Il Corpus Domini a Biancavilla

Redazione SME

Domenica prossima, 10 giugno 2012, la Comunità ecclesiale di Biancavilla celebrerà insieme la solennità del Corpo e del Sangue del Signore. Ci si ritroverà alle 19 presso il cortile dell’oratorio parrocchiale di Cristo Re  per la Celebrazione Eucaristica che sarà presieduta da Don Carmelo Tomasello. Seguirà la solenne processione eucaristica, con la partecipazione delle Confraternite e delle Associazioni cattoliche cittadine, degli Ordini e delle famiglie religiose,  del clero locale e delle autorità civili e militari. Il lungo corteo si snoderà lungo via Vittorio Emanuele per concludersi all’interno della Basilica Santuario “Maria SS. dell’Elemosina” con la benedizione eucaristica.

Alla celebrazione sono invitati tutti i fedeli biancavillesi. Per favorire tale partecipazione, nel pomeriggio di domenica non saranno celebrate SS. Messe nelle parrocchie e rettorie della città.

Come da consolidata tradizione, nei giorni seguenti seguiranno le processioni parrocchiali che coinvolgeranno tutti i quartieri della città, segno concreto della presenza e della vicinanza del Signore nella vita quotidiana.

Le processioni seguiranno il seguente calendario:

lunedì – Parrocchia Matrice – zona di Sberno
martedì – Parrocchia SS. Salvatore
mercoledì – Parrocchia Cristo Re
giovedì – Parrocchia S. Maria dell’Idria
venerdì – Parrocchia SS. Cuore di Gesù
sabato – Parrocchia Annunziata
domenica – Basilica Maria SS. dell’Elemosina

Nell'Eucaristia ci è dato un principio nuovo di energia

 

di san Josemaría Escrivá de Balaguer

Era di notte quando il Signore, nell’Ultima Cena, istituì la Sacra Eucaristia: la circostanza — commenta san Giovanni Crisostomo — indicava che i tempi si erano compiuti (San Giovanni Crisostomo, In Matthaeum homiliae, 82, 1 [PG 58, 700]). Scendeva la notte sul mondo perché i vecchi riti, gli antichi segni della misericordia infinita di Dio verso l’umanità stavano per realizzarsi pienamente, aprendo il cammino a una vera aurora, la nuova Pasqua. L’Eucaristia fu istituita nella notte, in preparazione all’alba della Risurrezione.

Ed è proprio questo albore che dobbiamo preparare anche nella nostra vita. Dobbiamo rifiutare e allontanare da noi tutto quanto è caduco, dannoso o inutile: lo scoraggiamento, la sfiducia, la tristezza, la viltà. La Sacra Eucaristia comunica ai figli di Dio la novità divina; e a noi tocca corrispondere in novitate sensu (Rm 12, 2), rinnovando tutto il nostro sentire e il nostro operare. Ci è stato dato un principio nuovo di energia, una radice potente innestata al Signore. E noi, che possediamo ormai il Pane di oggi e di sempre, non possiamo tornare al lievito di una volta.

Nella festa del Corpus Domini, in tante città della terra, i fedeli in processione accompagnano il Signore: Egli, nascosto nell’Ostia, percorre vie e piazze — come già nella sua vita terrena — mostrandosi a quelli che vogliono vederlo e facendosi incontro a quelli che non lo cercano. Così, ancora una volta, Gesù viene in mezzo ai suoi.

Come rispondiamo alla chiamata del Maestro? Le manifestazioni esterne dell’amore devono nascere dal cuore, e continuare in una testimonianza di vita cristiana. Il rinnovamento che si opera in noi, al ricevere il Corpo del Signore, deve essere manifestato nelle opere. Rendiamo dunque sinceri i nostri pensieri: che siano pensieri di pace, di donazione, di servizio.

Rendiamo le nostre parole vere, chiare, opportune: che sappiano consolare e aiutare, che sappiano soprattutto portare agli altri la luce di Dio. Rendiamo le nostre azioni coerenti, efficaci, appropriate: abbiano il bonus odor Christi (2Cor 2, 15), il profumo di Cristo, che ce ne richiama il comportamento e la vita.

La processione del Corpus Domini manifesta la presenza di Dio per città e villaggi. Ma questa presenza, ripeto, non può essere cosa di un giorno, un vociare confuso, udito e subito dimenticato. Il passaggio di Gesù ci ricorda che dobbiamo scoprirlo anche nelle nostre attività quotidiane.

Accanto alla processione solenne di questo giovedì, ci deve essere la processione silenziosa e umile della vita ordinaria di ogni cristiano, uomo tra gli uomini, ma con il privilegio di avere ricevuto la fede e la missione divina di comportarsi in modo tale da rinnovare sulla terra il messaggio del Signore. Non siamo immuni da errori, da miserie, da peccati. Ma Dio è con gli uomini, e dobbiamo far sì che si serva di noi perché il suo passaggio tra le creature sia ininterrotto.

Chiediamo allora al Signore che ci conceda di essere anime di Eucaristia e che il nostro rapporto intimo con Lui si esprima in gioia, serenità, in desiderio di giustizia. È così che agevoleremo agli altri il compito di riconoscere Cristo e che daremo il nostro contributo per collocarlo al vertice di tutte le attività umane. Avrà compimento la promessa di Gesù: “Io, quando sarò innalzato da terra, attirerò a me tutte le cose” (cfr Gv 12, 32).

Nell'Eucaristia è il tesoro più prezioso della Chiesa: lasciamoci amare da Gesù

Oggi la Solennità del Corpo e Sangue del Signore, traslata in Italia alla domenica successiva. Pubblichiamo di seguito alcune riflessioni sull’Eucaristia, che “costituisce il più prezioso tesoro della Chiesa e dell’umanità” (Benedetto XVI).
 

di padre Angelo del Favero

Se con il dono dello Spirito Santo a Pentecoste la Chiesa viene alla luce e si incammina per le strade del mondo, un momento decisivo della sua formazione è certamente l’istituzione dell’Eucaristia nel Cenacolo. Il suo fondamento e la sua scaturigine è l’intero Triduo pasquale, ma questo è come raccolto, anticipato, e “concentrato” per sempre nel dono eucaristico.(…) Con esso Gesù Cristo istituiva una misteriosa “contemporaneità” tra quel Triduo e lo scorrere di tutti i secoli.

Questo pensiero ci porta a pensieri di grande e grato stupore. C’è, nell’evento pasquale e nell’Eucaristia che lo attualizza nei secoli, una “capienza” davvero enorme, nella quale l’intera storia è contenuta, come destinataria della grazia della redenzione.

(B. Giovanni Paolo II, Enciclica Ecclesia de Eucharistia, n. 5).

Queste parole ci lasciano stupefatti come un bambino sulla riva che ammira l’oceano, ma come intendere questa capienza eucaristica in termini personali?

Mistero della fede!

Tuttavia si può dire che l’Eucaristia, pur avendo un “carattere universale e, per così dire, cosmico” (id., n. 8), non si tratta semplicemente di una capienza ‘storica’, fatta di tempo, spazio e avvenimenti, ma di una capienza d’Amore.

L’Eucaristia contiene “corporalmente” tutta la Pienezza dell’Amore di Dio, essendo realmente Gesù risorto e vivo che comunica l’abbondanza della sua Vita a chi mangia la sua carne e beve il suo sangue (Gv 6,56-57).

E’ questo il miracolo nel miracolo dell’Eucaristia: la capienza immensa del Cuore di Cristo si “concentra” nella capienza angusta del cuore umano, per dilatarla pressoché infinitamente.

L’uomo, infatti, essendo “partecipe della natura divina” (2Pt 1,4), è “capace” di Dio fin dal concepimento (Lc 1,31), “perché è stato creato da Dio e per Dio; e Dio non cessa di attirare a sé l’uomo, e soltanto in Dio l’uomo troverà la verità e la felicità che cerca senza posa” (Catechismo Chiesa Cattolica, n. 27).

Queste ultime parole fanno intendere che solo chi mangia degnamente la carne di Gesù e beve degnamente il Suo sangue, può possedere l’inalienabile gioia divina che il Signore risorto possiede e comunica: “Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena” (Gv 15,11).

E questa gioia è la pienezza di una vita sperimentata come flusso di Amore divino continuamente ricevuto e traboccante dal cuore. L’Eucaristia, infatti, è tutto l’Amore di Dio, è tutto l’Amore-che-è-Dio.

Prima che, per bocca del sacerdote, Gesù in persona dica: “questo è il mio corpoquesto è il mio sangue” (Mc 14,22.24), il pane e il vino che vediamo sulla mensa sono quello che appaiono. Dopo queste parole, anche un solo frammento di quel pane è Gesù stesso, ed anche una sola goccia di quel vino è Gesù stesso: adesso nel frammento consacrato c’è il Tutto, adesso nella goccia consacrata c’è l’Oceano dell’Amore e della Vita di Dio.

L’Eucaristia è cena (Mc 14,15), è banchetto nuziale a base della carne e del sangue dello Sposo, che sono “vero cibo e vera bevanda” (Gv 6,55); ‘veri’ cioè conformi alla verità profonda dell’uomo, quindi in grado di saziarne e dissetarne il cuore. Anche un solo Frammento, anche una sola Goccia hanno questa virtù.

L’Eucaristia è Gesù nel suo amore “fino alla fine (Gv 13,1) che lo ha spinto a dare la vita per noi versando il sangue sulla croce fino all’ultima goccia. Goccia d’Amore infinito, che viene versata in “contemporaneità” sul Calvario e sull’altare ogni volta che la Chiesa celebra l’Eucaristia, in tutti gli angoli del mondo e lungo lo scorrere di tutti i secoli. Una goccia è piccola come la cruna di un ago, nella quale essa può entrare facilmente. Ebbene, l’Eucaristia realizza l’impossibile paradosso del cammello alle prese con la cruna dell’ago (Mc 10,25).

Il cammello sono io, il mio io orgoglioso ed egoista, la mia volontà smisuratamente ricca di amor proprio e la mia natura enormemente fragile. Ma il cammello non deve temere di dover essere ‘sbriciolato’ per passare la cruna ed entrare nel Regno: non è necessario, perché, grazie all’Eucaristia il Regno di Dio entra nell’io-cammello; e lo può fare veramente anzitutto grazie alla capienza eucaristica (“In Lui viviamo, ci muoviamo ed esistiamo” – At 17,28), poi grazie alla nativa “capacitas Dei” della persona umana.

Basta solo che io lo creda, basta solo che io lo voglia, basta solo che io mi lasci amare da Gesù-Eucaristia.

Lo ha fatto intendere Benedetto XVI citando sant’Ambrogio: “Quello che fa l’amore, non potrà mai farlo la paura. Niente è così utile come farsi amare” (VII Convegno Mondiale delle Famiglie, Discorso alle Autorità, 2 giugno 2012). Ogni volta che ci lasciamo amare da Gesù-Eucaristia, avviene nel nostro cuore quello che dice l’autore della Lettera agli Ebrei: “il sangue di Cristo – il quale, mosso dallo Spirito eterno, offrì se stesso senza macchia a Dio – purifica la nostra coscienza dalle opere di morte, perché serviamo al Dio vivente” (Eb 9,15).

Coscienza e cuore sono la stessa cosa per la Bibbia, perciò la Parola di Dio ci dice che grazie all’Eucaristia diventiamo capaci di amare come Gesù e con Gesù, trovando in ciò la vera e duratura gioia di vivere.

Quello che fa l’amore non potrà mai farlo la paura”, e non potrà mai farlo nemmeno il coraggio senza la forza dell’Eucaristia. La beata Teresa di Calcutta non avrebbe potuto fare un briciolo di tutto ciò che ha fatto se non avesse attinto ogni giorno il suo eroico amore da Gesù Eucaristia.

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