Meditazioni sulle litanie lauretane: "Regina Familiae"

 

di P. Mario Piatti icms

Come in uno scrigno prezioso, il Vangelo di Giovanni racchiude, nel secondo capitolo, la descrizione del primo miracolo del Signore, a Cana. Come sappiamo, sono le parole di Maria Santissima che sollecitano il Cuore di Cristo a intervenire, mutando l’acqua delle giare in vino buono.

L’apparente banalità delle circostanze – il disagio che avrebbero provato gli sposi, per la imprevista mancanza del vino sulla mensa – in realtà rimanda a una straordinaria ricchezza di significati e di simbologie, che fin dalle origini è stata colta con venerazione dalla Chiesa.

La Vergine Maria esercita la propria autorità materna sul Figlio, sembra quasi costringerlo a compiere il primo “segno” – che manifesta la sua gloria e conferma la fede dei discepoli – seppure non fosse ancora giunta la sua ora. Da duemila anni Ella continua a operare così, maternamente, presso Gesù.

Unita in tutto a Lui, serva fedele della volontà del Padre e associata fino alla Croce al mistero della Redenzione, possiede il singolare privilegio di “avanzare i suoi diritti”, di far valere tutta la potenza dell’amore nei confronti del Figlio. Ma Ella fa tutto questo per noi, offre se stessa e la sua indicibile carità proprio in favore di chi spesso ha offeso e continua a offendere il Signore e a ferire il suo Immacolato Cuore.

Una sola parola e un solo sentire orientano il suo volere di Madre: misericordia e perdono, compassione e pietà per noi, accolti come figli nell’ora crudele della Passione e accompagnati, di generazione in generazione, lungo le vie del mondo, con una tenerezza che conforta e che commuove.   

Come a Cana, così ancora oggi la Madre si volge a Gesù e intercede per noi. Allora interveniva per quegli sposi, per due giovani, che celebravano nella fede ebraica il loro patto nuziale: non hanno più vino – Ella dice – la festa rischia di perdere il suo sapore, di appesantirsi e di calare di tono. Oggi intercede per ciascuno di noi, per le nostre famiglie, per i nostri caseggiati anonimi, per i quartieri popolari e per le ville dei ricchi, piene forse di ori, ma spesso fredde e vuote.

Elèva a Dio la sua preghiera per le nostre città, dove regnano indifferenza e cinismo; domanda pace per chi non ha più né gioia né speranza, per chi non sa guardare oltre il presente ed è schiacciato dai tanti problemi quotidiani e angosciato per un futuro sempre più incerto.

Maria Santissima raccoglie questo sentire profondo dell’anima e lo volge ancora al Figlio: non hanno più vino, sono privi di gioia, quella vera, profonda, che viene soltanto dall’alto. 

Soprattutto nei “luoghi dello Spirito”, nei grandi Santuari mariani – sorti là, dove qualcuno ha vissuto la straordinaria esperienza di vederla e di parlarle e dove innumerevoli testimonianze attestano il suo affetto di madre – effonde le sue grazie, colma di consolazione i suoi figli, indica loro il Vangelo come la sola via della salvezza.

Questi angoli di Cielo, sempre frequentatissimi in ogni parte della terra, permettono di incontrare Cristo, vivo e Santo, nella sua Parola, nei Sacramenti e nella comunione fraterna. Attraverso la mediazione di Sua Madre, prolungano dovunque la bellezza e il fascino della Fede.

Da queste oasi di preghiera e di contemplazione, scaturisce un flusso di benedizione e di pace che raggiunge la nostra esistenza. Il primo vero “luogo dello Spirito” deve diventare proprio la nostra casa, piccola Chiesa domestica e tempio santo dell’Altissimo. La quotidianità è lo spazio della Grazia. Nella rete degli affetti, che attraversa la vita, si estende e fiorisce la trama stessa del Vangelo, perché l’amore è anzitutto opera di Dio, prima ancora che nostra.

Come a Cana, Maria Santissima si preoccupa del bene degli sposi. Ora, come allora, il futuro del mondo passa necessariamente attraverso il cuore della famiglia: non vi è altra strada. All’opera, ormai generalizzata, messa in atto dovunque per distruggere questo tesoro di umanità e di fede, deve corrispondere un impegno ancora più profondo, da parte di tutti, per salvaguardarlo e per difenderlo.     

Di fronte alla sfacciata pretesa di cancellare le fondamenta stesse della famiglia e dell’amore – oggi regolarmente offeso, volutamente frainteso e vergognosamente calpestato –  il cristiano non si arrende mai: oltre che essere figlio della disobbedienza di Eva, ha come Madre Maria Santissima, incrollabile e determinata nella sua Fede. Siamo stati consegnati alla sua sollecitudine materna proprio per essere sostenuti nella prova e per imparare da Lei a custodire il Bene.

Madre della Chiesa, Regina della Famiglia, non smette di vigilare sulle nostre case e intercede per noi, ogni giorno, il dono della comprensione, del reciproco rispetto, del perdono e della pace.

Sulla nostra vita estende il suo sguardo, i suoi occhi misericordiosi si volgono a noi. In questa valle di lacrime, Ella ci mostra ancora Gesù, il frutto benedetto del suo seno. E ci ridà la forza di sperare e di amare.

[Tratto dalla rivista “Maria di Fatima”, mensile del movimento Famiglia del Cuore Immacolato di Maria]

Meditazioni sulle litanie lauretane: "Regina SS. Rosarii"

Redazione SME

Nel mese di maggio tradizionalmente dedicato alla devozione popolare alla Madre di Dio, rivive in tanti quartieri e famiglie delle nostre comunità cristiane la “Peregrinatio Mariae” con la recita del S. Rosario.

E’ buona cosa che, quando si recita il Santo Rosario si sia in grazia di Dio, e lo si faccia con la miglior devozione che ci è possibile in quel momento. Lei ci sta sicuramente ad ascoltare, sia che sia di giorno che di notte, in qualsiasi luogo noi ci troviamo.

Tutte le intercessioni che noi chiederemo all’Immacolata, possiamo starne certi, verranno esaudite da nostro Signore Gesù Crosto, così come Egli fece alle nozze di Cana.

A Lourdes, Fatima…, la Vergine Santissima si è presentata sempre con la corona del Santo Rosario in mano, invitando a recitarlo. Pregare il Santo Rosario, per tutti i cattolici, equivale ad assumere, ogni giorno, il cibo di vita indispensabile per nutrire l’anima. E’ come ripetere, per non scordarla, la vita di Gesù e Maria attraverso il Vangelo.

Il mondo secolarizzato, ma purtroppo anche parte del mondo cristiano, spesso fa dell’ironia quando vede e sente pregare il Santo Rosario. Le critiche più comuni e peraltro ormai scontate, dicono che si tratta di una preghiera lunga e di una monotona cantilena, seguita da un’altra `tiritera’ chiamata `litanie’.

Diversamente si insiste, poi, nel definire il Santo Rosario una “filastrocca inutile e sonnacchiosa”; retaggio dell’analfabetismo e del bigottismo di qualche vecchietta. Nel migliore dei casi si ritiene questa preghiera ormai obsoleta e definitivamente superata.

Per nostra fortuna, l’Immacolata, nel donare all’umanità questa preghiera perfetta, ha anche illuminato diversi santi, a cominciare da San Domenico, sull’importanza decisiva di essa, per la salvezza dell’umanità.

Il Beato Alano della Rupe, un’altro grande illuminato, definì il Santo Rosario con queste parole: “… il midollo di tutto il Vangelo” e ancora “…quando lo si prega il Cielo esulta e tutta la terra stupisce. Si chiude le orecchie Satana, fugge e trema con l’inferno tutto. Le cose mondane diventano “vili” ed il cuore si riempie di Amore, fugge la tristezza e ci invade una insolita letizia. Cresce la “devozione” e fiorisce la “compunzione”; aumenta la speranza e la consolazione, si dilata l’animo e si rinnova, e l’affetto si irrobustisce”.

Nonostante affermazioni di questo tenore, purtroppo ai più sconosciute, non è raro sentire invece delle malevoli affermazioni del tipo: “…si tratta di una devozione monotona e ripetitiva che suscita una continua distrazione in chi lo recita”.
Ma noi, che abbiamo imparato ad amare il Santo Rosario, possiamo serenamente replicare che: “…recitare il Santo Rosario è creare un’atmosfera di abbandono della mente che si distende in Dio, che avvolge sé stessa per effondere nel Mistero”. La devozione mariana ama la ripetizione che è “affettiva”. Quante volte il bambino chiama la mamma durante il giorno? Ben più di 50 volte, come nel Santo Rosario.
Il Card.  Ravasi così si espresse: “I laicisti insistono col dire che il Santo Rosario è la devozione dei deboli e degli ignoranti” . Ma, su questo punto, consoliamoci, siamo in buona compagnia! Infatti, i Santi furono tutti, indistintamente, molto devoti a questa preghiera, e a quanto ci risulta, non erano affatto deboli ne tantomeno ignoranti!”

Meditazioni sulle litanie lauretane: "Virgo Prudens"

La “Prudenza” è una delle quattro virtù cardinali, cioè di quelle virtù che svolgono la funzione di “cardine” nella vita morale, in quanto attorno ad esse ruotano praticamente tutte le altre virtù.
Essa evoca la capacità di vedere ogni cosa alla luce di Dio, facendosi istruire da Lui circa le decisioni da prendere. Concretamente la prudenza consiste nel discernimento, cioè nella capacità di distinguere il vero dal falso e il bene dal male, al fine di agire con senso di responsabilità, cioè facendosi carico delle conseguenze delle proprie azioni. L’uomo prudente allora non è tanto l’indeciso, il cauto, il titubante, ma al contrario è uno che sa decidere con sano realismo, non tentenna e  non ha paura di osare.
La prudenza, così intesa, è un dono dello Spirito Santo.
Il fondatore dei Frati Francescani dell’Immacolata spiega la virtù della Prudenza nella vita della Vergine Maria.

di Padre Stefano M. Pio Manelli

Non è sbagliato dire che la prima virtù dimostrata dalla Madonna all’Annunciazione è stata la virtù cardinale della prudenza. Infatti, alle straordinarie parole di salute dell’Angelo Gabriele – “Ave, o piena di grazia, il Signore è con te! (Lc 1, 28) – l’evangelista san Luca dice che la vergine Maria rimase subito impaurita, colpita o turbata. Perché mai? Per l’intervento della virtù della prudenza!

E’ nella natura della virtù della prudenza, infatti, il compito di mettere in guardia la persona da ogni precipitazione o valutazione affrettata delle cose, aiutando a rendersi prima conto sia di ciò che ascolta, come di ciò che vede o di ciò che avviene. A quelle straordinarie parole dell’Angelo, la virtù della prudenza si fece subito presente e mise in guardia la giovanissima vergine Maria, impegnandola a riflettere per valutare prudentemente il senso di quella parole angeliche, anziché esaltarsi senza rendersi conto della loro reale portata.

Testualmente, infatti, l’evangelista san Luca dice che alle splendide parole di saluto dell’Angelo, Maria vergine, molto prudentemente, lungi dall’esaltarsi, «si domandava che senso avesse un tale saluto» (Lc 1, 29). Prudenza e ponderatezza si danno la mano in queste parole dell’evangelista, e, molto più, fanno unità strettissima nel comportamento della vergine Maria.

All’iniziale turbamento della Madonna, infatti, l’Angelo Gabriele fa seguire le parole di spiegazione, non meno straordinarie anch’esse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio…» (Lc 1, 30-33). Nelle parole dell’Angelo, dunque, continua la rivelazione di cose davvero straordinarie; cose grandi che si possono riassumere nelle parole: Tu, vergine Maria, diventerai madre dello stesso Figlio di Dio!

A queste altre parole dell’Angelo, ora, si sarebbe potuto pensare che immediatamente, da parte della vergine Maria, non c’era da fare altro che allietarsi ed esaltarsi fino al settimo cielo, rallegrandosi di una gioia divina senza misura. E invece, no. Perché mai?

Maria, infatti, anche dopo le altre parole dell’Angelo, si presenta con la sua prudenza e ponderatezza, non lasciandosi affatto esaltare dalle cose così sublimi che l’Angelo Gabriele ha detto a lei e che riguardavano precisamente il progetto di Dio su di lei.

E’ proprio della virtù della prudenza, infatti, osservare anzitutto attentamente ogni cosa, per saper discernere il bene dal male, evitando, in tal modo, ogni rischio di male per sé e per gli altri. Al riguardo, tuttavia, verrebbe subito da chiedersi: ma era mai possibile che da parte dell’Angelo Maria potesse ricevere alcunché di male o di non conveniente? Si tratta di un Angelo mandato da Dio!

La risposta a questa ragionevole domanda rimase tuttavia in sospeso, perché Maria, riflettendo prudentemente sulle parole dell’Angelo, coglie un punto che si presenta problematico: come potrà ella divenire Madre del Figlio di Dio senza tradire l’offerta della sua verginità a Dio? Il problema, dunque, si fa davvero grande per Maria, si fa cruciale.

Se è vero che ella avrebbe voluto subito esaltarsi al progetto di una così sublime Maternità divina, come conciliarla, tuttavia, con la sua verginità già consacrata a Dio? Può mai ella togliere a Dio ciò che già gli ha donato e che appartiene solo a Lui? Può ella non far più conto della verginità già donata a Dio?… Sono interrogativi davvero delicati e scottanti!

Prudenza e ponderatezza rispondono di no. In questo caso, soltanto Iddio poteva risolvere la cosa, perché è dovere sacrosanto della creatura salvaguardare sempre il diritto di Dio a cui apparteneva la verginità che Maria gli aveva già offerto.

Ed ecco, allora, le ultime parole chiarificatrici e riassicuratrici dell’Angelo alla vergine che si è mostrata così attenta e prudente: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque chiamato Santo e Figlio di Dio» (Lc 1, 35).

A questo punto, la conclusione di questa altissima lezione sulla virtù cardinale della prudenza è stata la risposta ultima di Maria che ora può dire all’Angelo con tutta la sua anima: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto» (Lc 1, 38).

Voglia la “Virgo prudens” insegnare anche a noi la preziosa virtù cardinale della prudenza!

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