Buona e Santa Pasqua!
«Il buio su Dio e sui valori sono la vera minaccia»
Il Pontefice nel giorno di Pasqua torna a parlare della crisi della fede, che mette in pericolo «la nostra esistenza e il mondo»
di Gian Guido Vecchi
«Oggi possiamo illuminare le nostre città in modo così abbagliante che le stelle del cielo non sono più visibili». La metafora di Benedetto XVI va al cuore del suo pontificato, la Veglia di Pasqua è la notte più importante dei fedeli e il Papa torna a parlare della crisi di fede che colpisce soprattutto l’Occidente, quella «situazione spesso drammatica nella Chiesa di oggi» già denunciata nella messa del Giovedì Santo, contrappone la «luce» di Dio al «buio» della negazione e del male e sospira: «Il buio su Dio e il buio sui valori sono la vera minaccia per la nostra esistenza e per il mondo in generale».
IL BUIO – Ora è il momento in cui i fedeli attendono l’annuncio della Risurrezione, la “nuova creazione” della Pasqua dopo la Crocifissione di Gesù e “la notte del sepolcro”. Benedetto XVI, nella Basilica di San Pietro, amministra battesimo, cresima e comunione a otto “neofiti” e spiega il senso della liturgia, la benedizione del fuoco e la processione con il cero richiamano il “Sia la luce!” della Genesi: «Il buio veramente minaccioso per l’uomo è il fatto che egli, in verità, è capace di vedere ed indagare le cose tangibili, materiali, ma non vede dove vada il mondo e da dove venga. Dove vada la stessa nostra vita. Che cosa sia il bene e che cosa sia il male». E’ il problema del nostro tempo, per il quale il Papa ha deciso di indire l’ “anno della fede” dall’11 ottobre, 50° anniversario del Concilio. Il Papa che l’altro giorno si era rivolto ai preti «disobbedienti» spiega pure che nel cero pasquale, frutto del «lavoro delle api», c’è un richiamo alla «comunione» e all’unità della Chiesa.
LA MINACCIA – Ma per tutti resta il pericolo essenziale, aggiunge: «Se Dio e i valori, la differenza tra il bene e il male restano nel buio, allora tutte le altre illuminazioni, che ci danno un potere così incredibile, non sono solo progressi, ma al contempo sono anche minacce che mettono in pericolo noi e il mondo». Le città illuminate impediscono di vedere le stelle. «Nelle cose materiali sappiamo e possiamo incredibilmente tanto, ma ciò che va al di là di questo, Dio e il bene, non lo riusciamo più ad individuare».
RAGIONE E FEDE – Così il Papa riprende il tema della
«ragionevolezza della fede» che fu al centro del discorso di Ratisbona, rileggendo il racconto della creazione mostra il rapporto tra fede e ragione: il male «si nasconde», mentre «la luce rende possibile la vita, l’incontro, la comunicazione, rende possibile la conoscenza, l’accesso alla realtà e alla verità. E rendendo possibile la conoscenza, rende possibile la libertà e il progresso». Ecco il punto: «La materia prima del mondo è buona, l’essere stesso è buono. E il male non proviene dall’essere che è creato da Dio, ma esiste in virtù della negazione. È il “no”».
Foto: Archivio SME
Nella Croce di Gesù, il coraggio per le famiglie di andare avanti nelle difficoltà
Benedetto XVI alla Via Crucis al Colosseo con le immagini dei Riti del Venerdì Santo biancavillese.
Redazione SME
Quando il cammino della famiglia si fa faticoso e difficile occorre guardare alla Croce di Gesù: lì troviamo il coraggio per continuare a camminare: è quanto ha detto Benedetto XVI al termine della Via Crucis al Colosseo, centrando la sua riflessione sui problemi della famiglia di oggi. La via della Croce sembrava senza uscita, ma ha cambiato la storia
Il Papa guarda al cammino di Gesù sulla via della Croce: “una via che sembrava senza uscita e che invece ha cambiato la vita e la storia dell’uomo, ha aperto il passaggio verso i «cieli nuovi e la nuova terra» (cfr Ap 21,1). Specialmente in questo giorno del Venerdì Santo – ha affermato – la Chiesa celebra, con intima adesione spirituale, la memoria della morte in croce del Figlio di Dio, e nella sua Croce vede l’albero della vita, fecondo di una nuova speranza”.
Quante volte il cammino si fa faticoso e difficile anche in famiglia!
“L’esperienza della sofferenza – ha proseguito Benedetto XVI – segna l’umanità, segna anche la famiglia; quante volte il cammino si fa faticoso e difficile! Incomprensioni, divisioni, preoccupazione per il futuro dei figli, malattie, disagi di vario genere. In questo nostro tempo, poi, la situazione di molte famiglie è aggravata dalla precarietà del lavoro e dalle altre conseguenze negative provocate dalla crisi economica. Il cammino della Via Crucis, che abbiamo spiritualmente ripercorso questa sera, è un invito per tutti noi, e specialmente per le famiglie, a contemplare Cristo crocifisso per avere la forza di andare oltre le difficoltà”.
Nella Croce di Gesù le famiglie trovino il coraggio per camminare nelle difficoltà
“La Croce di Gesù – ha sottolineato – è il segno supremo dell’amore di Dio per ogni uomo, è la risposta sovrabbondante al bisogno che ha ogni persona di essere amata. Quando siamo nella prova, quando le nostre famiglie si trovano ad affrontare il dolore, la tribolazione, guardiamo alla Croce di Cristo: lì troviamo il coraggio per continuare a camminare; lì possiamo ripetere, con ferma speranza, le parole di san Paolo: «Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori grazie a colui che ci ha amati» (Rm 8,35.37)”.
La famiglia si rivolga a Cristo quando gli sbandamenti rischiano di ferire la sua unità
Benedetto XVI ha quindi affermato che “nelle afflizioni e nelle difficoltà non siamo soli; la famiglia non è sola: Gesù è presente con il suo amore, la sostiene con la sua grazia e le dona l’energia per andare avanti. Ed è a questo amore di Cristo che dobbiamo rivolgerci quando gli sbandamenti umani e le difficoltà rischiano di ferire l’unità della nostra vita e della famiglia. Il mistero della passione, morte e risurrezione di Cristo incoraggia a camminare con speranza: la stagione del dolore e della prova, se vissuta con Cristo, con fede in Lui, racchiude già la luce della risurrezione, la vita nuova del mondo risorto, la pasqua di ogni uomo che crede alla sua Parola”.
Affidiamoci a Maria: nell’ora della morte di Gesù è rimasta accanto alla Croce
“In quell’Uomo crocifisso, che è il Figlio di Dio – ha aggiunto il Papa – anche la stessa morte acquista nuovo significato e orientamento, è riscattata e vinta, è il passaggio verso la nuova vita: «se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto» (Gv 12,24)”. Benedetto XVI ha quindi concluso: “Affidiamoci alla Madre di Cristo. Lei che ha accompagnato il suo Figlio sulla via dolorosa, Lei che stava sotto la Croce nell’ora della sua morte, Lei che ha incoraggiato la Chiesa al suo nascere perché viva alla presenza del Signore, conduca i nostri cuori, i cuori di tutte le famiglie attraverso il vasto mysterium passionis verso il mysterium paschale, verso quella luce che prorompe dalla Risurrezione di Cristo e mostra la definitiva vittoria dell’amore, della gioia, della vita, sul male, sulla sofferenza, sulla morte. Amen”.
Preghiera al SS. Crocifisso
Mio Crocifisso, Signore Gesù, Amore tradito e sconosciuto, che ti saturasti di obbrobri per i peccati miei, Umiltà vivente nelle carni straziate del Tuo corpo piagato e senza vita, io so bene, e lo confesso, che non sono degno del tuo Amore e del Tuo Perdono.
Io vedo nell’orgoglio del mio spirito il carnefice delle tue carni immacolate.
Io mi vedo intrecciar con queste mani la corona che recinse la Tua fronte! Mille spine la trafissero, o Gesù, quante furono le superbie del mio pensiero!
Di sputi e di percosse io ricoprii quel volto adorabile. Il mio orgoglio, le mie vanità, le mie presunzioni, Ti ridussero una sola piaga, o mio Bene!
Ho confitto le Tue mani, i Tuoi piedi in Croce, ho trafitto il tuo Divin Cuore Amatissimo; e Tu…pazzo d’amore per me…anziché disprezzarmi, compisti nell’umiltà suprema il gran Mistero che riparò l’orgoglio mio.
Ti contemplo, Ti adoro, mi distruggo, o mio Crocifisso Gesù e piango…piango per tutta la mia vita i miei peccati, tuoi veri carnefici.
Dissolvi, o mio Amore non amato, questi miei occhi, questo mio cuore di sasso! Amore fatto Umiltà per amor mio, ricopri del Tuo stesso obbrobrio quest’io superbo che ti offende ancora, perché nell’umiltà del mio soffrire, io mi innamori dell’umiltà del Tuo patire.
Crocifisso, vittima dei miei peccati, che Ti facesti Amore nel mistico Mistero; Amore che Ti doni a tutte le ore, vieni!
Ti adoro nel Divino Tuo Altare, nell’umano mio cuore, Tabernacolo vivente dell’Amore.
Gesù, mio dolce Sposo innamorato, nulla pretendo, nulla chiedo, solo come Te Crocifisso, ho sete…ho sete…!
Ho sete di Te Eucaristia, di Te Crocifisso, di Te Amore, ho sete di tutte le anime per Te, ho sete di ogni disprezzo, di ogni obbrobrio, di ogni ingiuria, di ogni sofferenza, di ogni martirio.
Mio Amore, voglio vivere trascurato, dimenticato, abbandonato, disprezzato; solo con Te Vittima sulla Croce, voglio distruggermi tutto d’Amore per Te, morire per Amor Tuo.
Foto: Archivio SME e Symmachia