Sacerdoti ortodossi venerano l’Icona della Madonna dell’Elemosina di Biancavilla

Redazione SME

Oggi domenica 11 novembre hanno visitato la Basilica Santuario di Biancavilla due sacerdoti ortodossi facenti capo al Patriarcato di Mosca. I religiosi provenienti da Siracusa dove hanno fatto tappa per una loro breve permanenza in Sicilia, hanno venerato l’Icona bizantina della Madonna dell’Elemosina, cantando in lingua russa la preghiera dell’Ave Maria.
Ad accoglierli il Presidente dell’Associazione “Maria SS. dell’Elemosina” e una rappresentanza di giovani della Parrocchia che hanno portato loro il saluto del Prevosto don Pino Salerno, al momento fuori sede.20121111-213611.jpg
I sacerdoti hanno ricevuto del materiale informativo sulla storia e delle immagini della Madonna dell’Elemosina che serviranno loro per una pubblicazione sulla spiritualità delle icone mariane in Occidente ed in particolare quelle italiane: dalla Vergine Nicopeja di Venezia alla Elèusa di Biancavilla.
Entusiasti e soddisfatti della bellezza dell’Icona etnea, i padri ortodossi hanno assicurato di far pervenire in Santuario copia del loro saggio a lavoro ultimato.

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Il “Credo” contro i falsi dei

È l’obiettivo prioritario dell’anno della fede voluto da Benedetto XVI. Riavvicinare gli uomini all’unico vero Dio e deporre dai loro troni le false divinità che dominano il mondo.

di Sandro Magister

Una battaglia navale nel buio della tempesta. Questo era lo spettacolo che la Chiesa dava di sé dopo il primo concilio ecumenico della storia, quello di Nicea nel secolo IV.

Benedetto XVI ama ricordarlo ai profeti di sventura di oggi. Quella battaglia di tutti contro tutti – dice – alla fine produsse il “Credo”, lo stesso “Credo” che si proclama oggi in tutte le messe domenicali. Non fu un disastro, ma una vittoria della fede.

La differenza tra allora e oggi è proprio qui. La crisi profonda della Chiesa odierna è una crisi di fede. Papa Joseph Ratzinger ne è così convinto che lo scorso 11 ottobre ha voluto inaugurare uno speciale anno della fede, e ogni mercoledì, giorno delle sue udienze pubbliche settimanali, s’è messo a spiegare il “Credo” articolo per articolo.

Da teologo, il papa si fa catechista. Il suo sogno è che tanti maestri di strada, in tutto il mondo, prendano esempio da lui e tornino a insegnare agli uomini “le verità centrali della fede su Dio, sull’uomo, sulla Chiesa, su tutta la realtà sociale e cosmica”, insomma, l’abc della fede cristiana.

Andando ancor più alla sostanza, Benedetto XVI ha indicato più volte la “priorità” del suo pontificato nel ricondurre gli uomini a Dio, e “non a un dio qualsiasi”, ma a quel Dio che ha rivelato il suo volto in Gesù crocifisso e risorto.

Perché il declino del “Credo in unum Deum” nei paesi di antica cristianità è coinciso proprio con un’ascesa nel firmamento di altri dei. Anche questa è una vicenda ricorrente nella storia. Anche nella Chiesa dei primi secoli, quelli delle persecuzioni e dei martiri, il dramma più acuto era dato dai “lapsi”, da chi cadeva nella tentazione di bruciare incenso al “divus imperator” per aver salva la vita. Erano in numero ingente e i puristi, settari, li volevano espellere come apostati. La Chiesa li tenne tra i suoi figli ed elaborò nuove forme di confessione, penitenza, perdono. Quel sacramento che oggi, di nuovo, è il più in pericolo e insieme è così necessario.

I nuovi dei, Benedetto XVI li chiama per nome. L’ha fatto, ad esempio, nella memorabile “lectio divina” che tenne ai più di duecento vescovi del penultimo sinodo.

I nuovi dei sono i “capitali anonimi che schiavizzano l’uomo”.

Sono la violenza terroristica “apparentemente fatta in nome di Dio” ma in realtà “in nome di false divinità che devono essere smascherate”.

Sono la droga che “come una bestia vorace stende le sue mani su tutta la terra e distrugge”.

Sono “il modo di vivere propagandato dall’opinione pubblica: oggi si fa così, il matrimonio non conta più, la castità non è più una virtù, e così via”.

A giudizio di Benedetto XVI – un giudizio che ha ribadito anche di recente, nella prefazione ai due volumi della sua “opera omnia” con gli scritti conciliari – stanno proprio qui la forza e la debolezza del Vaticano II, nel cui cinquantesimo anniversario egli ha indetto l’anno della fede.

Il concilio ha voluto ravvivare l’annuncio della fede cristiana al mondo d’oggi, in forme “aggiornate”. E in parte vi è riuscito. Ma non ha saputo andare alla sostanza di “ciò che è essenziale e costitutivo dell’età moderna”.

È vero, ad esempio, che per la Chiesa c’è voluta la frustata dell’Illuminismo, per farle riscoprire quella che era l’idea della cristianità antica in materia di libertà di religione. Su questo papa Ratzinger concorda con il cardinale Carlo Maria Martini: qui la Chiesa era davvero “indietro di duecento anni”.

Ma il papa concorda ancor più con il cardinale Camillo Ruini, quando questi obietta che comunque “una distanza ci deve essere della Chiesa rispetto a qualsiasi tempo, compreso il nostro ma anche quello in cui visse Gesù”, una distanza “che ci chiama a convertire non solo le persone, ma anche la cultura e la storia”.

I Cortili dei Gentili organizzati dal cardinale Gianfranco Ravasi questa distanza la mettono in mostra, dando voce e cattedra alla cultura del tempo, lontana da Dio.

Ma a papa Ratzinger sta più a cuore che i falsi dei vengano detronizzati, affinché gli uomini ritrovino l’unico vero Dio.

Evangelizzazione in strada… sulle orme del Beato Giovanni Paolo II

Sabato sera un intenso momento di evangelizzazione tra le strade di Biancavilla sul modello di “Luci nella notte”, curato dai giovani delle comunità parrocchiali della città.

Una sentita testimonianza sulla cronaca dell’evento

di Giuseppe Gugliuzzo

Lo scorso sabato 3 Novembre 2012 dalle ore 22,00 alle ore 24,00 nella chiesa dell’Annunziata ha avuto luogo l’Adorazione Eucaristica, animata da una rappresentanza giovanile delle varie parrocchie della città di Biancavilla.
Oltre ad adorare Gesù Eucaristia, è stato possibile venerare le reliquie del beato Giovanni Paolo II, il “Papa dei Giovani”. Le reliquie sono state esposte da giorno uno fino a domenica 4.
L’evento ha avuto luogo in occasione del 70° anniversario di sacerdozio di don Placido Brancato, zelante sacerdote, primo parroco dell’Annunziata, nato lo stesso anno di Giovanni Paolo II (1920) e percelebrare i 60 anni di fondazione della Parrocchia Annunziata.
Questa veglia giovanile è stata sia adoratio, ma anche e soprattutto actio. Dopo esserci “caricati” grazie al mandato missionario, presieduto dal vicario foraneo e parroco della suddetta parrocchia don Giovambattista Zappalà, con l’invocazione allo Spirito Santo e la preghiera personale, pian piano ci siamo mossi in gruppo verso i pub, piazze e pizzerie di Biancavilla, per annunciare la “Bella Notizia” che è Cristo, morto e risorto per noi.
Eravamo articolati in 6 gruppi missionari erano, formati ciascuno da 6-7 persone: 3 gruppi si sono mossi tra i giovani di piazza Annunziata e via Umberto, gli altri 3 invece sono andati nelle piazze Roma e Collegiata. Nel frattempo altri giovani sono rimasti in Chiesa in adorazione di Gesù e accoglievano i giovani “dei pub” che desideravano entrare in chiesa per deporre ai piedi dell’Eucaristia il lumino che avevano ricevuto da noi missionari per strada, e magari anche per pregare un po’, o forse spinti solo dalla curiosità di vedere le reliquie del papa, o semplicemente per capire cosa stessero facendo tutti quei giovani riuniti in chiesa.
Oltre la candelina, abbiamo distribuito  anche un bigliettino con 2 frasi: una evangelica, l’altra di papa Giovanni Paolo. La maggior parte di quei ragazzi che abbiamo incontrato per strada ci ha ringraziato, qualcuno non ci ha dato retta, altri si sono messi a discutere con noi confidandoci la loro lontananza da Dio, e soprattutto dalla Chiesa.
Molti ragazzi non vanno a Messa perché dicono di “non sentirsi motivati”, trovano la Chiesa qualcosa di puramente umano, fallace; però hanno apprezzato il gesto e la testimonianza di noi giovani missionari che, senza vergogna, siamo andati in mezzo a loro per invitarli a venire in chiesa.
E’ stato molto bello vedere, durante l’adorazione eucaristica, un viavai di ragazzi e ragazze che entravano in chiesa, posavano la loro candelina accesa ai piedi di Gesù sacramentato e restavano qualche minuto seduti nei banchi, in silenzio.
Noi cristiani possiamo fare solo questo: cercare di essere di buon esempio testimoniando il Vangelo più che con le parole con la carità fraterna, con i fatti. Noi seminiamo, il Signore raccoglierà.

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