La giornata del malato: da Lourdes fede e speranza
La festa liturgica della Madonna di Lourdes, che si celebrerà sabato 11 febbraio, coincide con la Giornata Mondiale del Malato. In questa intervista a Mons. Jacques Perrier, vescovo di Tarbes-Lourdes, le ragioni della celerazione e il messaggio del Santo Padre Benedetto XVI.
Giovanni Paolo II ha scelto che la Giornata Mondiale del Malato coincidesse con la festa di Nostra Signora di Lourdes: perché questa Giornata e perché Lourdes?
Mons. Perrier: Il Santo Padre Giovanni Paolo II impiegò molto tempo prima di tornare all’attività normale dopo l’attentato del 13 maggio 1981, i cui postumi ha conservato per sempre. Ma non è l’unica ragione. Egli era convinto che la preghiera e l’offerta dei malati giocano un ruolo importante nella santificazione della Chiesa e nell’evangelizzazione. Il titolo della sua Lettera Apostolica Salvifici doloris è altrettanto rivelatore del suo pensiero, quanto provocatorio per l’opinione.
Per quanto riguarda la scelta di Lourdes, che è nota per le sue guarigioni, essa dimostra che Dio è promessa di vita, che il desiderio di guarire è perfettamente legittimo e che l’attività del personale curante deve essere apprezzato e sostenuto dalla Chiesa. Bernadette, diventata suora, è stata un’ottima infermiera, nonostante la sua debole formazione iniziale.
Quest’anno, il messaggio di Benedetto XVI insiste sui sacramenti di guarigione: può raccontarci di più?
Mons. Perrier: Il “sacramento degli infermi”, non è l’unico sacramento adatto alla situazione dei malati: anche la Riconciliazione e l’Eucaristia lo sono. L’Eucaristia non è il pegno della vita eterna? “Chi mangia di questo pane vivrà in eterno”. Dice il Santo Padre Benede: «Dio guarisce tutte le tue infermità. Non temere dunque: tutte le tue infermità saranno guarite… Tu devi solo permettere che egli ti curi e non devi respingere le sue mani» (S. Agostino sul Salmo 102, 5: PL 36, 1319-1320). Si tratta di mezzi preziosi della Grazia di Dio, che aiutano il malato a conformarsi sempre più pienamente al Mistero della Morte e Risurrezione di Cristo. Assieme a questi due Sacramenti, vorrei sottolineare anche l’importanza dell’Eucaristia. Ricevuta nel momento della malattia contribuisce, in maniera singolare, ad operare tale trasformazione, associando colui che si nutre del Corpo e del Sangue di Gesù all’offerta che Egli ha fatto di Se stesso al Padre per la salvezza di tutti. L’intera comunità ecclesiale, e le comunità parrocchiali in particolare, prestino attenzione nell’assicurare la possibilità di accostarsi con frequenza alla Comunione sacramentale a coloro che, per motivi di salute o di età, non possono recarsi nei luoghi di culto. In tal modo, a questi fratelli e sorelle viene offerta la possibilità di rafforzare il rapporto con Cristo crocifisso e risorto, partecipando, con la loro vita offerta per amore di Cristo, alla missione stessa della Chiesa. In questa prospettiva, è importante che i sacerdoti che prestano la loro delicata opera negli ospedali, nelle case di cura e presso le abitazioni dei malati si sentano veri «”ministri degli infermi”, segno e strumento della compassione di Cristo, che deve giungere ad ogni uomo segnato dalla sofferenza»
A Lourdes non c’è solo la grotta, ci sono gli ospedali e i cappellani. Quale il messaggio che viene da quiesto luogo?
Mons. Perrier: La sfida principale nella nostra cultura attuale è quella di dare un senso alla sofferenza che i progressi della medicina hanno permesso di ridurre ma non eliminare. Questa sofferenza è molteplice, non solo fisica. L’iter che porta all’offerta di sé è un cammino arduo. È un vero e proprio cammino di conversione: la preghiera della comunità cristiana e della comunione dei santi deve essere sollecitata.
Conclude Benedetto XVI: Il tema di questo Messaggio per la XX Giornata Mondiale del Malato, «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!», guarda anche al prossimo «Anno della fede», che inizierà l’11 ottobre 2012. (…) Desidero incoraggiare i malati e i sofferenti a trovare sempre un’ancora sicura nella fede, alimentata dall’ascolto della Parola di Dio, dalla preghiera personale e dai Sacramenti, mentre invito i Pastori ad essere sempre più disponibili alla loro celebrazione per gli infermi. Sull’esempio del Buon Pastore e come guide del gregge loro affidato, i sacerdoti siano pieni di gioia, premurosi verso i più deboli, i semplici, i peccatori, manifestando l’infinita misericordia di Dio con le parole rassicuranti della speranza (cfr S. Agostino, Lettera 95, 1: PL 33, 351-352).
A quanti operano nel mondo della salute, come pure alle famiglie che nei propri congiunti vedono il Volto sofferente del Signore Gesù, rinnovo il ringraziamento mio e della Chiesa, perché, nella competenza professionale e nel silenzio, spesso anche senza nominare il nome di Cristo, Lo manifestano concretamente.
A Maria, Madre di Misericordia e Salute degli Infermi, eleviamo il nostro sguardo fiducioso e la nostra orazione; la sua materna compassione, vissuta accanto al Figlio morente sulla Croce, accompagni e sostenga la fede e la speranza di ogni persona ammalata e sofferente nel cammino di guarigione dalle ferite del corpo e dello spirito.
Attacchi alla Chiesa e al Papa… anche dall'interno?
Redazione SME
Stiamo assistendo In questi giorni, all’ennesimo fuoco mediatico incrociato contro il Papa e la Chiesa, sul piano liturgico (come l’ultimo articolo di Melloni, che è un concetrato di astio e di avversioone ideologici in nome di una sua personale interpretazione del Concilio http://www.corriere.it/cultura/12_febbraio_08/melloni-scomparve-ferula-conciliare_8ae7c87a-5260-11e1-9430-803241dfdaad.shtml), o su questioni economiche e finanziarie (dalla falsa questione dell’ICI – perchè anche la Chiesa paga l’ICI sugli immobili a destinazione commerciale – al caso Viganò alle pseudo ricostruzioni giornalistiche di tipo scandalistico degli ultimi giorni su cui è intervenuta la pacata replica della Santa Sede per cercare di ripristinare la verità dei fatti (http://www.korazym.org/index.php/attivita-della-santa-sede/3-la-santa-sede/2132-la-santa-sede-risponde-all-unita-e-la7-su-ior-e-aif.html e https://www.zenit.org/article-29517?l=italian). Lo scopo, dichiarato o anche solo velato, è quello di gettare un continuo discredito sulla Chiesa e sul Papa, cercando di nascondere la grandissima opera di risanamento che Papa Benedetto sta compiendo nella Chiesa. Il qualunquismo, da parte sua, non perde tempo per diffamare e sbrigativamente condannare la Chiesa, il Papa e i cristiani come ipocriti, bugiardi e, addirittura, idolatri!
Altri osservatori cattolici, come l’amico Andrea Carradoiri, sottolineano una serpeggiante opposizione al Papa anche in alcuni ambienti della Chiesa italiana, complici – forse – anche le alte gerarchie.
Scrive Carradori: “In generale possiamo dire che l’esempio di pacificazione liturgica del Papa è stato accolto in modo riduttivo dall’insieme dei vescovi italiani che sono piuttosto restii a recepire il nuovo indirizzo voluto dal pontefice. Mi ha raccontato, ancora turbato, il vice parroco di una Cattedrale che in occasione della festa della Candelora aveva messo sopra l’Altare la Croce e i candelieri, come il Papa fa sempre. Se ne è accorto il suo Vescovo il quale, in modo molto deciso, ha mandato un Sacerdote a rimuovere tutto pochi minuti prima della Messa dicendo : “ Il Vescovo ha detto che qua non siamo in Vaticano…”. Numerosi altri episodi concorrono a rafforzare l’impressione di una sorda resistenza dei vescovi italiani per la ripresa di un’attenzione per la liturgia sopita da troppi decenni, con i frutti che tutti noi lamentiamo. (…) L’organicità delle azioni degli oppositori della linea benedettiana rivela l’esistenza di un disegno, di una deliberata volontà di contrastare le scelte del Pontefice nel momento stesso che esse vengono formulate. Seguiamo lo svilupparsi di queste perverse azioni che sembrano dire, come leggerete sotto : «Tranquillizzatevi! Lasciate pure parlare il Papa; noi facciamo come vogliamo» oppure altre soavità del tipo : «Il Papa sta a Roma, qua ci sto io» e/o «Io seguo il Papa ma non in tutto» . Con queste frasi il pensiero e il desiderio del Papa, mai apertamente contraddetti, vengono semplicemente eliminati. Come se il Papa non avesse parlato, non avesse esposto chiaramente la sua volontà. E’ il trionfo del feroce conservatorismo liturgico annidato soprattutto in alcuni uffici della CEI. Il travisamento delle direttive papali: mai un Papa è stato così ignorato come lo è Benedetto XVI soprattutto per quanto sta facendo per la Santa Liturgia. (…) Anche sotto la neve si conserva tuttavia intatta la speranza, che è una virtù cristiana. (http://www.newliturgicalmovement.org/2012/02/solemn-pontifical-mass-in-miami.html)“.
Ai sentimenti di indignazione per le falsità e le faziosità che ogni giorno vengono vomitate sulla Chiesa e sul Vicario di Cristo, vogliamo far fronte con l’unica arma a nostra disposizione: la preghiera. Invitiamo, pertanto, tutti i nostri lettori ad intensificare la preghiera per il Santo Padre, secondo le Sue intenzioni e a diffondere, per quanto è nelle nostre possibilità, interventi chiarificatori che ripristinino la verità dei fatti, come fa ad esempio, Andrea Tornielli con obiettività giornalistica e dovizia di fonti nel suo libro e sul suo blog (http://2.andreatornielli.it/?p=3610).
Profetiche, in tal senso, ci sembrano le parole pronunciate dal Cardinal Giuseppe Siri, che fu arcivescovo di Genova: “Il divismo di teologi, di scrittori, di figure della protesta: ecco un dolore, una sofferenza per la Chiesa di oggi: coloro che denigrano il passato della Chiesa per affermare che è proprio dal rinnegamento di esso che la Chiesa riemergerà più autentica. La presente situazione della Chiesa è una delle più gravi della sua storia, perché questa volta non è la persecuzione esteriore a impugnarla, ma la perversione dall’interno. Più grave. Ma le porte dell’inferno non prevarranno”.
L’amore guarisce: riflessioni sull’esperienza di Carmelo Mazzaglia
Il dono della vita è più grande del “diritto alla morte”. A 3 anni esatti dalla morte di Eluana Englaro riflessioni sulla vita a partire dall’esperienza di fede di Carmelo Mazzaglia e da quanto egli stesso scrive nel suo libro di prossima pubblicazione.
di Alessandro Scaccianoce*
Caro Carmelo,
vorrei ringraziarti per la tua testimonianza.
Mi ha impressionato subito il titolo da te scelto per il tuo lavoro: “Il dono più grande”. Mi sono subito chiesto: qual è il dono più grande che hai ricevuto? La vita? La fede? O la malattia? Credo di poter rispondere – senza tradire il tuo pensiero – senz’altro tutte queste cose insieme. Non si può capire la tua vita, infatti, senza accostarsi alla tua fede, né può comprendere appieno la tua fede chi volesse leggerla al di fuori della tua esperienza di vita. Il dono più grande sei tu, Carmelo, Vangelo vivente, in carne e ossa, che viaggia su quella sedia a rotelle, prova sublime della salvezza di Cristo offerta ad ogni uomo.
Mentre tu canti la grandezza dei doni ricevuti nella tua vita, quasi mi vergogno di tutte le volte che ho disprezzato la vita, provandone noia, fastidio, invidiando l’esistenza degli altri, guardando a tutto quello che non avevo, piuttosto che a tutto ciò che avevo in abbondanza.
Questo tuo sublime canto alla vita impone una riflessione: che cosa fa di un uomo un “vero uomo”? L’efficienza!, sembra essere la parola d’ordine. Chi non è utile, non vale! La sottile e subdola tentazione che si insinua nel nostro modo di pensare, e che certi media ci propinano anche con malcelata prepotenza, è quella di fuggire dalla sofferenza e da una vita che in termini industriali non sia “produttiva”. Tutto questo in nome di un presunto diritto a disporre della vita e della morte, a poter decidere che ad un certo punto possa anche valere la pena di “staccare la spina” (in nome di queste convinzioni il 9 gebbraio 2009 a Eluana Englaro veniva letteralmente staccata la spina).
Con voce flebile, ma decisa, in queste pagine tu esprimi il segreto della vita, e della vita felice: “l’amore è la ragione più profonda”.
Di nient’altro l’uomo ha bisogno per essere felice, che dell’amore. L’inganno del positivismo è ormai stato svelato: il benessere non garantisce la felicità dell’uomo. L’occidente opulento e triste ne è la conferma più evidente: “la peggiore malattia oggi è il non sentirsi desiderati né amati, il sentirsi abbandonati” (Beata Madre Teresa). Perciò, mi pare di poter affermare come sintesi del tuo lavoro, che davvero l’amore guarisce. Guarisce lo spirito e, di riflesso, anche il corpo. L’amore di cui tu parli non è un generico sentimento effimero, ma una decisione ragionata e volontaria che si muove lungo due direttrici ben chiare: il perdono delle offese ricevute e la benevolenza verso tutti.
A partire da questa premessa, dalla consapevolezza di essere amato, tu dici di più: né le ricchezze, né gli onori, ma neanche la salute o la malattia, possono rendere una vita piena di senso. Il significato, la gioia di vivere stanno altrove: nel sapersi amati prima di ogni merito personale e nel rispondere con amore all’amore. Mi pare molto sapiente, quindi, lo sviluppo del tuo pamphlet: l’amore prima di tutto, poi la vita, e infine la salute e la malattia. La carità è la dimensione che dà senso all’esistenza e consente di relativizzare concezioni materialistiche ed utilitaristiche, tanto da poter arrivare a ringraziare, come fai tu, anche per il dono della malattia. Con San Paolo tu affermi: “Niente potrà mai separarci dall’amore di Cristo” (cfr Romani 8, 31-39)
Grazie per la tua capacità di lottare, di non arrenderti alla malattia, per la forza straordinaria che riesci a trovare nell’affrontare le tue battaglie quotidiane. Qual è il tuo segreto? Tu hai dimostrato che la forza non viene dal corpo, ma dalla volontà.
Vorrei che potessero ascoltare la tua esperienza quegli adolescenti che trascorrono annoiati le loro giornate, o si disperano per non essere piacenti come i modelli dell’ultimo serial tv; vorrei che potessero ascoltarti gli “ideologi dei diritti umani”, che invocano il diritto di morire, proprio e altrui, e di poter decidere della propria esistenza quando il corpo non risponde più, quando la vita si fa “vegetativa” o diventa “inutile” (sono trascorsi 3 anni dalla vicenda di Eluana, e il tema resta di bruciante attualità). A costoro tu rispondi: “la diversità non è qualcosa di cui avere paura, ma una fonte inesauribile di scoperte e di ricchezza”.
Caro Carmelo, tu hai colto la grande capacità di poter trasformare un limite in una risorsa per te e per gli altri. Vorrei che queste tue parole le leggessero tanti genitori, che si trovano a convivere con la realtà e la fatica di dover assistere un figlio “diverso”. Due immagini mi vengono in mente: l’emozione di tuo padre che in braccio ti portava vestito di bianco a ricevere la tua Prima Comunione; la luce che splende negli occhi di tua madre ogni volta che ti ascolta, mentre stai seduto all’organo a intonare i canti sacri per la Messa.
Qualche anno fa mi confidasti del tuo desiderio di diventare sacerdote. Personalmente, posso dirti che stai già svolgendo un ministero a tutti gli effetti “sacerdotale”: immedesimato nella vita e nella passione redentrice di Cristo, con la tua testimonianza tu già conduci chiunque ti incontri al Signore. La tua serenità, il tuo sorriso gentile, sono per tutti noi una certezza: Dio esiste!
* brani scelti dal libro “Il dono più grande” di Carmelo Mazzaglia.