Riti tradizionali e vita quotidiana
di Alessandro Scaccianoce
I giorni appena trascorsi sono stati segnati da grande attivismo, per noi cattolici, impegnati in prima persona a rinnovare riti e tradizioni religiose. Abbiamo visto un gran numero di uomini, di ogni età, impegnati a dare vita a gesti antichi.
Oggi, a mente serena, ritornando alle nostre solite abitudini, al nostro ritmo quotidiano, ci chiediamo: cosa resta di tutto ciò? In che modo questi riti hanno a che fare con la nostra vita? Si tratta di una parentesi nel tran-tran delle cose da fare, o possono davvero incidere anche sulle nostre più comuni abitudini?
A tal proposito, trovo molto interessanti le riflessioni di un libro dal titolo provocatorio: Cristo e il lavandino, di don Aldo Trento, missionario in Paraguay da oltre vent’anni. Le sua parole, rivolte ai fedeli della parrocchia, hanno come scopo principale quello di scuotere fedeli troppo pigri per impegnarsi seriamente in occupazioni all’apparenza minime della vita quotidiana: tagliarsi le unghie, rifarsi il letto, svuotare i cestini della spazzatura, non far marcire le pietanze in frigorifero, essere puntuali. Pare che da quelle parti certe cose non siano così scontate. Eppure, credo che anche nella nostra Europa e nella nostra Sicilia sia necessario recuperare le motivazioni per fare bene anche le cose di tutti i giorni: dallo svegliarsi al mattino presto, al prendere il tram, dal compiere con serietà il proprio lavoro fino a fare le cose meno gratificanti.
“Cristo e il lavandino”: un titolo paradossale, all’apparenza. Cosa c’entra il lavandino pulito o il cassetto in ordine con Cristo? Cosa c’entra la nostra routine, talvolta stanca e annoiata, con le solenni celebrazioni vissute in questi giorni, con le bellissime processioni spagnoleggianti, con la drammaturgia sacra di cui siamo stati attori o entusiasti spettatori?
C’entra, se la religione che professiamo è quella cattolica, che non può essere ridotta a un fatto privato e richiusa in un intimismo, forse anche superstizioso. Anzi, la vita quotidiana diventa il banco di prova che può confermare o smentire l’autenticità di quei gesti e di quei sentimenti che ci hanno portato per le strade a cantare “Passione del Signore…”, carichi del peso di simulacri ingombranti. Scrive in proposito don Aldo: “se Cristo non cambia anche la maniera di usare il bagno o di mangiare, significa che è puro moralismo, o superstizione o un’adesione meramente intellettuale”. La cura del dettaglio è doverosa proprio perché la realtà materiale, in virtù dell’incarnazione, è manifestazione del divino. Dio si è fatto sensibile, non è rimasto nelle rarefatte lontananze celesti, ha sacralizzato tutti i sensi dell’uomo. Insomma, “il cristianesimo – precisa don Aldo – non è un’idea, una delle tante ideologie, ma un Avvenimento, una Persona, un incontro. Qualcosa di concreto, di tangibile”.
Per questo motivo, la fede creduta e celebrata, deve incidere nella vita quotidiana. Non possiamo ripetere gesti antichi, carichi di grande emotività, se non siamo in grado di portarne il valore redentivo dentro le occupazioni più banali: dalla differenziazione dei rifiuti, al rispetto degli spazi comuni e dei nostri vicini di casa… e perfino alla pulizia del nostro lavandino!
Allora, il cristianesimo, in vitrù della legge dell’Incarnazione, può davvero essere un motore di cambiamento. In nome di Cristo si può evitare di buttare le carte per terra, di parcheggiare davanti ad un garage, di strombazzare il clacson nel centro abitato. Nel nome di Cristo si può gioire dei successi altrui, senza farsi rodere da sentimenti di invidia o di gelosia. L’amore non si comanda, la civiltà stessa è una conquista che ha bisogno di motivazioni più grandi rispetto al soddisfacimento immediato dei nostri desideri individuali. Ci accorgeremo, allora, che il progresso della comunità è anche il progresso del singolo individuo. Il tutto illuminato dalla luce di quell’Uomo-Dio che ha sofferto veramente, lacrime e sangue, che ha portato la croce sulle spalle, veramente. E’ caduto; si è rialzato. Ha portato a compimento il suo sacrificio. Fino alla risurrezione.
Le foto della Settimana Santa di Biancavilla
Redazione SME
Si è conclusa ieri la mostra fotografica “Pascham” sulla Settimana Santa a Biancavilla, in cui sono state esposte le foto più belle che hanno partecipato l’anno scorso al primo concorso fotografico sulla Pasqua di Biancavilla, promosso dall’Associazione “Symmachia”.
Nell’aula capitolare della Basilica Santuario sono state esposte le foto vincitrici del concorso del 2011, e un’ampia selezione di immagini che ritraggono i momenti salienti dei riti religiosi biancavillesi: dalla processione dell’Addolorata alla “Pace” della Domenica di Pasqua. In mostra anche gli abiti delle confraternite, con i relativi medaglioni. Ad impreziosire la mostra anche la “Croce della Passione”, realizzata nel 2005 dal M° Giuseppe Santangelo, che viene recata in processione il Venerdì Santo dall’Associazione “Maria SS. dell’Elemosina” a chiusura della Processione dei Misteri. In esposizione anche il cereo volto settecentesco del simulacro dell’Addolorata che rimase danneggiato nel 1983 nel corso della processione del Venerdì Santo mattina. Da allora, infatti, il volto dell’Addolorata è stato sostituito con una nuova realizzazione in cera.
La mostra, voluta da Vincenzo Ventura con la direzione artistica di Giuseppe Santangelo, ha registrato un notevole numero di visitatori, tra cui numerose scolaresche biancavillesi.
Intanto, nei prossimi giorni verranno raccolte le foto della seconda edizione del concorso fotografico sulla Settimana Santa di Biancavilla. La premiazione avrà luogo sabato 21 alle ore 19 presso la chiesa del Rosario. Quest’anno in gara anche i cortometraggi, un concorso che vede la partecipazione delle scolaresche e degli amatori. Le iniziative sono state promosse in collaborazione con la Biblioteca comunale “Gerardo Sangiorgio”.
Dio non abbandona mai l'umanità
La Resurrezione commentata dal fondatore dell’Opus Dei
di San Josemaría Escrivá
La sera del sabato Maria Maddalena, Maria madre di Giacomo, e Salòme comprarono gli aromi per imbalsamare il corpo morto di Gesù.
Il giorno dopo, di buon mattino, arrivano al sepolcro quando il sole è già sorto (Mc 16, 1-2).
Entrando, rimangono costernate perché non trovano il corpo del Signore. – Un giovane, in bianche vesti, dice loro: Non temete, so che cercate Gesù Nazareno: non est hic, surrexit enim sicut dixit, non è qui, perché è risorto come aveva predetto (Mt 28, 5).
La Vita ha sconfitto la morte.
È risorto! – Gesù è risorto: non è più nel sepolcro. – La Vita ha sconfitto la morte.
È apparso alla sua Santissima Madre. – E’ apparso a Maria di Magdala, pazza d’amore. – E a Pietro e agli altri apostoli. – E a te e a me, che siamo suoi discepoli e più pazzi della Maddalena: quante cose gli abbiamo detto!
Non vogliamo mai più morire a causa del peccato. Che la nostra risurrezione spirituale sia eterna.
– E prima di terminare la decina, tu hai baciato e piaghe dei suoi piedi …, e io più audace – perché più bambino – ho posato le mie labbra sul suo costato aperto.
Santo Rosario, 11
Cristo vive. Questa è la grande verità che riempie di contenuto la nostra fede. Gesù, che morì sulla Croce, è risorto, ha trionfato sulla morte, sul potere delle tenebre, sul dolore, sull’angoscia. Non abbiate paura: con questa esortazione un angelo salutò le donne che andavano al sepolcro. Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso: è risorto, non è qui (Mc 16, 6).
È Gesù che passa, 102
Gesù Cristo vince sempre
Il giorno del trionfo del Signore, della sua Risurrezione, è definitivo. Dove sono i soldati che le autorità avevano messo di guardia? Dove sono i sigilli che erano stati posti sulla pietra del sepolcro? Dove sono coloro che condannarono il Maestro? Dove sono quelli che crocifissero Gesù?… Di fronte alla sua vittoria, avviene la grande fuga di quei poveri miserabili. Riémpiti di speranza: Gesù Cristo vince sempre.
Forgia, 660
Dio non abbandona mai i suoi
Gesù è l’Emmanuele, Dio con noi. La sua Risurrezione ci rivela che Dio non abbandona mai i suoi. Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se queste donne si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai (Is XLIX, 14-15). Questa era la promessa e l’ha mantenuta. Dio si delizia ancora di stare tra degli uomini (cfr. Proverbi 8, 31).
È Gesù che passa, 102
Siamo amati da Dio
Il lavoro non è facile, ma abbiamo una guida chiara, una realtà da cui non possiamo né dobbiamo prescindere: siamo amati da Dio. Lasceremo dunque che lo Spirito Santo agisca in noi e ci purifichi, e così abbracceremo il Figlio di Dio crocifisso e risusciteremo con Lui, dato che la gioia della Risurrezione ha le sue radici nella Croce.È Gesù che passa, 66