Il Papa non abbandona la Chiesa, segue Cristo
Giovedì prossimo in Basilica Santuario si terrà la Veglia di preghiera per la Chiesa e per il Papa: “NON PREVALEBUNT”. Una celebrazione solenne che ripercorrerà i più grandi insegnamenti di Benedetto XVI, a partire dalle sue tre grandi lettere encicliche, scandita dalle invocazioni alla Madonna scritte dal Papa, e che culminerà in una grande preghiera di intercessione.
Per chi fosse interessato, è possibile richiedere il testo della Veglia scrivendo alla nostra Redazione.
Di seguito alcune riflessioni sul Papa, a partire dal grande omaggio che gli è stato tributato dai fedeli domenica scorsa in piazza San Pietro per l’ultimo Angelus pubblico.
di Alessandro Scaccianoce
L’ultimo Angelus di Benedetto XVI ha toccato il cuore dei credenti. Poche parole, ma incisive, gesti semplici. Con la sua mitezza e il tono delicato Papa Ratzinger ha infine fatto breccia tra i fedeli, che si sono affezionati a lui. Non sembra essersi curato molto delle molte cattiverie dette al suo riguardo sin dal giorno della sua elezione al soglio di Pietro: è stato dipinto come il “Pastore tedesco”, il Papa nazista, ultraconservatore, retrogrado. Critiche pesanti anche sul suo Magistero: dal discorso di Ratisbona alla questione sull’uso del profilattico per la prevenzione del’AIDS. Temi sui quali ha dimostrato sempre di avere detto solo e soltanto parole di verità. Anche sul tema dello scandalo-pedofilia qualcuno ha voluto ipotizzare una sua responsabilità, imbastendo congetture. Qualche giornalista avrebbe voluto arrivare a colpire persino l’onorabilità del fratello del Papa, andando a rimestare fatti relativi al coro diretto da Georg Ratzinger.
Per non dire delle critiche più inconsistenti di chi ha immaginato che il Papa vestisse scarpe Prada… La potente lobby gay in questi 8 anni di Pontificato di Benedetto XVI ha manifestato pesanti critiche, contestando l’insegnamento del Papa in materia di famiglia naturale.
Un fuoco incrociato che tuttavia non sembra aver sfiorato il Santo Padre. Lo abbiamo visto, domenica scorsa all’Angelus, sorridente, sereno. E’ la roccia che non crolla, perchè fondata sulla pietrà angolare, Cristo. In quel volto pacato e sereno abbiamo visto il compimento della profezia indicata dal salmo 90:
Non temerai il terrore della notte
né la freccia che vola di giorno,
la peste che vaga nelle tenebre,
lo sterminio che devasta a mezzogiorno.
Mille cadranno al tuo fianco
e diecimila alla tua destra,
ma nulla ti potrà colpire.
Ci sono voluti 8 anni perché la gente pian piano imparasse ad apprezzare il suo stile e il suo insegnamento. Non si è mai curato delle logiche del mondo, non ha mai cercato successi e consenso facile. Ha perseguito la verità.
E la verità vince sempre. Perchè è la realtà della Fede. Se ne sono accorti in tanti. Adesso. Benedetto XVI ha servito la Chiesa, come ha saputo, come ha potuto. Obbedendo solo e soltanto al Signore. Questa obbedienza si è manifestata fino a questa decisione radicale, sconvolgente.
Non è lui che lascia. E’ il Signore che gli ha chiesto di servire la Chiesa in modo diverso, salendo sul monte della trasfigurazione. Ancora una volta, non il primato dei calcoli umani, ma il primato di Dio, che parla alla coscienza.
In questa sua OBBEDIENZA al Signore è possibile comprendere come il suo gesto non sia antitetico rispetto alla scelta di Giovanni Paolo II, che rimase sul soglio di Pietro fino alla morte. Il criterio per valutare e giudicare i nostri amati Pontefici, infatti, non è la rispondenza ai nostri criteri e alle nostre valutazioni, ma la loro OBBEDIENZA a Cristo.
La nostra gratitudine per questa straordinaria testimonianza umana e di fede in queste ore è segnata anche dall’umana tristezza perché in ogni caso, per quanto il suo successore proseguirà nel cammino intrapreso, certamente ci mancherà la sua umanità, la sua mitezza, il suo insegnamento mite e forte, l’esemplarità del suo amore alla liturgia in cui ha reso evidente tutta la sua vita spirituale. Uomo di ragione e di fede.
Benedetto XVI non abbandona la Chiesa. Lo ha detto puramente e semplicemente, domenica scorsa, spazzando via in un un attimo tutti i pettegolezzi e le recriminiazioni degli osservatori e degli opinionisti di turno.
Per noi la consolazione di sapere che ancora una volta la Chiesa è nelle mani del Signore.
Con la folla di piazza San Pietro anche noi ripetiamo:
Grazie, Santo Padre, ci mancherai!
Come orientarsi nel voto… da cristiani!
Redazione SME
Domenica e lunedì prossimi gli italiani sono chiamati al voto per il rinnovo del Parlamento. Tra promesse e battaglie di piazza, in che modo i cattolici possono orientarsi nel voto? L’Arcivescovo di Bologna, il Card. Carlo Caffarra, offre questa lucida riflessione che richiama il magistero della Dottrina Sociale della Chiesa, ampiamente ribadito da Benedetto XVI, per una scelta più consapevole. E auspica un nuovo futuro impegno dei cattolici in politica, per l’edificazione di una Società più “umana”.
Cari fedeli, solo dopo lunga riflessione ho deciso di dirvi parole di orientamento per il prossimo appuntamento elettorale. Di parole ne avete sentite tante in queste settimane; di promesse ne sono state fatte molte. Io non ho nessuna promessa da farvi. Spero solo che le mie parole non siano confuse con altre, perché non nascono da preoccupazioni politiche.
E’ come pastore della Chiesa che vi parlo.
1. La vicenda culturale dell’Occidente è giunta al suo capolinea: una grande promessa largamente non mantenuta.
I fondamenti sui quali è stata costruita vacillano, perché il paradigma antropologico secondo cui ha voluto coniugare i grandi vissuti umani [per esempio l’organizzazione del lavoro, il sistema educativo, il matrimonio e la famiglia …] è fallito, e ci ha portato dove oggi ci troviamo.
Non è più questione di restaurare un edificio gravemente leso. E’ un nuovo edificio ciò di cui abbiamo bisogno. Non sarà mai perdonato ai cristiani di continuare a essere culturalmente irrilevanti.
2. E’ necessario avere ben chiaro quali sono le linee architettoniche del nuovo edificio; e quindi anche quale profilo intendiamo dare alla nostra comunità nazionale. Ve lo indico, alla luce del grande Magistero di Benedetto XVI.
٭ La vita di ogni persona umana, dal concepimento alla sua morte naturale, è un bene intangibile di cui nessuno può disporre. Nessuna persona può essere considerata un peso di cui potersi disfare, oppure un oggetto – ottenuto mediante procedimenti tecnici [procreazione artificiale] – il cui possesso è un’esigenza della propria felicità.
٭ La dicotomia Stato–Individuo è falsa perché astratta. Non esiste l’individuo, ma la persona che fin dalla nascita si trova dentro relazioni che la definiscono. Esiste pertanto una società civile che deve essere riconosciuta.
Lo Stato è un bene umano fondamentale, purché rispetti i suoi confini: troppo Stato e niente Stato sono ugualmente e gravemente dannosi.
٭ Nessuna civiltà, nessuna comunità nazionale fiorisce se non viene riconosciuto al matrimonio e alla famiglia la loro incomparabile dignità, necessità e funzione. Incomparabile significa che nel loro genere non hanno uguali. Equipararle a realtà che sono naturalmente diverse, non significa allargare i diritti, ma istituzionalizzare il falso. «Non parlare come conviene non costituisce solo una mancanza verso ciò che si deve dire, ma anche mettere in pericolo l’essenza stessa dell’uomo» [Platone].
٭ Il sistema economico deve avere come priorità il lavoro: l’accesso al e il mantenimento del medesimo. Esso non può essere considerato una semplice variabile del sistema.
Il mercato, bene umano fondamentale, deve configurarsi sempre più come cooperazione per il mutuo vantaggio e non semplicemente come competizione di individui privi di legami comunitari.
٭ Tutto quanto detto sopra è irrealizzabile senza libertà di educazione, che esige un vero pluralismo dell’offerta scolastica pubblica, statale e non statale, pluralismo che consenta alle famiglie una reale possibilità di scelta.
3. Non possiamo astenerci dal prendere posizione su tali questioni anche mediante lo strumento democratico fondamentale del voto. La scelta sia guidata dai criteri sopraindicati, che sintetizzo: rispetto assoluto di ogni vita umana; costruzione di un rapporto giusto fra Stato, società civile, persona; salvaguardia dell’incomparabilità del matrimonio – famiglia e loro promozione; priorità del lavoro in un mercato non di competizione, ma di mutuo vantaggio; affermazione di una vera libertà di educazione.
Se con giudizio maturo riteniamo che nessun programma politico rispetti tutti e singoli i suddetti beni umani, diamo la nostra preferenza a chi secondo coscienza riteniamo meno lontano da essi, considerati nel loro insieme e secondo la loro oggettiva gerarchia.
4. Raccomando ai sacerdoti e ai diaconi permanenti di rimanere completamente fuori dal pubblico dibattito partitico, come richiesto dalla natura stessa del ministero sacro e da precise norme canoniche.
5. Invochiamo infine con perseveranza e fede i santi patroni d’Italia Francesco e Caterina da Siena affinché, per loro intercessione, la nostra preghiera per il Paese trovi ascolto presso il Padre nostro che ‘ci libera dal male’.
+ Carlo Card. Caffarra, Arcivescovo
Il prossimo Papa: italiano, africano, americano o orientale?
di Alessandro Scaccianoce
In vista del prossimo conclave, mentre il mondo si interroga sul futuro Papa, proviamo a familiarizzare con i volti dei cardinali più “papabili”. Uno di questi volti, con altissima probabilità, ci accompagnerà nei prossimi anni… vestito di bianco!
Nella foto seguente i cardinali favoriti per la successione a Benedetto XVI:
da sinistra verso destra: Claudio Hummes (Brasile), Oscar Andres Rodrigues Maradiaga (Honduras), Jorge Mario Bergoglio (Argentina), Norberto Rivera Carrera (Messico), Joao Braz de Aviz (Brasile), Luis Antonio Tagle (Filippine), Peter Turkson (Nigeria), Cristoph Schonborn (Austria), Peter Erdoe (Ungheria), Angelo Scola (Italia), Marc Ouellet (Canadá), Francis Arinze (Nigeria), John Onaiyekan (Nigeria), Timothy Dolan (EE USA)
I 117 cardinali saranno chiamati tra qualche giorno ad eleggere il nuovo Papa. Chi siederà sulla cattedra di Pietro?
Tra gli italiani – che da oltre 30 anni sono assenti dal soglio di Pietro – in pole positon è l’attuale Arcivescovo di Milano, Angelo Scola, 71 anni. Secondo alcuni osservatori avrebbe l’età giusta: Benedetto XVI, eletto nell’aprile 2005, a 78 anni, è stato un cosiddetto “Papa di transizione”, che si è caratterizzato per un regno breve; al contrario – per intenderci – di quello di Giovanni Paolo II, durato 27 anni.
Sarebbe logico pensare, dunque, ad un successore più giovane di Ratzinger. I tempi richiedono nuove energie, come ha esplicitamente detto anche l’uscente Benedetto. “Giovane”, per la Chiesa, è considerato chi non abbia superato (o comunque di poco) i 70 anni. Scola, dunque, sarebbe al limite. Nel caso in cui venisse eletto un nuovo Pontefice straniero, Scola viene indicato come prossimo Segretario di Stato.
Tra le prime file dei favoriti c’è anche Marc Ouellet, canadese, 68 anni, Prefetto della Congregazione per i Vescovi e Presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina. Ouellet proviene dal Quebec, l’area più “cattolica” degli Stati Uniti. Proseguendo nel ragionamento sull’età ideale del papabile, si potrebbe aggiungere alla lista anche il Prefetto della Congregazione per il Clero, Mauro Piacenza, 69 anni, cresciuto alla scuiola del Card. Siri. Ouellet e Piacenza sono state tra le nomine più significative di Benedetto XVI nell’ottica riformatrice della curia romana.
Qualche osservatore inserisce nella rosa dei papbili l’Arcivescovo di Vienna, Christoph Schoenborn, domenicano, 67 anni. Tuttavia, bisogna ricordare che Schoenborn fu dato come papabile già nel conclave del 2005, ed è improbabile che possa riproporsi un nuovo papa di cultura – lato sensu – germanica.
Tra i candidati più probabili dell’area latinoamericana – dove risiede la maggior parte dei cattolici di tutto il mondo – vi sono i due brasiliani Joao Braz de Avis, 65 anni, Prefetto della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e Società di vita apostolica, e Odilo Pedro Scherer, 63 anni, Arcivescovo di San Paolo. Il Brasile è un grande contenitore di cattolici, insieme con il Messico.
Dal sudamerica potrebbe arrivare anche Leonardo Sandri, argentino, 69 anni. Sandri è stato sostituto Segretario di Stato dal 2000 al 2007, vale a dire, il numero tre nella curia. Prima con Angelo Sodano e poi, brevemente, con il suo successore, Tarcisio Bertone. Benedetto XVI lo ha nominato Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali. Fu lui il 2 aprile 2005 a dare l’annuncio in piazza San Pietro della morte di Giovanni Paolo II.
Cosa offre la Chiesa africana? Da giorni si fa il nome del ghanese Peter Turkson, 64 anni. Dirige l’ufficio vaticano di Giustizia e Pace ed è un portavoce della Chiesa in materia sociale. Sarebbe un segnale importante per il cattolicesimo in Africa, dove l’Islam avanza.
Tra i papabili americani, lontani dagli ambienti della curia romana, è l’Arcivescovo di New York, l’arcivescovo Timothy Dolan, 62 anni. Dolan è un uomo del nostro tempo, ha un account Twitter e uno stile diretto di comunicazione. Ma con i suoi 62 anni potrebbe essere un po’ troppo giovane (Karol Wojtyla è stato eletto a 58 anni e il suo pontificato è stato molto lungo). D’altra parte, favorisce Dolan il fatto di non essere nato in America, un paese che ha già molta influenza a livello mondiale e dove i cattolici sono una minoranza.
Ancora più giovane – quasi imberbe – l’Arcivescovo di Manila, Luis Antonio Tagle, che ha soli 56 anni (arriverebbe al papato due anni prima di Giovanni Paolo II). Potrebbe essere tuttavia una scelta significativa, che sposterebbe l’attenzione anche sul cattolicesimo asiatico, con un focus particolare sulla condizione dei cattolici cinesi.
L’elenco non può che essere meramente indicativo. E i meccanismi del conclave sono sufficientemente complessi perchè le previsioni possano essere disattese. Basti ricordare che nel 2005, nonostante il ruolo assunto dal decano del Collegio cardinalizio, Joseph Ratzinger, pochi Vaticanisti avrebbero scommesso su di lui come il successore di Wojtyla. Troppo familiare, troppo coinvolto nel pontificato del Papa polacco, troppi anni in Vaticano… Previsioni puntualmente smentite.