La bellezza di una donna cristiana…
La telegiornalista Costanza Miriano, di cui abbiamo già parlato in un post dei giorni scorsi, autrice del libro “Sposati e sii sottomessa”, torna a parlare dei temi a Lei cari: il ruolo della donna nella nostra società e la sfida della vera emancipazione. Ed è subito attualità.
Redazione SME
Festa dell’8 marzo, una ricorrenza che è un “totem” per le femministe. Altre donne, invece, vorrebbero abolirla. Quanto è grande oggi la discriminazione delle donne?
Personalmente, non vedo tante donne così discriminate, salvo casi, che non voglio sminuire, di maltrattamenti. Vedo piuttosto una figura dell’uomo sempre più svilita, indebolita, sentimentalizzata, costretta a ruoli di cura ed accudimento che non sono propriamente maschili. Parlare di un uomo come autorevole, energico o forte equivale ormai quasi a insultarlo, a bollarlo come prepotente o maschilista. Io invece credo che i due ruoli vadano assolutamente ritrovati e valorizzati, essendo l’uno complementare all’altro. Quindi le rivendicazioni femministe non le condivido.
Qual è oggi l’esigenza fondamentale di una donna che va preservata e tutelata? Carriera, rappresentanza politica o altro?
Se spengo la televisione e se chiudo i giornali, se guardo alle donne ‘in carne ed ossa’ che conosco, le rivendicazioni che loro fanno sono sulla maternità, sui figli; non vogliono essere costrette a lavorare o, quantomeno, vogliono farlo, dando un contributo alla società, senza essere costrette ad abbandonare i figli per un tempo irragionevole. Credo sia questa la vera battaglia: quella delle mamme.
Quindi nessun tetto di cristallo da abbattere, nessuna recriminazione per la conquista di ruoli di potere?
Sul fronte della “emancipazione” la battaglia è ampiamente vinta: si pensi che il direttore del mio TG, Bianca Berlinguer, e il mio direttore generale, Lorenza Lei, sono donne… Per acquisire ruoli “di potere”, che hanno tempi e modi maschili, però, le donne devono accantonare la famiglia, la parte umana.
Insomma, è, ancora una volta, la tesi del tuo libro: uomini e donne devono recuperare la loro diversità…
La Bibbia afferma: “maschio e femmina li creò”. La distinzione sessuale non è una ‘carrozzeria esterna’ ma si riferisce a due incarnazioni diverse dell’amore di Dio. L’uomo dovrebbe avere il ruolo della guida: se inizia anche lui a cambiare i pannolini o a preparare le pappe non potrà essere autorevole… La più nobile vocazione per la donna, d’altro canto, è risvegliare il bene che c’è nell’altro, favorire la sua crescita come scriveva il card. Ratzinger nel 2004. È colei che dona la vita prima al suo bambino e poi a coloro che ha intorno, con la sua capacità di valorizzare i talenti, di mettere in relazione, di accogliere, di mediare, di vedere le cose da più punti di vista.
Insomma, un po’ come in epoca preistorica: l’uomo caccia e la donna raccoglie…?
Credo sia importante che la donna torni ad abbracciare il suo ruolo, perché, come tutto quello che la Chiesa ci insegna, è per la nostra felicità più profonda. Vedo tante donne che hanno rinnegato questa parte più femminile della loro vocazione, che hanno investito tutto sul lavoro, o meglio sulla carriera, rinunciando ai figli e, alla fine, ne soffrono.
Qual è stato il modello femminile della tua vita?
Ne ho molti. Le donne che sanno ‘spargere la vita’ davanti a sé sono tutte profondamente cristiane. Due di loro, guarda caso, sono entrambe madri di sei figli: una ha scelto di rimanere a casa, l’altra di fare il medico. Quest’ultima, con un’attività privata, quindi elastica come orari, è riuscita ad armonizzare bene famiglia e lavoro.
Penso, però, anche a suor Elvira, della Comunità Cenacolo di Saluzzo, che è madre, in un altro modo, di migliaia di ragazzi. Prima di lei abbiamo avuto moltissime sante: Teresa d’Avila, Teresa di Lisieux, Caterina da Siena, Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein), Gianna Beretta Molla, tutte donne molto forti e coraggiose che mi ispirano e a cui vorrei somigliare.
Come coniugare bellezza, cura del corpo e spiritualità?
Noi donne cattoliche, talvolta, ci illudiamo che curando lo spirito si possa fare a meno di curare il corpo, invece io credo che per una donna sposata sia quasi un dovere essere piacevole. Io stessa amo essere un minimo vanitosa e “frivola”! Spesso ho le encicliche del Papa sporche di smalto… Non vedo nessun contrasto tra la bellezza fisica e quella spirituale. Io amo molto lo sport e tuttora lo pratico. La bellezza è un dono: va accolto, coltivato e custodito, ovviamente senza “buttare le perle ai porci”, senza esibirla in modo volgare.
Che dire dell’uso della donna nei media? C’è una strumentalizzazione del corpo della donna? E’ tutta colpa della solita cultura maschilista imperante?
Credo che quello che vediamo in televisione è il naturale esito della battaglia femminista. Penso che i mezzi di comunicazione possano restituire dignità alla bellezza femminile, non censurando o condannando, né sottolineando il male, ma mostrando che la vera bellezza e la vera felicità sono altro. La sfida di noi cattolici non è fare i moralisti o i bacchettoni: non è questo che convince il cuore. Dobbiamo fare vedere una bellezza più grande, testimoniando, anche con lo smalto e i colpi di sole, che la vera felicità è un’altra. Non è detto che una donna che ha molti figli e vive tutta la vita con un unico marito, debba per forza abbrutirsi. Dobbiamo mostrare la profonda ragionevolezza della fede e l’infelicità profonda ed inevitabile che viene dal non credere. Non credo possa esistere una felicità senza Dio, il nostro cuore è fatto per Lui. Nemmeno per Brad Pitt e Angelina Jolie ci sarà alcuna felicità senza Dio!
Il Papa conferma il Card. Bagnasco alla Presidenza Cei
Presidenza SME
Il Santo Padre Benedetto XVI ha confermato Presidente della Conferenza episcopale italiana, per il prossimo quinquennio, il Card. Angelo Bagnasco, Arcivescovo di Genova.
Il porporato era stato nominato presidente della Cei il 7 marzo 2007 e creato cardinale nel Concistoro del 24 ottobre 2007. Dal 30 settembre 2011, il Card. Bagnasco è vicepresidente del Consiglio delle conferenze episcopali europee (Ccee). Tra gli attuali incarichi: presidente del Consiglio per gli affari economici, presidente della Conferenza episcopale ligure, membro della Congregazione per le Chiese orientali, membro della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, membro della Congregazione per i vescovi.
L’Associazione “Maria SS. dell’Elemosina”, grata al Santo Padre per la lungimirante scelta, esprime felicitazioni e i migliori auguri a Sua Eminenza il Signor Cardinale Angelo Bagnasco per la sua riconferma alla guida della Conferenza Episcopale Italiana, sicura che l’Em.mo porporato continuerà ad essere un valido punto di riferimento per tutta la Chiesa cattolica che è in Italia.
COMUNICATO DEL CARD. BAGNASCO
Presidente della CEI
La decisione di Benedetto XVI di confermarmi nel servizio di Presidente della Conferenza Episcopale Italiana rinnova in me una profonda emozione. Nell’accogliere con gratitudine e in spirito di fede la designazione del Santo Padre desidero confermare a Lui la mia personale dedizione perché la Chiesa nel suo insieme e, in essa, i Pastori, “si mettano in cammino per condurre gli uomini fuori dal deserto, verso il luogo della vita, verso l’amicizia con il Figlio di Dio” (cfr. Porta fidei, 2). Desidero pure salutare cordialmente – all’inizio di questo nuovo mandato – tutti i Vescovi, ringraziando ciascuno per la collaborazione fin qui sperimentata e auspicando di poter insieme continuare a servire la Chiesa che è in Italia, così capillarmente diffusa in ogni città e contrada. La comunione dei Vescovi tra di loro e attorno al Papa rafforzi la missione e la testimonianza cristiana in una società che, per quanto segnata da una profonda crisi culturale ed economica, non cessa di sperare in un futuro migliore.
Verso l'8 Marzo. Il Papa invita a pregare per le donne
di Alessandro Scaccianoce
Per il corrente mese di marzo papa Benedetto XVI chiede, tra l’altro, ai fedeli di pregare per il riconoscimento del ruolo delle donne nella società.
È la proposta che il Santo Padre rivolge nelle intenzioni contenute nella lettera pontificia che ha affidato all’Apostolato della Preghiera, iniziativa seguita in tutto il mondo da circa 50 milioni di persone.
L’intenzione è formulata in questi termini: “Perché sia adeguatamente riconosciuto in tutto il mondo il contributo delle donne allo sviluppo della società”.
Ma qual è il contributo della donna allo svulippo della società nella prospettiva cristiana? Per fare chiarrezza, riteniamo utile richiamare il contenuto della “Lettera ai Vescovi della Chiesa Cattolica sulla collaborazione dell’uomo e della donna nella Chiesa e nel mondo” scritta nel 2004 dall’allora prefetto della Cogregazione per la Dottrina della Fede, Card. Joseph Ratzinger.
Con la chiarezza e la lucidità che ben conosciamo, scrive il Cardinale Ratzinger: “In questi ultimi anni si sono delineate nuove tendenze nell’affrontare la questione femminile. Una prima tendenza sottolinea fortemente la condizione di subordinazione della donna, allo scopo di suscitare un atteggiamento di contestazione. La donna, per essere se stessa, si costituisce quale antagonista dell’uomo. Agli abusi di potere, essa risponde con una strategia di ricerca del potere. Questo processo porta ad una rivalità tra i sessi“.
Ma vi è anche una seconda tendenza, forse peggiore della prima: “Per evitare ogni supremazia dell’uno o dell’altro sesso, si tende a cancellare le loro differenze, considerate come semplici effetti di un condizionamento storico-culturale”. E’ l’ideologia del “gender” secondo cui ogni persona dovrebbe modellarsi a suo piacimento, a prescindere dal dato biologico. Le conseguenze di questi orientamenti culturali sono inevitabilmente tragiche come: “la messa in questione della famiglia (…) l’equiparazione dell’omosessualità all’eterosessualità, un modello nuovo di sessualità polimorfa“. In questa prospettiva sono ben note le crtitiche rivolte alle Sacre Scritture, che trasmetterebbero una concezione patriarcale di Dio, alimentata da una cultura essenzialmente maschilista.
A fronte di ciò, la Chiesa parla invece di collaborazione attiva, proprio a partire dal riconoscimento della differenza strutturale e fondamentale tra uomo e donna.
Scrive il card. Ratzinger: “L’eguale dignità delle persone si realizza come complementarità fisica, psicologica ed ontologica, dando luogo ad un’armonica «unidualità» relazionale, che solo il peccato e le «strutture di peccato» iscritte nella cultura hanno reso potenzialmente conflittuale”.
Fatte queste considerazioni, ecco dunque, nella luminosa prospettiva cristiana, lo specifico contributo della donna: “la sua «capacità dell’altro». Nonostante il fatto che un certo discorso femminista rivendichi le esigenze «per se stessa», la donna conserva l’intuizione profonda che il meglio della sua vita è fatto di attività orientate al risveglio dell’altro, alla sua crescita, alla sua protezione. Questa intuizione è collegata alla sua capacità fisica di dare la vita. Vissuta o potenziale, tale capacità è una realtà che struttura la personalità femminile in profondità. (…) È essa, infine, che, anche nelle situazioni più disperate — e la storia passata e presente ne è testimone — possiede una capacità unica di resistere nelle avversità, di rendere la vita ancora possibile pur in situazioni estreme, di conservare un senso tenace del futuro e, da ultimo, di ricordare con le lacrime il prezzo di ogni vita umana“.
Ovviamente questo non vuol dire “rinchiudere le donne in un destino che sarebbe semplicemente biologico: non è accontentandosi di dare la vita fisica che si genera veramente l’altro. Ciò significa che la maternità può trovare forme di realizzazione piena anche laddove non c’è generazione fisica (come nella verginità consacrata)”.
In tale prospettiva si comprende il ruolo insostituibile della donna in tutti gli aspetti della vita familiare e sociale che coinvolgono le relazioni umane e la cura dell’altro: “Qui si manifesta con chiarezza ciò che Giovanni Paolo II ha chiamato il genio della donna”.
Si capisce, poi, come nella Chiesa il segno della donna è più che mai centrale, a partire dalla figura di Maria che il riferimento fondamentale: “Si potrebbe dire, con una metafora, che Maria porge alla Chiesa lo specchio in cui essa è invitata a riconoscere la sua identità così come le disposizioni del cuore, gli atteggiamenti ed i gesti che Dio attende da lei”.
E afferma chiaramente: “le donne svolgono un ruolo di massima importanza nella vita ecclesiale, richiamando tali disposizioni a tutti i battezzati e contribuendo in modo unico a manifestare il vero volto della Chiesa, sposa di Cristo e madre dei credenti”. E aggiunge: “il fatto che l’ordinazione sacerdotale sia esclusivamente riservata agli uomini non impedisca affatto alle donne di accedere al cuore della vita cristiana. Esse sono chiamate ad essere modelli e testimoni insostituibili per tutti i cristiani di come la Sposa deve rispondere con l’amore all’amore dello Sposo”.
Con queste parole la nostra redazione augura a tutte le donne di riscoprire il loro ruolo unico e insostituibile nella Chiesa e nel mondo.