Maestro, dove vuoi che prepariamo la Pasqua?

Spunti per una “Pasqua domestica”, in tempi di quarantena per il Coronavirus.

di Alessandro Scaccianoce, diacono

“Dove vuoi che prepariamo la Pasqua?”: questa domanda, riportata dagli evangelisti, ci interpella particolarmente in questi giorni, alle porte della Pasqua annuale, che giunge in un momento assai difficile e faticoso per il mondo intero.

In condizioni normali, questi giorni sarebbero stati pieni di preparativi, nelle nostre chiese, come anche nelle nostre case, per apparecchiare la Pasqua del Signore e dare vita a riti e tradizioni che i secoli ci hanno consegnato. Specialmente a Biancavilla, come in molti altri centri del nostro mezzogiorno, infatti, ai riti liturgici si accompagnano manifestazioni di pietà popolare molto sentite.

Eppure quest’anno la Quaresima si è accompagnata alla quarantena, e la Pasqua arriva nel contesto di un lockdown mondiale, che non ha precedenti.




Guardando sulla tv locale le immagini delle edizioni scorse della Settimana Santa biancavillese, mi è venuto un nodo alla gola, pensando che quest’anno non seguiremo l’Addolorata nel lungo peregrinare mattutino del Venerdì Santo, non ci sarà la via Crucis vivente per le nostre strade e non sfileranno i Misteri della passione del Signore, né potremo guardare con animo lieto e soddisfatto il bacio di Maria col Signore Risorto nel mezzogiorno di Pasqua (‘a Paci), come se fossero anche loro ridotti in quarantena.

Ho letto proprio in questi giorni il commento sui social di un amico che diceva: “Come facciamo per la Domenica delle Palme? Io non vado spesso a Messa, ma quella delle Palme è sempre stata un’occasione molto sentita per me”. Mi sembra l’attualizzazione più sincera e spontanea della domanda che gli apostoli rivolgono a Gesù: “Dove vuoi che prepariamo la Pasqua?”

È una domanda che ci attraversa, che ci scuote in questi giorni. In altri termini, potremmo dire, anche con un certo risentimento: perché, Signore, stai permettendo che accada tutto questo? Come pensi che possiamo preparare la Pasqua in queste condizioni? Che Pasqua possiamo celebrare in questo stato? In fondo, avremmo fatto delle cose buone per te o, quantomeno, nel tuo nome.




Eppure siamo chiusi in casa, privati delle cose più belle, degli abbracci, degli scambi di affetto con le persone a noi care, con gli amici, privati della gioia di stare insieme. Un isolamento fisico che ci esaspera qualche volta, che ci spazientisce. A ciò si aggiunge la sofferenza di chi è ammalato, di chi è più fragile e sa di essere più a rischio, di chi lavora in ambito sanitario, sapendo di essere esposto, come nella prima linea di una trincea, al fuoco del nemico.

“Dove vuoi che prepariamo la Pasqua?”. A casa. Nel nostro spazio quotidiano, con le persone con cui siamo a contatto strettissimo. Una Pasqua a kilometro zero. Una Pasqua in casa, in famiglia. È qui che vivremo fisicamente i giorni di pasqua. È qui che possiamo preparare la Pasqua del Signore. Perché, se vogliamo, questa condizione necessitata può diventare l’occasione per scoprire una dimensione più profonda di questa ricorrenza.

Nel mistero della Pasqua, Dio stesso entra nel mistero di dolore e di male dell’uomo. Lui si carica del peso del nostro male e del nostro dolore per mostrarci una luce oltre il buio della morte. È come se, sulla croce, dicesse a noi: “andrà tutto bene!”. E andrà tutto bene, non perché non ci sarà più il male e il dolore nel mondo, ma perché lui è l’antidoto più vero ad ogni male e ad ogni dolore. Lui che è morto solo, solo, lui che sul patibolo disumano della croce ha sofferto la fatica anche di poter respirare, dalla croce come ultimo gesto ha emesso il suo Spirito. E questo suo Spirito vaga ancora oggi per il mondo, contagiando chi ha il cuore aperto all’amore disarmante, chi ha le difese immunitarie basse, perché non è corazzato di rabbia e di odio.

“Dove vuoi che prepariamo la Pasqua?”. In questi giorni, allora, possiamo dedicarci a preparare la sua Pasqua a casa nostra, e, forse come non mai, in quella casa piccola piccola che è il nostro cuore. È lì che dobbiamo mettere in vista il rametto di ulivo e di palma, preparando il suo ingresso la Domenica delle Palme, è lì che dobbiamo preparare il gesto della lavanda dei piedi il Giovedì Santo, spezzando e condividendo il pane e il vino, è lì che dobbiamo piantare il crocifisso, il venerdì santo, è lì che dobbiamo accendere il fuoco nuovo, nel buio del sabato santo.

I Vescovi italiani hanno predisposto un sussidio per la preghiera in famiglia nei giorni Santi di questa prossima Pasqua, esortando a preparare in casa un angolo dove mettere in evidenza i segni della nostra fede, magari rispolverando quel crocifisso che teniamo attaccato distrattamente sulla parete di uno sgabuzzino, riaprendo quella Bibbia che ci è stata regalata forse nel giorno della nostra Cresima, e valorizzando un’immagine della Madonna, che con la sua dolce e materna presenza ci accompagna a vivere questa “Pasqua domestica”.




Una Pasqua in casa. Un po’ come fu la Pasqua degli Ebrei, che nella notte in cui vennero liberati dalla schiavitù dell’Egitto, furono invitati da Dio, per bocca di Mosè, a chiudersi in casa per consumare la loro cena di pane non lievitato ed erbe amare, e a tingere gli stipiti delle porte col sangue dell’agnello offerto in sacrificio al Signore. In quella notte l’angelo sterminatore, inviato a far morire i primogeniti degli egiziani, passando avrebbe visto il sangue sulle porte degli israeliti e sarebbe andato oltre, risparmiando le loro case.

“Dove vuoi che prepariamo la Pasqua?”. Quest’anno, la nostra Pasqua, può somigliare davvero a quella lontanissima Pasqua ebraica. Mi auguro con questo piccolo contributo di poterci stimolare reciprocamente ad individuare la modalità migliore perché questa Pasqua non passi nella noia, o nella distrazione. Pur nella fatica e nel peso che tutti sentiamo, questa Pasqua può essere un’occasione per vivere “dentro”, ma “dentro-dentro”, ciò che spesso, qualche volta anche superficialmente, abbiamo vissuto nei segni esteriori ed eclatanti delle nostre processioni e delle nostre liturgie. Prepariamo Pasqua in casa nostra, con i segni della fede e della carità, senza dimenticare chi è solo, o chi fa fatica a fare la spesa in questo particolare momento. Le nostre piccole realtà ci consentono di poter meglio avvertire laddove c’è un bisogno o una necessità, secondo quella “creatività dell’amore” a cui ci ha richiamato Papa Francesco parlando in via straordinaria al tg. Prepariamo lì, in questi luoghi, più piccoli delle nostre chiese, ma altrettanto preziosi e sacri, in quanto “chiese domestiche”, la Pasqua del Signore, perché sia anche la nostra Pasqua, in attesa di intonare nuovamente insieme il canto dell’Alleluia, il canto dei salvati.

Indicazioni pratiche per il precetto pasquale

Per la Confessione

Laddove i singoli fedeli si trovassero nella dolorosa impossibilità di ricevere l’assoluzione sacramentale, la contrizione perfetta, proveniente dall’amore di Dio amato sopra ogni cosa, espressa da una sincera richiesta di perdono (quella che al momento il penitente è in grado di esprimere) e accompagnata dal votum confessionis, vale a dire dalla ferma risoluzione di ricorrere, appena possibile, alla confessione sacramentale, ottiene il perdono dei peccati, anche mortali.
(Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1452).




Per la Comunione

Partecipando alle Celebrazioni della Settimana Santa tramite i mezzi di comunicazione sociale, è possibile effettuare la Comunione spirituale.

Per tutti è possibile guadagnare l’indulgenza plenaria, pregando per la fine della presente pandemia, con la volontà di adempiere le solite condizioni (confessione sacramentale, comunione eucaristica e preghiera secondo le intenzioni del Santo Padre), non appena sarà possibile.

Scarica al seguente link il Sussidio CEI per vivere la Settimana Santa in famiglia.

MILLE ‘AVE MARIA’ ALLA MADONNA DELL’ELEMOSINA

Dal 25 marzo al 13 aprile, venti corone del Rosario pregate in famiglia, per chiedere la protezione della Santissima Vergine.

  • Un invito a pregare il Rosario in questo tempo difficile
  • Facciamo in casa un angolo per la preghiera con l’immagine della Madonna dell’Elemosina
  • Ogni giorno alle 17 la preghiera del Rosario sulla pagina Facebook Madre di Misericordia
  • Ognuno può condividere foto e video dei propri momenti di preghiera

Fino al 13 aprile, invitiamo tutti a pregare il Rosario in famiglia per chiedere la protezione della Madonna dell’Elemosina dalla presente Pandemia virale.
Riprendendo una antica tradizione, che risale al sec. XV, offriamo alla nostra fortissima protettrice una grande corona di mille Ave Maria, pregando venti corone del Rosario, supplicando la sua potente intercessione.

La Madonna dell’Elemosina, che più volte ha salvato la nostra comunità cittadina, preservi tutti dal pericolo, e particolarmente gli anziani, gli ammalati e le persone più fragili.

Ancora una volta chiediamo a Lei l’”elemosina” necessaria per la nostra vita.
Anche se in questo periodo siamo costretti a rimanere in casa, la preghiera può realizzare quell’unione spirituale di cui abbiamo bisogno per affrontare insieme le difficoltà del momento presente.
Preghiamo da casa, ma uniti spiritualmente.

Il Rosario sarà trasmesso ogni giorno alle 17 sulla pagina Facebook “Madre di Misericordia.

Chi vuole, può inviare la registrazione del Rosario recitato in casa. Si può registrare (in video) col proprio telefonino direzionato verso un’immagine della Madonna dell’Elemosina con accanto un lumino acceso. Potete anche condividere il vostro angolo di preghiera con la Madonna Madonna dell’Elemosina.
Inviate il vostro materiale su whatsapp al numero: 338 579 7933.

50 ANNI FA LA CHIESA MADRE DIVENTAVA BASILICA PONTIFICIA

  • S.S. Paolo VI, riconoscendo la particolare devozione dei siciliani alla Madre di Dio, conferiva al tempio biancavillese uno dei più alti riconoscimenti della cattolicità.
  • Il Prevosto Salerno: “guardiamo la Madonna per avere luce e conforto”.
  • Sabato 14 marzo alle 18,30 S. Messa in diretta streaming dall’altare della Madonna dell’Elemosina.

Il 14 marzo del 1970, esattamente cinquant’anni fa, Papa Paolo VI, oggi Santo, conferiva alla chiesa madre di Biancavilla il titolo di Basilica Pontificia, annoverandola, pertanto, tra le chiese più significative della cattolicità, nelle quali risplende la bellezza del culto divino e si respira più che altrove un legame particolare con la chiesa universale. Con il titolo di Basilica Pontificia, infatti, è come se il papa legasse in qualche modo a sé una particolare chiesa. Ciò avviene in considerazione di alcuni parametri che riguardano non soltanto il decoro dell’edificio, ma anche la qualità e lo stile delle celebrazioni, la vita liturgica e sacramentale.

Nello specifico, per la chiesa madre di Biancavilla il Papa riconobbe la speciale devozione alla Madre di Dio dell’Elemosina, che fa di questo edificio una vera e propria “sorgente di pietà” per i fedeli cristiani.




Commenta il Prevosto don Agrippino Salerno: “La felice ricorrenza dei cinquant’anni della nostra Basilica, giunge purtroppo in un momento faticoso e difficile, non solo per la nostra comunità, per il dilagare della pandemia del Coronavirus. Tuttavia, il pensiero della bellezza della casa della Madonna, che da secoli dimora in mezzo a noi, ci dona la speranza e la fiducia di sapere che la nostra vita è nelle mani di Dio. Invito tutti a vivere questo momento rafforzando la comunione spirituale che ci unisce tra di noi e con Dio. In questi giorni, guardiamo spesso gli occhi della nostra Madonna, e chiediamo a lei luce e conforto”.

Di seguito il testo (tradotto in italiano) del Decreto del Santo Padre, a firma del Cancelliere, Card. Luigi Traglia.

DECRETO DEL SOMMO PONTEFICE PAOLO PP VI

La particolare devozione dei Siciliani per la Santissima Madre di Cristo, devozione per la quale sempre si sono distinti e ancor oggi si distinguono, è certamente dimostrata in modo più evidente in quei templi, che numerosi e magnifici in tutto il territorio dell’isola sono consacrati al Signore in onore della Beata Maria Vergine.
Tra questi è da considerare anche quel sacro tempio, che, chiamato nella lingua del popolo «Santa Maria dell’Elemosina», si trova nel comune di Biancavilla nell’Archidiocesi di Catania; in questo tempio si custodisce e si venera da gran tempo una sacra immagine della Beata Vergine Maria.
Poiché il venerabile fratello Guido Luigi Bentivoglio, Presule della predetta Archidiocesi, sia a nome proprio, sia a nome dei suoi sacerdoti e dei fedeli ha chiesto alla Sede Apostolica che quel tempio sia elevato alla dignità di Basilica minore, abbiamo ritenuto di dover ascoltare preghiere siffatte confidando che in quel luogo, a quella copiosa sorgente di pietà così come nel passato anche in futuro accorreranno da ogni parte e con grande profitto schiere di Cristiani pellegrini.
Pertanto, su conforme parere della Sacra Congregazione per il Culto Divino, con questa lettera e con la Nostra apostolica autorità, fregiamo il tempio predetto del titolo e della dignità di Basilica minore con congrui diritti e privilegi, nel rispetto di quanto va rispettato secondo il decreto «sul titolo di Basilica minore» emanato il 6 giugno dell’anno 1968. Nessuna opposizione da parte di terzi. Vogliamo che quanto abbiamo stabilito abbia valore ed effetto adesso e per l’avvenire.




Dato a Roma presso S. Pietro sotto il sigillo dell’anello Piscatorio il 14 marzo 1970, nell’anno settimo del Nostro Pontificato.
Card. Luigi Traglia, CANCELLIERE

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