Riuniti con Maria, la Madre di Gesù

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“Pregate la Madonna gli uni per gli altri, fidatevi di Lei, affidatevi a Lei”. Questo il messaggio che ha caratterizzato la 12ª giornata dell’Associazione “Maria SS. dell’Elemosina”. Sabato 30 agosto i soci hanno rinnovato l’atto di consacrazione alla Madonna, nuovi 10 membri sono stati ammessi nel Sodalizio mariano.  
A celebrare l’Eucaristia è stato l’abate Benedetto Maria Chianetta che ha ricordato la nota preghiera di San Bernardo “Ricordati o piissima Vergine che non si è inteso che nessuno abbia fatto ricorso a Te senza essere esaudito”. Lui stesso, nel corso degli anni ha potuto fare esperienza di questa certezza. “Per tale motivo – ha detto P. Abate – vi esorto a ricorrere con fiducia alla Madonna. Lei ci vuole bene, Lei vuole il nostro bene. E ci vuole tutti in Paradiso! “.

All’inizio della celebrazione, il Presidente dell’Associazione “S.M.E.” Giuseppe Santangelo, nel suo saluto rivolto ai Soci, ha ricordato l’importanza dell’Amicizia Spirituale e della vita di fede condivisa con tanti fratelli e sorelle.
Dopo la Messa ha avuto luogo la Cantata alla Madonna dell’Elemosina, con le più belle arie mariane di musica classica eseguite dal Tenore Pietro Leanza e dal Soprano Rosaria Distefano, accompagnati all’organo da Vincenzo Benina e al flauto da Giulia Ventura. 
Nel corso della cantata anche l’esecuzione di alcuni inni alla Madonna dell’Elemosina eseguiti da Giuseppe Marchese e da Giovanna Fallica.
A chiudere la serata è stata l’agape fraterna dei Soci.
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L’Icona bizantina della Madonna dell’Elemosina. Studi scientifici smentiscono ipotesi fantasiose prive di fondamento


Il secondo Simposio di studi sull’Icona di Maria SS. dell’Elemosina ha avuto il pregio di sottolineare il grande valore artistico, teologico e spirituale dell’icona biancavillese, smentendo le fantasiose ricostruzioni di chi ha affermato che sarebbe un’opera del tardo 500 addirittura attribuibile ad uno dei Niger.
“Si tratta di una purissima icona bizantina – ha affermato il papas Michele M. Pirotta – probabilmente opera di un monaco basiliano, come attestano le lettere del retro dell’icona. Non sarebbe neppure strano che sia stata portata dagli esuli in fuga dall’Albania. Anche i cristiani di Costantinopoli, costretti alla fuga a seguito dell’invasione musulmana della città, portarono con sé tra le cose più preziose le Sante Icone. Per la cultura orientale, infatti, l’icona è un elemento di grande valore, è luogo di presenza, finestra dell’invisibile sul visibile, luogo di sintesi e di incontro tra cielo e terra. L’Icona non è un idolo, poiché la venerazione rivolta alle Icone non riguarda la tavola materiale ma il soggetto in essa raffigurato, come sancito dal Concilio di Costantinopoli II. L’Icona è sporgenza di Dio che si affaccia sul mondo per donare il suo sguardo di Misericordia.  Questo in particolare è il messaggio dell’Icona di Biancavilla”.
Molto apprezzato l’intervento di P. Michele, dell’Eparchia greco-cattolica del Gran Varadino (Romania) e assistente spirituale degli Albanesi di Lombardia, per la profondità e la ricchezza di espressioni efficaci ed incisive.
Placido Antonio Sangiorgio, impossibilitato a presenziare, ha inviato un contributo scritto in cui ha esposto i dati delle sue ultime ricerche. In particolare, il Direttore del museo bizantino di Atene ha affermato che si tratta di una splendida icona bizantina di scuola cretese, databile ai primi del 1500. 
L’intervento di Sangiorgio ha smontato la recente ricostruzione di Giosuè Salomone, che non tiene adeguatamente conto delle iscrizioni del retro dell’Icona e delle dimensioni del dipinto, che non poteva essere certamente un regalo per un matrimonio. Inoltre, cita uno studio del Pisano del sec. XIX in cui l’Icona di Biancavilla è indicata tra le opere d’arte più significative della Sicilia e che non può certamente essere messa in connessione con le opere dei Niger.
Ulteriori contributi sono stati offerti dal Papas Giorgio Caruso dell’Eparchia di Piana degli Albanesi, che ha richiamato la lunga tradizione degli Albanesi di Sicilia che hanno riconosciuto nell’icona della Madonna dell’Elemosina di Biancavilla l’icona portata originariamente dai padri.
Il Prof. Matteo Mandalà, dell’Università di Palermo, infine, ha esposto le ultime ricerche sulle migrazioni degli albanesi, evidenziando come Biancavilla sia stato un centro cruciale nel passaggio da Messina verso la Sicilia occidentale. Il Prof. Mandalà, inoltre, ha effettuato un’analisi dei cognomi diffusi a Biancavilla nel sec. XVI e corrispondenti ai cognomi presenti anche a Piana degli Albanesi e negli altri centri. 
Il presidente dell’Associazione “Maria SS. dell’Elemosina” Giuseppe Santangelo e il Prevosto della Collegiata don Pino Salerno hanno espresso la loro soddisfazione per la serata di studi che ha avuto il merito di approfondire aspetti significativi della nostra storia e cultura. 
Gli interventi sono stati moderati dal dott. Alessandro Scaccianoce, che ha offerto una breve riflessione sul mito di fondazione della città di Biancavilla. “Tale mito – ha detto Scaccianoce – rappresenta una rilettura di fede degli eventi e degli accadimenti storici da parte. Come tale, esso non può essere soggetto ai criteri vero/falso della critica storica, ma mantiene la sua validità perenne”.

 

25mo di sacerdozio di don Pino Salerno

Reso noto ieri sera il programma degli eventi celebrativi. Dopo la “GFE”, spazio all’evento giubilare del Sac. Agrippino Salerno, prevosto parroco e assistente spirituale dell’Associazione “Maria SS. dell’Elemosina” che si apriranno il prossimo 8 settembre. Di seguito, la locandina, curata graficamente da Vincenzo Benina.

locandina 25mo

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