Verso il Convegno2: l’Assist del coniuge… per un Goal condiviso!
A chi ha praticato uno o più sport di squadra nella vita, sarà capitato qualche volta di sperimentare quel particolare stato di grazia nel quale, durante un tempo più o meno breve di gioco, si riesce a cogliere un senso pieno e spontaneo di comunione con i propri compagni, per cui l’azione ed il pensiero di ogni singolo componente è in perfetta armonia con quello degli altri e dell’intero gruppo, tanto che tale situazione si avvicina fortemente a poter essere descritta con le note parole dell’Apostolo: “erano un cuore solo ed un’anima sola” (Cfr. Atti 4,32).
Il medesimo affiatamento mi è capitato di sperimentarlo, in rari, preziosi momenti, anche nel rapporto coppia: quando ad esempio sorprendo la mia sposa mettere in atto gesti che sono in perfetta comunione d’intenti con la mia volontà, quasi che mi avesse letto nel pensiero e, con estrema naturalezza, mi avesse anticipato.
Mia moglie ed io siamo molto diversi, quasi opposti per molti aspetti del nostro carattere e temperamento, ma forse proprio per questo esser complementari abbiamo la splendida opportunità di vivere istanti di tale affiatamento da poterci paragonare più che ad una coppia, ad una vera e propria squadra, nella quale ognuno ricopre un ruolo essenziale all’altro.
Come quella volta che mi trovavo ricoverato con mio figlio in ospedale e dopo aver dato fondo a tutte le mie risorse ludiche per intrattenerlo durante gli interminabili tempi vuoti intercorrenti tra visite ed esami, lei giunse con tempistica cronometrica a darmi il cambio, quasi mi desse un wrestleriano “tag”, e, con una naturalezza tutta femminile, prese il bimbo e lo portò a rotolarsi nel prato antistante l’ospedale, lasciandomi “un’ora d’aria” per ritemprar le forze. L’ovvietà di questa sua iniziativa mi lasciò lì per lì piacevolmente basito, poiché a me, per la mia limitatezza, mai sarebbe venuto in mente di poter usufruire di uno spazio pur disponibile fuori dalle mura dell’angusta stanzetta.
In quella, come anche in altre occasioni, mi è capitato di notare come reciprocamente si riesca, per la propria specifica natura, a giungere laddove l’altro non può e viceversa, rendendo fattiva quella caratteristica, tutta cristiana, di essere “una sola carne”.
Quella “sola carne” che si manifesta, in prima istanza e tangibilmente, nella prole, ma che risulta esperibile anche e proprio in quella complementarità complice di chi s’intende ad un solo sguardo, anzi, a volte senza nemmeno la necessità di un’intesa, ma con un automatismo muto e naturale che rasenta la telepatia. Come un anticipare il desiderio dell’altro, appunto, e senza sforzo alcuno, ma come se la volontà del coniuge fosse la propria, e viceversa.
Ed anche oltre: una comunione che si estende nell’essere vero e proprio prolungamento fisico, addirittura anatomico, del consorte nell’arrivare, con le proprie peculiarità, a presiedere di ruolo in quelle situazioni nelle quali all’altro, per natura, carattere o temperamento, risulta preclusa ogni via, lasciandolo stupito a godere di quel talento che anch’egli, pur non possedendolo in sé, tuttavia condivide, nel suo svolgimento e nei benefici effetti che ne scaturiscono, in maniera così profonda da parere proprio.
Se però nella pratica una simulazione di questa sincronia sia raggiungibile con il mero esercizio ed un’organizzata divisione dei compiti e dei ruoli, nel suo senso più profondo, e ben più che nelle sole conseguenze dei gesti, tale intesa è possibile solo a condizione che vi sia un’affinità elettiva, potremmo dire “vocata”, tra due anime, la quale supera di gran lunga la semplice “coordinazione”, e che (salvo casi più unici che rari in cui è subitanea) per la coppia, in genere, nasce da un’intima conoscenza reciproca, coltivata nel tempo con una progressiva accoglienza dell’altro in tutti i suoi aspetti ed una disponibilità totale a donarsi senza ritegno, in una relazione che matura dal primitivo innamoramento ad un amore non più adolescente, ma specchio dell’Amore, e che nella quotidiana morte a se stessi per l’altro, risorge nella coppia, in quella “sola carne”, appunto, trasfigurata in virtù del Sacramento.
Perciò personalmente esulto, ringraziando, di quell’istante in cui, stamattina, mia moglie mi ha lasciato trasalito e gongolante a godermi la visione di lei che, come fossi io stesso in una sorta di estensione del mio corpo, ha recuperato dal lavello il succhiotto del nostro piccolino e lo ha agganciato alla rispettiva catenella proprio nel momento esatto in cui io stavo pensando a quel preciso gesto: Shiro alza la palla per Mila, che salta, schiaccia e segna.
Bel punto, cara…
Verso il Convegno1: Per una famiglia stabile servono uomini e donne adulti
In preparazione al GRANDE EVENTO PER LE FAMIGLIE in programma il 25 GENNAIO prossimo al Teatro “LA FENICE” di BIANCAVILLA alle 17,30, pubblichiamo alcuni contributi degli ospiti che saranno protagonisti della serata. Iniziamo con una veloce autopresentazione delle riflessioni della giornalista RAI Costanza Miriano che hanno dato vita a due libri best-seller dai quali è scaturito un ampio dibattito.
di Costanza Miriano
La prima cosa che salta agli occhi a guardare donne e uomini, è che esistono. Il che già mi pare una notizia, in questa epoca di annunci definitivi – la fine degli uomini, la fine della distinzione tra i sessi (scemi noi che pensavamo che fossero due, dice che sono cinque), la fine del lavoro e varie altre fini periodicamente declamate.
Uomini e donne invece sono lì, e lì rimarranno, se non altro perché a loro, checché ne dicano gli illustri pensatori che si esibiscono qua e là, è affidata la sopravvivenza della specie umana. Rimarranno, uomini e donne, con la loro benedetta irriducibilità, che ci rende profondamente incompleti e sempre alla ricerca gli uni delle altre.
Quello che manca, casomai – a parte il tempo, il parcheggio e la coca light alla ciliegia, sempre introvabili – sono uomini e donne adulti, cioè capaci di giocarsi la vita seriamente. In questo sì che c’è una parità indiscutibile.
Difficile trovare uomini e donne che non siano ragazzini, eterni adolescenti che credono di avere sempre davanti a sé un bivio, un’altra possibilità, una seconda palla da servire, quando tante volte tocca solo stare lì, al chiodo, a rispondere alla palla che ci ha tirato la vita. Una vita che dobbiamo imparare a spendere tutta, senza tenerne una goccia, ma in modo profondamente diverso, maschile e femminile.
Con Sposati e sii sottomessa ho cercato di diffondere tra le mie amiche quello che ricordo per prima a me stessa (mio marito dice sempre che la vorrebbe conoscere, quella meravigliosa autrice del libro), e cioè che lo specifico della donna è l’accoglienza, la capacità di smussare e mediare, di stare sotto, “con l’intuizione – come scrive Joseph Ratzinger – che il meglio della sua vita è fatto di attività orientate al risveglio dell’altro, alla sua crescita, alla sua protezione”.
Quanto all’uomo, il suo speciale modo di perdere la vita è morire prendendo su di sé i colpi, a scudo di quelli che gli sono consegnati. A volte morire tutto insieme, il più delle volte a fettine, a briciole anche. Sposala e muori per lei voleva dire questo agli uomini, ai mariti delle spose sottomesse. Volevo scrivere un libro che dicesse agli uomini come li vogliamo. Nobili, pronti a dare la vita, generosi ed eroici. Ho fissato a lungo lo schermo del computer, trascorrendo notti insonni (anche grazie all’aiuto di pocket coffee e pane e salame), cercando di trovare uno straccio di ispirazione. Poi ho guardato mio marito. Siamo onesti. Ha mai fatto qualcosa per una predica che gli abbia fatto io? Ma direi di più, l’ha mai ascoltata una delle mie prediche? Alla fine quindi ho scritto un libro diverso (anche se il titolo è rimasto quello che avevo pensato all’inizio).
Noi donne quasi sempre questi uomini li vogliamo correggere, plasmare, formattare: “mi vai abbastanza bene, ti prendo, poi però ti miglioro io”. Credo che non ci sia niente che dia più fastidio all’uomo che sentire la sua libertà costretta e minacciata.
Se c’è un modo per invitarlo all’eroismo che tanto desideriamo da lui, è solo lasciandoci inseguire con la nostra bellezza, senza parlare troppo, chiedere, rimbrottare, dirigere e correggere, ma aprendogli la strada con l’esempio, “risvegliandolo”, come dice il Papa, con la bellezza più sontuosa di cui i nostri gesti siano capaci. Solo così potremo chiedergli, mutamente, di essere autorevole, coraggioso, onesto, leale, generoso.
È la generosità, infatti, il tasto debole dell’uomo, è per questo che san Paolo lo invita a morire, mentre la donna deve lavorare sul suo desiderio di controllo e manipolazione, come dice chiaramente l’apostolo nella Lettera agli Efesini.
Una volta capite le differenze – e certo ogni uomo e ogni donna vivono con diversa intensità la loro specificità maschile e femminile (non cominciamo con le donne che sanno cambiare le ruote e gli uomini lavare i piatti, non è questo l’essenziale) – si può provare a costruire la cattedrale di un amore stabile e fecondo, che non ha niente di romantico, almeno come è volgarmente inteso qui in occidente, ma è più simile a un’ascesi in cui due persone che lavorano ciascuna su di sé incontrano e abbracciano le proprie povertà senza mai rinfacciarsele, perché sanno che alla fine l’altro non è che un promemoria dell’unico amore che veramente ci sazia, colma le voragini e mai ci delude, quello di Dio.
Per saperne di più su Costanza Miriano, segnaliamo il blog all’indirizzo http://costanzamiriano.com
Il 25 gennaio a Biancavilla uno straordinario evento sulla famiglia
Nell’ambito delle iniziative per l’Anno della Fede, promosse dall’Associazione “Maria SS. dell’Elemosina”, si svolgerà a Biancavilla il prossimo 25 gennaio presso il Teatro “La Fenice” – ore 17,30 un Convegno sulla famiglia dal titolo:
E’ possibile una famiglia felice?
Testimonianze di vita vissuta tra proposta cristiana ed esperienza naturale
Con la presenza di:
Costanza MIRIANO, Giornalista Rai e Scrittrice;
Andrea Torquato GIOVANOLI, Scrittore;
Introduce:
Salvo GRASSO, Orientatore Familiare – FAES Catania
Modera:
Alessandro SCACCIANOCE, Attività culturali Ass. “Maria SS. dell’Elemosina”
Saluti:
Giuseppe GLORIOSO, Sindaco di Biancavilla
Don Agrippino SALERNO, Prevosto Collegiata di Biancavilla
Giuseppe SANTANGELO, Presidente Ass. “Maria SS. dell’Elemosina”
Giovanni LANAIA e Mariella TIRENDI, Pastorale Familiare del XIII Vicariato
Non un discorso teorico sulla famiglia, ma il racconto di esperienze concrete di vita familiare, tra difficoltà e gioie di tutti i giorni. Un evento straordinario, caratterizzato dalla presenza di due giovani testimoni che amano la vita e la famiglia. L’iniziativa è realizzata in collaborazione con la Pastorale Familiare del XIII Vicartiato dell’Arcidiocesi di Catania, con il Patrocinio del Comune di Biancavilla.
Il tema del Covegno prende spunto dalle parole di Papa Benedetto XVI: “Nel Vangelo non troviamo discorsi sulla famiglia, ma un avvenimento che vale più di ogni parola: Dio ha voluto nascere e crescere in una famiglia umana, consacrandola come prima e ordinaria via del suo incontro con l’umanità. L’amore, la fedeltà e la dedizione della Vergine Maria e del giusto Giuseppe siano di esempio per tutti gli sposi cristiani. Nella vita trascorsa a Nazaret Gesù ha onorato Maria e Giuseppe, mettendo in luce il valore primario della famiglia nell’educazione della persona. La Santa Famiglia di Nazaret è veramente il “prototipo” di ogni famiglia cristiana chiamata ad essere cellula viva della Chiesa e della società intera”.
Chi è Costanza Miriano?
Così si descrive sul suo blog: è nata 42 anni fa a Perugia e vive a Roma. Sposa e mamma di quattro esseri che sarebbe ottimistico e incauto definire bambini, due di razza maschile e due femminile, un tempo era laureata in lettere classiche, ma attualmente studia le tabelline. Aspirante casalinga, attualmente è giornalista alla RAI, tg3 nazionale (ma collabora anche con Avvenire e Il Timone). E’ cattolica fervente, e, convinta che in cielo si vada solo per raccomandazione, cerca sempre dei canali preferenziali per arrivare al Capo Supremo. Trova che la messa e il rosario siano quelli che funzionano meglio. Non c’è molto altro da aggiungere al suo curriculum, se non che ha corso varie maratone, il che poi è venuto utile nel gestire una famiglia estrema.
Sposati e sii sottomessa, il suo primo libro uscito nel febbraio 2011 edito da Vallecchi, ha venduto oltre 30 mila copie. Sposala e muori per lei, il secondo libro, è uscito il 19 settembre 2012, edito da Sonzogno.
Chi è Andrea Torquato Giovanoli?
“Sono un marito ed un padre realizzato” scrive sul suo profilo facebook. Ha 38 anni e vive a Milano dove ha lavorato come orafo. Le gravi malattie dei suoi bambini lo hanno costretto a lasciare il lavoro, per poter essere più presente in famiglia. Dalla sua esperienza umana e di fede è nato Il Vangelo di Maria, il racconto della vita di Gesù con gli occhi della Madre, scandito dai venti misteri del Rosario, pregati prima che descritti, con una luce da far piangere, da sprigionare amore. Così scrive di Lui Paolo Pugni: “C’è un legame a doppio taglio tra la felicità e il dolore, perché bisogna sempre passare dalla croce. Ma c’è così tanta luce che abbevera il cuore e trabocca sino a colmare anche l’intelletto”.