Le ragioni profonde della devozione al Sacro Cuore di Gesù

Il culto del Sacro Cuore di Gesù non è affatto secondario nella fede cristiana, né tanto meno una forma di superstizione, come i suoi avversari, specie i giansenisti, sostenevano. Al contrario, esso è stato voluto e stabilito da Cristo stesso, che ha ad esso legato dodici promesse e un valore di portata non solo teologica ma anche sociale.

Il Cristianesimo afferma che la salvezza è nell’adesione del cuore. Per il Cristianesimo la conoscenza è importante ma non determinante, nel senso che essa svolge una funzione ausiliare per l’esercizio della virtù ma non costituisce il criterio della salvezza. Il Cristianesimo non è una religione gnostica, ovvero una religione che fa della conoscenza l’unico criterio della salvezza: chi conosce si salva, chi non conosce non si salva. 

Il significato teologico

Il Dio cristiano ha creato per amore e per amore ha deciso d’incarnarsi, di fare esperienza della sofferenza e della morte. Nel XVII secolo nacque e iniziò a diffondersi l’eresia giansenista, che si basava prevalentemente su due punti. Primo: il peccato originale ha talmente rovinato l’uomo che questi, senza la Grazia, non può fare il bene, neanche occasionalmente. Secondo: Dio ha già deciso chi deve essere salvato e chi dannato indipendentemente dai meriti e dai demeriti; insomma, una predestinazione in senso calvinista. Dunque quella del giansenismo era una concezione antropologica dichiaratamente pessimistica e, nello stesso tempo, una concezione di Dio rigoristica ed angosciante. Il Sacro Cuore appare a santa Margherita Maria Alacoque affermando, invece, che bisogna abbandonarsi al suo Amore, indicando cioè il suo Cuore come criterio di vincolo a Lui e anche come criterio di comprensione della sua tenerezza per l’uomo stesso. In una delle rivelazioni a santa Margherita il Sacro Cuore disse: «Ecco quel Cuore che ha talmente amato gli uomini da non aver risparmiato nulla, fino ad esaurirsi e consumarsi per testimoniare a loro il proprio amore». Dunque, con la devozione al Sacro Cuore, Gesù ricorda il suo immenso amore e la sua immensa misericordia per l’uomo. Un ricordo non astratto ma volto a far capire concretamente quanto la vita dell’uomo stesso possa cambiare abbandonandosi all’amore di Gesù. Egli rivelò a santa Margherita ben dodici promesse di una indiscutibile concretezza. Leggiamole.

1. Ai devoti del mio Sacro Cuore darò tutte le grazie e gli aiuti necessari al loro stato. 2. Stabilirò e manterrò la pace in tutte le loro famiglie. 3. Li consolerò in tutte le loro afflizioni. 4. Sarò per loro sicuro rifugio in vita e soprattutto nell’ora della morte. 5. Spargerò abbondanti benedizioni su tutte le loro fatiche e imprese. 6. I peccatori troveranno nel mio Cuore un’inesauribile fonte di misericordia. 7. Le anime tiepide diventeranno ferventi con la pratica di questa devozione. 8. Le anime ferventi saliranno rapidamente ad un’alta perfezione. 9. La mia benedizione rimarrà nei luoghi in cui verrà esposta e venerata l’immagine del Sacro Cuore. 10. A tutti coloro che opereranno per la salvezza delle anime, darò grazie per poter convertire i cuori più induriti. 11. Le persone che diffonderanno questa devozione avranno i loro nomi scritti per sempre nel mio Cuore. 12. A tutti coloro che si comunicheranno nei primi venerdì di nove mesi consecutivi, darò la grazia della perseveranza finale e della salvezza eterna.

A proposito della devozione al Sacro Cuore di Gesù, Pio XI al paragrafo 4 della Miserentissimus Redemptor, dell’8 maggio 1928, dice che «essa è non soltanto il simbolo, ma anche, per così dire, la sintesi di tutto il mistero della Redenzione (…) la più completa professione della Religione cristiana».

Il significato sociale

Se teologicamente la devozione al Sacro Cuore è una risposta al giansenismo, socialmente è una risposta prima di tutto all’assolutismo politico, uno dei tratti tipici della modernità. Il XVII è proprio il secolo dell’assolutismo politico che affonda le sue radici nella concezione, tipicamente umanistico-rinasacimentale, di un potere non organicamente legato al Vero e al Giudizio morale (e quindi a Dio) ma che deve trovare il proprio fondamento in se stesso, cioè nel puro esercizio del potere. Insomma, un’autorità politica non più come manifestazione di servizio, ma, per l’appunto, come pura manifestazione di potere. Una concezione pertanto machiavellica e post-machiavellica. Il Sacro Cuore, attraverso santa Margherita, rivolse delle precise richieste al Re di Francia Luigi XIV. Eccole: 1. Il Re deve consacrarsi con la sua famiglia al Sacro Cuore e offrirgli pubblici omaggi. 2. Egli deve chiedere ufficialmente alla Santa Sede di autorizzare la Messa del Sacro Cuore e di concedere privilegi per l’universale diffusione di questa devozione. 3. Egli deve far costruire una basilica dedicata al culto del Sacro Cuore. 4. Egli deve porre la Francia sotto la protezione del Sacro Cuore, raffigurandolo sugli stendardi e sulle armi del Regno. 5. Egli deve promuovere nell’intera Europa i diritti di Gesù Cristo come Re dei re e Sovrano dei sovrani. Le richieste non furono esaudite e la Francia, da baluardo del Cattolicesimo che doveva essere, divenne la culla dei più gravi errori. Luigi XVI ne pagò le conseguenze. Nel 1792, mentre era prigioniero dei rivoluzionari, si ricordò delle promesse del Sacro Cuore alla Corona di Francia e promise che, se fosse scampato alla morte e tornato sul trono, avrebbe consacrato se stesso e la Francia al Sacro Cuore. Ma Gesù stesso (più di un secolo dopo) dirà a suor Lucia di Fatima che fu troppo tardi. Dunque, la devozione al Sacro Cuore è anche un richiamo di carattere sociale, un richiamo cioè a concepire l’autorità politica come modello di servizio e di sacrificio in cui gli elementi della donazione, dell’oblazione e dell’amore diventano fondamentali nell’esercizio di tale autorità. Insomma, il modello di ogni autorità politica è la regalità di Cristo e del suo amore immenso per ogni uomo. L’enciclica Annum sacrum di Leone XIII, del 25 maggio 1899, afferma che la devozione al Sacro Cuore ha la sua ragione teologica proprio nella regalità sociale di Cristo. Infatti, il coronamento del culto pubblico al Sacro Cuore fu l’istituzione della festa liturgica di Cristo Re. Nel 1925, Pio XI stabilì che questa festa venisse celebrata l’ultima domenica di ottobre. E in tale giorno bisognava anche rinnovare la consacrazione dell’umanità intera al Cuore di Gesù. Leggiamo alcune parole tratte dalla Quas primas, l’enciclica di Pio XI, dell’11 dicembre 1925, che istituisce la Festa di Cristo Re: «Chi non vede che, fin dagli ultimi anni del secolo precedente, in modo ammirevole andava preparandosi il cammino per l’istituzione di questa festa? Tutti sanno che l’autorità e la regalità di Cristo sono stati già riconosciuti dalla pia pratica delle consacrazioni e omaggi al Sacro Cuore di Gesù rivoltigli da innumerevoli famiglie, e non solo da famiglie, ma anche da Stati e Regni, che hanno compiuto lo stesso atto. (…) Il diluvio di mali sull’universo proviene dal fatto che la maggior parte degli uomini ha respinto Gesù Cristo e la sua sacrosanta Legge, sia dalla vita privata che da quella pubblica. Non vi sarà certa speranza di pace duratura fra i popoli, finché gli individui e le nazioni si ostineranno a negare e rifiutare l’imperio del Salvatore». C’è sicuramente una speranza, quella che la devozione al Sacro Cuore costituisca l’“occasione” per far ritornare questo mondo alla “giovinezza” della Verità. Un episodio alimenta questa speranza. Santa Gertrude (1256-1302) ebbe una visione in cui chiese a san Giovanni evangelista perché, nel suo Vangelo e nelle sue Lettere, aveva fatto solo intravedere quei misteri pieni di amore che aveva ricevuto dal Sacro Cuore. L’Apostolo le rispose: «Il mio ministero doveva limitarsi a rivelare sul Verbo increato, eterno Figlio del Padre, alcune parole feconde, sulle quali l’intelligenza degli uomini meditasse continuamente, senza poter mai esaurirne le ricchezze. Ma agli ultimi tempi è riservata la grazia di udire l’eloquente voce delle pulsazioni del Cuore di Gesù. Nell’udire questa voce, l’invecchiato mondo ringiovanirà dal suo torpore e il calore del divino amore lo infiammerà un’ultima volta».

tratto da Radici Cristiane.it

Triduo al Sacro Cuore di Gesù – 3° giorno

O Gesù,

il cui cuore divino arde dal desiderio di portare tutti gli uomini all’amore del Padre, accendi anche in noi la fiamma dell’apostolato. La nostra vita diventi una testimonianza del Vangelo, con l’ardore della parola e l’efficacia dell’esempio. La tua grazia ci aiuti ad attirare le anime nel regno del tuo amore, dove l’umanità, unificata nel tuo nome, formerà una sola famiglia nell’amplesso eterno del Padre.

Gloria al Padre.

Dolce Cuore del mio Gesù, fa’ che io t’ami sempre più. 

Sant’Antonio che in ciel regnate… Gesù e Maria per noi pregate!


Oggi, 13 giugno, la Chiesa fa memoria di Sant’Antonio di Padova, uno dei Santi più amati dai fedeli.
Di seguito alcuni dati della vita del Santo e alcune segnalazioni di interessanti tradizioni popolari legate alla devozione per il Santo di Padova, diffuse anche a Biancavilla.

Cenni biografici

Al secolo Fernando Martim de Bulhões e Taveira Azevedo, naque a Lisbona il 15 agosto 1195. A quindici anni entrò nel monastero di San Vincenzo a Lisbona e a 24 anni venne ordinato sacerdote.

Nel 1220 lascia l’ordine agostiniano ed entra nel romitorio dei Frati Franescani Minori, mutando il nome in Antonio.

Anelando al martirio, chiese di partire missionario per il Marocco. Ammalatosi appena partito da Lisbona, la nave fu spinta da una tempesta direttamente a Messina, in Sicilia, dove venne curato dai francescani della città.

Ad Antonio fu assegnato il ruolo di predicatore e insegnante dallo stesso San Francesco, che gli scrive una lettera raccomandandogli, però, di non perdere lo spirito della santa orazione e della devozione. Per la sua paola forte e chiara fu chiamato anche “il martello degli eretici”. Fu Provinciale dell’Italia settentrionale, aprì nuove case e  visitò i conventi, finché fissò la sua residenza a Padova. Fu convinto assertore dell’assunzione della Vergine.

Una notte, mentre si trovava nelle vicinanze di Padova, ricevette la visita di Gesù Bambino, come testimonianto dal Conte Tiso.

Morì a Padova il 13 giugno 1231. Per la mole di miracoli attribuitagli,  fu canonizzato l’anno seguente la sua morte da Pp Gregorio IX.

Moltissimi miracoli sono attribuiti al Santo: operò esorcismi, profezie, guarigioni, compreso il riattaccare una gamba recisa, fece ritrovare il cuore di un avaro in uno scrigno, rese innocui cibi avvelenati, predicò ai pesci, costrinse una mula ad inginocchiarsi davanti all’Ostia. I suoi miracoli – in vita e dopo la morte – hanno ispirato molti artisti fra cui Tiziano e Donatello.

La grande Basilica a lui dedicata sorge vicino al convento di S. Maria Mater Domini. Trentadue anni dopo la sua morte, durante la traslazione delle sue spoglie, Bonaventura da Bagnoregio (canonizzato nel 1482) trovò la lingua di Antonio incorrotta, oggi ancora conservata.

Il Venerabile Pio XII nel 1946 ha annoverato S. Antonio tra i Dottori della Chiesa Cattolica, con il titolo di “Doctor Evangelicus”, in quanto nei suoi scritti e nelle prediche che ci sono giunte era solito sostenere le sue affermazioni con citazioni del Vangelo.


Tradizioni popolari: il saio di Sant’Antonio

Un’antica tradizione, diffusa nel mezzogiorno d’Italia, vuole che il giorno di Sant’Antonio si faccia indossare ai bambini l’abito del Santo come segno di devozione (il “voto di sant’Antonio”) nei confronti del Santo; la vestizione avviene in chiesa la mattina del 13 Giugno.

Sono tanti, in tantissimi paesi della nostra penisola, i ragazzi e i giovani che continuano a ricreare la devozione popolare ricevuta, plasmandola e comunicandola secondo i linguaggi della loro generazione. La fede che si celebra nel culto liturgico, infatti, ha anche bisogno di una espressione più spontanea e piena di sentimento: Liturgia e pietà popolare sono come due binari che non devono convergere (e tanto meno mescolarsi), ma è bene che procedano paralleli perché corra su di essi il treno della Chiesa.

Questo cortometraggio, realizzato a Tito, in provincia di Potenza, celebra proprio la tradizione locale di far indossare ai più piccoli l’abito del Santo francescano, per chiederne la protezione. Il video cattura qualcosa di altrimenti inesprimibile: l’attesa della festa e il ricordo dell’innocenza. Passato e futuro incastonati nel presente.

http://youtu.be/BR-sInmOdxQ

Il Santo di Padova è popolare ovunque, soprattutto tra la gente semplice e devota e i più piccoli. Ecco un esempio vivo e vivace di tradizione devozionale: il “rosario” di invocazioni a Sant’Antonio durante i tredici giorni precedenti la sua festa. Questo video mostra un momento semplice di preghiera in dialetto, un canto che riannoda il presente alle generazioni passate e che coinvolge, in modo diverso, le donne e i più giovani nell’aggiungere un anello alla catena devozionale che passa da nonni a nipoti:

http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=M-IrwDqvFtc

Sant’Antonio a Biancavilla

A Biancavilla la devozione al Santo di Padova è moolto radicata, come conferma anche l’ampia diffusione del nome “Antonio”, Nino”, “Antonietta”, “Antonella”. Ogni 13 di mese molti fedeli gremiscono la chiesa del Santo. In tale occasione viene benedetto il pane, poi distribuito a familiari ed amici. Questa tradizione, che fa eco alla benedizione dei Pani di San Giuseppe, nasce da un vero e proprio gesto di carità, che in tempi passati costituiva un notevole beneficio per le famiglie più bisognose. Questa particolare tradizione fa riferimento all’invocazione del Santo come “Padre dei poveri”.

La festa annuale del “Santo dei miracoli” è preceduta dalla “tredicina”. Dall’1 al 13 giugno varie iniziative di preghiera e di devozione si sussegono nella chiesa di Sant’Antonio. Il 13 giugno, poi, molte SS. Messe vengono celebrtate nell’arco della giornata, con la tradizionale benedizione del pane e dei “sai” indossati da bambini e devoti in scigliomento di un voto per una grazia ottenuta o per un’intercessione da impetrare. In serata si svolge la processione del simulacro  e della reliquia del Santo per le vie della città, con un grande concorso di popolo. In passato aveva luogo anche la benedizione dei gigli, che ornavano l’altare del Santo e che venivano distribuiti ai fedeli al termine della processione.




I festeggiamenti in onore del Santo sono tradizionalmente promossi dalla Confraternita “S. Antonio di Padova” che ha sede nell’omonima chiesa.

A Biancavilla l’intercessione di sant’Antonio è invocata anche a favore delle donne in età da marito, perché possano trovare una buon marito e realizzare un matrimonio felice. Sant’Antonio è invocato anche per ritrovare gli oggetti smarriti.

Di seguito le parole di un inno popolare a sant’Antonio, musicato dal M° biancavillese Matteo Verzì:

Sant’Antonio, sant’Antonio, tu sei giglio di purezza,
Sant’Antonio, sant’Antonio, tu sei la nostra dolcezza.

Rit. Salve, o padre di tutti i poveri, degli afflitti ed ammalati.
Noi veniamo con devozione, per avere protezione.
Noi veniamo con fervore, per avere il tuo santo amore.

Ogni tredici di mese ti preghiamo con fervore,
noi mangiamo questo pane benedetto dal Signore.

Adsense

Archivio

Traduci