlio suo Gesù hanno dato vita sabato 26 ottobre scorso ad uno storico pellegrinaggio: erano i Seminaristi delle 18 Diocesi di Sicilia, giunti a Biancavilla in occasione dell’annuale Convegno regionale del “Dialogo dei Seminari”.
Una tappa significativa della tre giorni, che quest’anno si è svolta nella Diocesi di Catania, ha avuto luogo a Biancavilla. Dopo la Conferenza spirituale su “Vivere la Fede” tenuta in mattinata a Villa delle Favare dal Prof. Mons. Francesco Ventorino, già docente di Ontologia Etica presso lo Studio Teologico “S. Paolo” di Catania, i Chierici hanno raggiunto la Basilica Santuario dedicata alla Madonna dell’Elemosina. Ad accoglierli c’era il Prevosto, don Pino Salerno, e il Presidente dell’Associazione Maria SS. dell’Elemosina, Giuseppe Santangelo, con una delegazione dell’Associazione stessa. I Seminaristi hanno fatto una breve visita storico-culturale del Santuario, ammirando le bellezze architettoniche della Basilica e gli affreschi del Tamo della Cappella di S. Placido, soffermandosi in venerazione dinanzi l’Icona bizantina della Madonna dell’Elemosina che per la storica occasione, dietro loro amabile richiesta, è stata esposta solennemente all’altare maggiore per regalare a tutti “misericordia e tenerezza”. Al culmine della giornata è stata la Celebrazione Eucaristica in onore di “S. Maria modello e sostegno della fede”, presieduta da S. E. Mons. Salvatore Di Cristina, Arcivescovo emerito di Monreale e delegato Cesi per il “Dialogo dei Seminari” di Sicilia, e concelebrata dai Rettori e Direttori spirituali dei vari centri di formazione al Presbiterato.
A spiegare il senso della visita-pellegrinaggio al Santuario Mariano biancavillese è stato il Seminarista Francesco Abate, Segretario del “Dialogo dei Seminari”, che ha evidenziato la peculiarità dell’evento: “Nel giorno di sabato, che sin dai primi secoli è sempre stato dedicato al culto della Vergine Madre, è occasione propizia per noi Seminaristi ritrovarci in questa bellissima Basilica mariana, affinchè Maria ci conceda di essere forti nella fede e di camminare nell’amicizia e nell’intimità col Signore durante la nostra vita terrena”.
Il Servizio liturgico è stato prestato dai Seminaristi dell’Arcidiocesi di Catania, coordinati dal Cerimoniere Cristiano Calì e dai Seminaristi Gabriele Serafica e Giosuè Messina; il canto è stato curato dal Coro parrocchiale della Basilica biancavillese diretto da Filadelfio Grasso e sostenuto dall’intera assemblea liturgica. All’organo, il giovane Vincenzo Benina, studente al Conservatorio musicale catanese. Le parti dell’Ordinario sono state tratte dalla “Missa VIII De Angelis”. Emozionante è stato ascoltare l’unisono delle voci maschili che hanno riempito l’intera Basilica.
Nella sua Omelia, l’Arcivescovo Celebrante ha sottolineato come colui che si dà a Dio per il servizio del Regno “è sempre in stato permanente di ricerca e di continua obbedienza ai disegni del Padre. Maria, – ha detto Mons. Di Cristina – è colei che col suo “Sì” ci incoraggia quotidianamente a trovare in Cristo le virtù teologali della Fede, della Speranza e della Carità”.
Del “Sì” di Maria, infatti, si nutre ogni vocazione cristiana, e particolarmente quella di chi è chiamato a far nascere il Signore Gesù nel sublime miracolo dell’Altare, e a rigenerare i fratelli nella vita sacrametale, dispensando la Misericordia del Padre.
Alla fine della liturgia, all’Arcivescovo e ai vari rappresentanti dei Seminari delle diocesi isolane, è stato fatto dono di una riproduzione dell’Icona della Madonna dell’Elemosina.
E’ stata una grande gioia per la nostra comunità poter ospitare e accogliere tanti giovani, tutti accomunati dall’essere stati afferrati da Cristo, scelti da Lui per diventare suoi ministri. Con gioia affidiamo alla nostra Madre di Misericordia il proseguimento del loro cammino verso il sacerdozio, perché con l’offerta generosa della loro vita siano luce, sale e lievito per il popolo di Sicilia.
Ulteriori commenti e testimonianze dei Seminaristi saranno in seguito postati.
Si ringrazia: per le immagini: Giovanni Stissi; per il Servizio giornalistico: Emittente Televisiva TVA e Davide D’Amico; per l’articolo su “Avvenire”: Marco Pappalardo.
Dalla festa patronale della Madonna dell’Elemosina, alle Giornate Mariane nell’Anno della Fede vissute a Roma. La testimonianza di una fedele devota della Madonna e membro dell’Associazione “Maria SS. dell’Elemosina”.
di Maria Musca
Siamo quasi alla fine di ottobre, il mese, come quello di Maggio, dedicato a Maria santissima.
Oggi, mentre scrivo, è il 22 ottobre, la ricorrenza del Beato Giovanni Paolo II, l’indimenticabile carissimo Papa, devotissimo alla Madonna.
In questo periodo, l’umanità sta vivendo una grande crisi di fede, ma non dobbiamo scoraggiarci perché la Madonna non ci abbandonerà mai. L’ha detto Lei stessa a Fatima, il 13 giugno 1917: “Non scoraggiarti! Io non ti abbandonerò mai. Il mio Cuore Immacolato sarà il tuo rifugio e la via che ti condurrà a Dio”.
Per questo motivo, S. Luigi Maria Grignion de Monfort, che prego tutti i giorni, ha consacrato il suo cuore a Lei, Maria. Egli si è affidato alla Madre del Salvatore per essere da Lei educato, crescendo “in età, sapienza e grazia”, indicando, dunque, la strada della consacrazione a Maria come cammino sicuro e rapido della santità. Chi come me appartiene ad una Associazione Mariana, a maggior ragione deve seguirne il suo esempio; certo non saremo santi come Lui ma l’invito è quello di sforzarci di diventarlo, imitando lui e, in modo particolare, la Madonna avendo come Lei “illimitata fiducia”; offrirsi, poi, ogni giorno, al Suo Cuore Immacolato; pregare il S. Rosario e vivere il “Primo Sabato del Mese” in onore della nostra Madre SS. dell’Elemosina con vera devozione al Suo Cuore Immacolato.
In questo mese, nel contesto dell’Anno della Fede e della scorsa Giornata Mariana Mondiale, si è ricordato l’anniversario dell’ultima apparizione della Madonna a Fatima e, per questa ricorrenza, è stata portata, a Roma, la statua originale della Vergine venerata nel famoso Santuario portoghese. Un numeroso gruppo della nostra Associazione dedicata alla Madonna dell’Elemosina, è stato presente, il 12 e 13 ottobre scorsi, in piazza S. Pietro, per onorare la “Madonnina” di Fatima. E’ stata un’emozione grandissima! Tutte le persone presenti in piazza, appartenenti alle varie associazioni mariane di tutto il mondo, hanno salutato la Madonna, sventolando dei fazzolettini bianchi. La piccola statua ha fatto il giro della piazza per “salutare” anche Lei, da vicino, le persone presenti. Finito il giro e, collocata sul Sagrato della Basilica Vaticana, abbiamo recitato, insieme a Papa Francesco, la Via Matris e l’Atto di Affidamento alla Madonna. Il Papa ha finito il bellissimo ed emozionante pomeriggio di sabato 12 in piazza S. Pietro con la benedizione a tutti i presenti. Questa giornata, passata insieme al Papa, alla Madonna, e agli amici pellegrini, è stata un’esperienza bellissima.
Anche il giorno dopo, domenica 13, è stato bellissimo ed emozionante!
In piazza S. Pietro, abbiamo assistito alla S. Messa, celebrata dal Papa e all’Angelus.
L’emozione è aumentata ancora di più, quando, finita la celebrazione, il Santo Padre è salito sulla “Papamobile” e ha fatto il giro della Piazza. Noi dell’Associazione eravamo ai primi posti e l’abbiamo visto da molto vicino, a circa due metri di distanza. Con il suo sorriso luminoso, ci ha salutato e benedetti.
Io non dimenticherò mai questi momenti! Mi auguro un giorno di poterli rivivere ancora! Concludendo, invito tutti a pregare con fede Maria, la Madre di Dio e Mamma nostra Celeste ed incendiare di gioia tantissime anime con la Parola di Dio, l’Amore a Gesù Eucaristia in piena fedeltà al Papa, Vicario di Cristo.
La memoria di un viaggio indimenticabile in occasione della Giornata Mariana Mondiale che si è celebrata a Roma sabato 12 e domenica 13 ottobre 2013 in occasione dell’Anno della Fede.
di Alessandro Scaccianoce
Possibile svegliarsi alle 6 dopo essere andati a letto oltre la mezzanotte? Sì, se c’è una forte spinta che viene dal di dentro, in grado di vincere ogni resistenza. Riviviamo l’esperienza del Salmo 121: “Quale gioia quando mi dissero: andremo alla casa del Signore!“.Una colazione consumata di fretta (quasi come gli ebrei prima di lasciare l’Egitto). Anche noi compiamo il nostro piccolo Esodo. Ci lasciamo il centro storico di Roma alle spalle e ci immettiamo nel mattino affrescato dalle luci dell’alba. Uno spettacolo di bellezza inesprimibile. Attraversiamo il Tevere, ancora Castel Sant’Angelo, sonnecchiante, e quelle strade, che la sera prima brulicavano di gente, adesso deserte e silenziose. Nugoli di pellegrini qua e là in silenzio muovono verso piazza San Pietro, seguendo le indicazioni di angeli barocchi che mostrano i segni della passione di Cristo. Il sole bacia la lanterna della cupola di Michelangelo e, di lì a poco, tinge di rosa tutta la facciata, mentre facciamo il nostro ingresso in piazza.
Collochiamo il nostro striscione proprio in prima fila: la Madonna dell’Elemosina campeggia e porta il saluto di tutti i biancavillesi al Papa. Abbiamo portato in piazza un po’ della devozione mariana che contraddistingue la nostra comunità. Ci prepariamo a vivere un’altra giornata che – ne siamo certi – sarà altrettanto emozionante. Indossiamo lo scapolare, segno della nostra identità spirituale, prendiamo posto, proprio come ieri, e diamo un’occhiata al libretto della celebrazione. Frattanto la piazza continua a riempirsi in ogni parte, gradualmente, settore dopo settore. Finiscono tutti i posti a sedere, ma il fiume di gente continua a fluire senza sosta… Riaffiorano sulla bocca le parole della Scrittura, udite tante volte: “Tutte le genti verranno a te…” (Ap 15,4). Come si può spiegare un fenomeno simile? Perché tanta gente accorre da ogni parte del mondo, facendo anche la fila, stando ore sotto il sole, cosa c’è che può ripagare tanta fatica? Una domanda che mi porto dietro per tutta la mattinata.
Anche stamattina la processione degli stendardi dà il via alle celebrazioni. Segue la Madonna di Fatima che, come ieri, ripercorre la piazza, spingendosi anche in via della Conciliazione, dove continua ad arrivare gente. Non appena viene intronizzata sul sagrato di San Pietro, inizia la recita del Rosario. I Misteri vengono enunciati nelle diverse lingue, mentre le decine sono pregate in latino. E tutti pregano “cor unum”, americani e indiani, tedeschi e italiani. Se il mondo economico parla l’inglese, il mondo spirituale parla in latino. Il sole comincia a picchiare e riscalda fin dentro lo spirito. Inizia la Celebrazione della Messa: “Oggi siamo di fronte ad una delle meraviglie del Signore: Maria!” così esordisce Papa Francesco nella sua omelia e subito enuncia il nucleo della sua riflessione: “Proprio guardando a Maria, alla luce delle Letture che abbiamo ascoltato, vorrei riflettere con voi su tre realtà: prima, Dio ci sorprende; seconda, Dio ci chiede fedeltà; terza, Dio è la nostra forza”. Tuttavia, questa omelia passerà ai media per la sua esortazione conclusiva, contenente suggerimenti pratici di vita quotidiana per tutte le famiglie: “Permesso, scusa, grazie: se in una famiglia si dicono queste tre parole, la famiglia va avanti. Permesso, scusami, grazie. Quante volte diciamo “grazie” in famiglia? Quante volte diciamo grazie a chi ci aiuta, ci è vicino, ci accompagna nella vita? Spesso diamo tutto per scontato! E questo avviene anche con Dio. E’ facile andare dal Signore a chiedere qualcosa, ma andare a ringraziarlo: Mah, non mi viene”.
Saggio, semplice, efficace. Papa Francesco è così. Ci ha abituati alle cose semplici, a messaggi essenziali. Fossero così tante omelie…
Siamo attorno all’altare del Signore con il Papa, successore di Pietro, capo visibile della Chiesa. Il Papa è il Papa! Inutile fare confronti e paragoni, il ruolo e l’autorità non si discutono. Egli è lì per confermarci nella fede, per farci volgere continuamente lo sguardo verso il Signore, contro la tentazione della noia e dell’abitudine: “ubi Petrus ibi Ecclesia, ubi Ecclesia ibi Christus”. Chi ricopre quel ruolo, evidentemente, lo fa anche col suo stile personale. Ma il suo ministero trascende la sua persona. Per questa ragione, al di là delle simpatie personali e delle umane preferenze, il Papa non si discute!
La Messa procede, solenne, raccolta, tra canti gregoriani e preghiere universali in diverse lingue nazionali.
Alla comunione parte un lunghisimo corteo di sacerdoti che recano le particole consacrate in ogni angolo di Piazza San Pietro. Posso constatare la verità dell’insegnamento di San Paolo: “Poiché c’è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo in Cristo” (1Cor 10,17). Una moltitudine immensa, eterogenea per età, lingua, cultura e nazione, accomunata dalla stessa fame, saziata dallo stesso Pane. Saziata dall’unico Cristo.
Al termine della Santa Messa il Papa pronuncia l’Atto di affidamento a Maria. Una preghiera semplice, in cui raccoglie idealmente le preghiere del nostro cuore. Il passaggio centrale recita:
Accogli con benevolenza di Madre l’atto di affidamento che oggi facciamo con fiducia, dinanzi a questa tua immagine a noi tanto cara.
Siamo certi che ognuno di noi è prezioso ai tuoi occhi e che nulla ti è estraneo di tutto ciò che abita nei nostri cuori.
Ci lasciamo raggiungere dal tuo dolcissimo sguardo e riceviamo la consolante carezza del tuo sorriso.
Custodisci la nostra vita fra le tue braccia: benedici e rafforza ogni desiderio di bene.
La preghiera dell’Angelus e la benedizione apostolica concludono la lunga mattinata. Il tempo di togliere i paramenti e il Papa è già pronto per salire sulla papa-mobile. Il momento più atteso della piazza: poter guardare da vicino, forse anche toccare, scambiare uno sguardo col Papa. Un momento fatto di pura emozione, senza parole, solo gesti. L’ultimo atto del nostro gruppo è la consegna ai sediari pontifici dei doni che avevamo portato per il Papa: l’Icona della Madonna dell’Elemosina e un completo di lini per la Messa, ricamato dalla Sig.ra Piera Furnari. In quell’omaggio c’è un po’ di tutti noi, con le nostre preghiere e le nostre speranze.
Il tempo di allontanarci dalla piazza per raggiungere Borgo Pio e consumare il pasto domenicale per il quale il Papa ci aveva augurato “buon pranzo”. Il pomeriggio è dedicato alla visita della basilica Vaticana, maestosa, spettacolare eppure misurata nella sua grandiosità.
Un ultimo sguardo sul cupolone, mentre si spegne quel sole che avevamo visto sorgere al mattino presto. Ci attende la strada del ritorno. La fatica si sente, ma gli occhi e il cuore sono pieni di bellezza e di emozioni in grado di illuminare l’ordinario che ci attende.
Era questo che cercava quella moltitudine stamane.