Meditazioni sulle litanie lauretane: "Speculum iustitiae"
di P. Stefano M. Pio Manelli
San Giuseppe, Sposo di Maria, viene descritto nel Vangelo secondo san Matteo quale uomo “giusto” (1,19) nel senso di santo, retto e perfetto osservante della Legge di Dio. Ed è in questo senso che bisogna considerare la virtù della “giustizia” della Vergine Maria. Ella fu “ripiena della virtù della giustizia”, cioè fu santa, specchio di conformità al Volere divino e specchio di rettitudine nei rapporti con gli altri. Nelle Litanie lauretane noi invochiamo Maria Santissima “Specchio della Giustizia“ (Speculum iustitiæ), in quanto riflette in sé la giustizia di Dio, la sua armonia, la sua verità, la sua bellezza. L’Immacolata è la più splendida immagine di Dio che sia stata realizzata in una creatura umana. Ella accolse in sé per la sua limpidità, per la sua purezza e per la sua umiltà i raggi di Colui che è il Sole di Giustizia, il Cristo, rispecchiandone le perfezioni. Sappiamo bene infatti che, ordinariamente, lo specchio riflette la luce e gli oggetti mediante i raggi luminosi che riceve, e Maria ricevette in sé non solo i raggi del Sole divino, ma lo stesso Sole e lo mostrò al mondo in tutta la sua perfezione, rifrangendo la luce divina nei suoi infiniti colori. In principio, ogni uomo uscito dalle mani di Dio, doveva essere uno “specchio” che Lo rifletteva, perché fatto a “immagine e somiglianza” di Dio (Gn 1,26). Con il peccato dei nostri progenitori, però, questo “specchio” si macchiò e sfigurò l’”immagine e somiglianza” di Dio.
Solo Maria Santissima, la Vergine Immacolata, fu uno “specchio senza macchia” (Speculum sine macula). Specchio sempre nitido e luminoso, “Speculum pulchritudinis”, specchio della bellezza, come la chiama san Bernardo. È risaputo, infatti, che lo specchio, per riflettere perfettamente le immagini, deve essere terso, limpido, senza macchia o difetto; e Maria è, appunto, il “candore della Luce eterna”, come è scritto nel libro della Sapienza (7,26) “Candor est enim lucis æternæ”, tutta risplendente di purezza nivea e candore liliale. Incanto, stupore ed estasi: la bellezza di Maria! Avevano forse torto quei “veggenti” che sospiravano l’ora della morte per poter andare a rivedere il volto sublime di Maria? Sappiamo poi, che, nello specchio il sole entra senza fare alcun danno, anzi investendolo dei suoi raggi e rendendolo sorgente di luce. Ebbene, in Maria, il Sole di giustizia, che è Cristo, scende nel suo grembo immacolato e non soltanto conserva assolutamente intatta l’illibata integrità verginale della Madre, ma gliela “consacra” divinamente, come dice la Liturgia: “non minuit, sed sacravit”, ossia la illumina di meravigliosa e prodigiosa luce divina che Ella poi riflette su di noi affinché, specchiandoci in Lei, possiamo rivestirci della sua radiosa santità verginale, tutta perla preziosissima e diamante puro per Gesù, il Sole di giustizia.
La Vergine Santissima, infine, fu specchio di divina giustizia in quanto nulla di più giusto e di più santo si può avere in un’umana creatura. Piena di grazia, Ella fu adorna di ogni virtù. Splendida nell’anima, nei sentimenti e nelle opere, illumina ed affascina quanti la contemplano. Il profondo sentimento di giustizia che animò la sua vita e che regnava sovrano nella sua anima, non poteva non rilevarsi naturalmente anche all’esterno, nella sua vita di ogni giorno. In Lei si ammirò sempre un comportamento semplice e nobile, alieno da qualunque astuzia o dissimulazione, pronto a dare a ciascuno il suo, verso Dio, verso il prossimo e verso se stessa. Verso Dio Ella fu sempre pronta a riconoscerLo come Signore e Creatore, considerando se stessa creatura delle sue mani. Verso il prossimo la sua condotta fu sempre irreprensibile, sottomessa e umile, compiendo i propri doveri con esattezza, sapendo vivere al posto a Lei assegnato da Dio, nel rispetto dei diritti degli altri. Verso se stessa, infine, seppe sempre dirigere a Dio tutte le sue azioni e far si che tutto contribuisse a meglio amarlo e servirlo. In Maria Santissima possiamo dire che tutto fu trovato perfetto dallo stesso Dio, secondo le parole dell’Angelo all’Annunciazione: “invenisti gratiam apud Deum” (Lc 1, 30), hai trovato grazia presso Dio; e a Lei, specchio tersissimo di santità, devono guardare tutte le creature, per poter raggiungere la perfetta conformità a Cristo, di cui Maria, Sua Madre, ha “la faccia che più s’assomiglia”, come dice Dante Alighieri.
Auguri al Prevosto Salerno per i suoi 50 anni!
Associazione “Maria SS. dell’Elemosina”
Biancavilla
Il Presidente,
il Consiglio direttivo,
i Soci
e la Redazione del Sito
formulano al carissimo
Prev. Agrippino Salerno,
ASSISTENTE SPIRITUALE DELL’ASSOCIAZIONE
l’augurio più fervido per il raggiungimento
dei suoi primi 50 anni di età,
mentre invocano dal Padre celeste prosperità di vita,
gioia ed efficacia pastorale.
ad multos annos!
Don Pino è nato in Australia, a Williamstown, l’8 maggio 1962 da genitori italiani. Il 14 settembre 1989 ha ricevuto l’Ordinazione presbiterale dall’Arcivescovo di Catania Mons. Luigi Bommarito. Dal 1° novembre 2007 è Prevosto-Parroco della Basilica Collegiata Santuario “S. Maria dell’Elemosina” di Biancavilla, assumendo contestualmente il ruolo di Assistente Spirituale dell’Associazione “Maria SS. dell’Elemosina” che zela il culto del Santuario.
In questo giorno, tanto caro alla devozione alla Madre di Dio, invocata come Regina del Rosario di Pompei, affidiamo il suo lavoro e la sua persona alla Madonna, di cui è tanto devoto, perché gli dia la forza e la luce necessaria per lo svolgimento del suo ministero.
8 Maggio: Supplica alla Madonna di Pompei
La Supplica alla Regina del Santo Rosario di Pompei fu scritta, nel 1883, da Bartolo Longo con il titolo “Atto d’amore alla Vergine”. Viene recitata solennemente due volte l’anno, alle ore 12 dell’8 maggio e della prima domenica di ottobre. La Supplica fu composta da Longo come adesione all’invito che, nella sua prima Enciclica sul Rosario, Papa Leone XIII aveva fatto ai cattolici, ad un impegno spirituale volto a fronteggiare i mali della società. Il 1° settembre del 1883, infatti, era stata pubblicata l’Enciclica Supremi apostolatus officio, con la quale il Papa indicava nella preghiera del Rosario uno strumento sicuro per il conseguimento del bene spirituale della società e della Chiesa, travagliata da “gravi calamità”. Al beato Bartolo Longo, che in quel tempo era impegnato ad erigere il tempio alla Vergine del Rosario e a diffonderne la devozione nel mondo, sembrò che la parola del Pontefice costituisse una sorte d’imprimatur a tutta la sua attività. Il 23 settembre inviò un telegramma al Santo Padre per ringraziarlo di aver pubblicato l’Enciclica sul Rosario, che sarebbe stata d’incoraggiamento per celebrare la prossima festa di ottobre e proseguire con maggiore alacrità la costruzione del Santuario del Rosario, la cui opera la Vergine accompagnava con incessanti prodigi.
Il testo della Supplica, che ha avuto nel tempo vari ritocchi, fino a giungere all’attuale formulazione, è profondamente coinvolgente, lirico e musicale. Si caratterizza per una coralità unica e unificante; tra tutte le preghiere composte da autori italiani è quella più famosa al mondo. È una preghiera universale: il Beato aveva ragione a definirla Ora del mondo. La Supplica nasce dal cuore di Bartolo Longo, ma in realtà, ognuno può sentirsene l’autore, in quanto essa racchiude tutti i dolori e le speranze della famiglia umana. Il Longo, infatti, con la Supplica, ha dato voce all’amore che dalla terra si leva verso il cielo. Essa è preghiera per l’Italia, per l’Europa, per il mondo intero.
O Augusta Regina delle Vittorie, o Sovrana del Cielo e della Terra, al cui nome si rallegrano i cieli e tremano gli abissi, o Regina gloriosa del Rosario, noi devoti figli tuoi, raccolti nel tuo Tempio di Pompei, (in questo giorno solenne), effondiamo gli affetti del nostro cuore e con confidenza di figli ti esprimiamo le nostre miserie.
Dal trono di clemenza, dove siedi Regina, volgi, o Maria, il tuo sguardo pietoso su di noi, su le nostre famiglie, su l’Italia, su l’Europa, sul mondo. Ti prenda compassione degli affanni e dei travagli che amareggiano la nostra vita. Vedi, o Madre, quanti pericoli nell’anima e nel corpo, quante calamità ed afflizioni ci costringono.
O Madre, implora per noi misericordia dal Tuo Figlio divino e vinci con la clemenza il cuore dei peccatori. Sono nostri fratelli e figli tuoi che costano sangue al dolce Gesù e contristano il tuo sensibilissimo Cuore. Mostrati a tutti quale sei, Regina di pace e di perdono.
Ave Maria.
E’ vero che noi, per primi, benché tuoi figli, con i peccati torniamo a crocifiggere in cuor nostro Gesù e trafiggiamo nuovamente il tuo cuore. Lo confessiamo: siamo meritevoli dei più aspri castighi, ma tu ricordati che, sul Golgota, raccogliesti, col Sangue divino, il testamento del Redentore moribondo, che ti dichiarava Madre nostra, Madre dei peccatori. Tu dunque, come Madre nostra, sei la nostra Avvocata, la nostra speranza. E noi, gementi, stendiamo a te le mani supplichevoli, gridando: Misericordia!
O Madre buona, abbi pietà di noi, delle anime nostre, delle nostre famiglie, dei nostri parenti, dei nostri amici, dei nostri defunti, soprattutto dei nostri nemici e di tanti che si dicono cristiani, eppur offendono il Cuore amabile del tuo Figliuolo. Pietà oggi imploriamo per le Nazioni traviate, per tutta l’Europa, per tutto il mondo, perché pentito ritorni al tuo Cuore. Misericordia per tutti, o Madre di Misericordia!
Ave Maria.
Degnati benevolmente, o Maria, di esaudirci! Gesù ha riposto nelle tue mani tutti i tesori delle Sue grazie e delle Sue misericordie. Tu siedi, coronata Regina, alla destra del tuo Figlio, splendente di gloria immortale su tutti i Cori degli Angeli. Tu distendi il tuo dominio per quanto sono distesi i cieli, e a te la terra e le creature tutte sono soggette. Tu sei l’onnipotente per grazia, tu dunque puoi aiutarci. Se tu non volessi aiutarci, perché figli ingrati ed immeritevoli della tua protezione, non sapremmo a chi rivolgerci. Il tuo cuore di Madre non permetterà di vedere noi, tuoi figli, perduti. Il Bambino che vediamo sulle tue ginocchia e la mistica Corona che miriamo nella tua mano, ci ispirano fiducia che saremo esauditi. E noi confidiamo pienamente in te, ci abbandoniamo come deboli figli tra le braccia della più tenera fra le madri, e, oggi stesso, da te aspettiamo le sospirate grazie.
Ave Maria.
(Chiediamo la benedizione a Maria)
Un’ultima grazia noi ora ti chiediamo, o Regina, che non puoi negarci (in questo giorno solenne). Concedi a tutti noi l’amore tuo costante e in modo speciale la materna benedizione. Non ci staccheremo da te finché non ci avrai benedetti. Benedici, o Maria, in questo momento il Sommo Pontefice. Agli antichi splendori della tua Corona, ai trionfi del tuo Rosario, onde sei chiamata Regina delle Vittorie, aggiungi ancor questo, o madre: concedi il trionfo alla Religione e la pace alla umana società.
Benedici i nostri Vescovi, i Sacerdoti e particolarmente tutti coloro che zelano l’onore del tuo Santuario. Benedici infine tutti gli associati al tuo Tempio di Pompei e quanti coltivano e promuovono la devozione al Santo Rosario.
O Rosario benedetto di Maria, Catena dolce che ci rannodi a Dio, vincolo di amore che ci unisci agli Angeli, torre di salvezza, negli assalti dell’inferno, porto sicuro nel comune naufragio, noi non ti lasceremo mai più.
Tu ci sarai conforto nell’ora di agonia, a te l’ultimo bacio della vita che si spegne. E l’ultimo accento delle nostre labbra sarà il nome tuo soave, o Regina del Rosario di Pompei, o Madre nostra cara, o Rifugio dei peccatori, o Sovrana consolatrice dei mesti.
Sii ovunque, benedetta, oggi e sempre, in terra e in cielo. Amen.
Salve Regina.