Sabato 16 e domenica 17 aprile scorsi, peregrinatio dell’Icona della Madonna dell’Elemosina al Monastero delle Clarisse di Biancavilla. La gioia e la preghiera delle Sorelle povere di S. Chiara presenti nella città etnea dal 1935.
La Madre e le Sorelle
del Monastero “S. Chiara”
“Madre d’Amore, Madre del Signore,
che guardi mite e il Figlio tuo ci mostri;
se fosti guida un dì dei padri nostri
luce e conforto ancor chiediamo a te”.
(Inno alla Madonna dell’Elemosina)
E’ con immenso gaudio che noi, Sorelle Povere di S. Chiara, abbiamo accolto nella nostra chiesa la Sacra Icona della Madonna dell’Elemosina nella sua peregrinatio per le chiese di Biancavilla e in alcune altre fuori città.
Un’iniziativa davvero lodevole, proposta in questo giubileo straordinario della Misericordia. Chi meglio di Maria può condurci a Gesù? Noi che la invochiamo come Madre di Misericordia, abbiamo in Lei una guida e un rifugio sicuro.
Il suo mite sguardo ci raggiunge, ci conforta e ci segue ogni giorno della nostra vita. Maria ci ricorda che come tiene stretto al suo seno il Figlio Gesù, così con Lui, tiene stretto a sé ciascuno di noi. Ci ricorda che la nostra vita è preziosa agli occhi di Dio Padre e nulla può separarci dal suo Amore, così come ci ricorda il Vangelo di questa IV Domenica del tempo Pasquale: “Le mie pecore ascoltano la mia voce io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano” (Gv 10, 27- 28).
In questo giorno radioso del 17 Aprile, in cui la nostra cara Mamma del Cielo è stata fra noi in maniera sensibile mediante la splendida Icona, abbiamo pregato e supplicato, quale comunità claustrale di vita contemplativa, per tutte le intenzioni a noi affidate; per impetrare la benedizione di Dio sulla città di Biancavilla e per il dono di numerose e sante vocazioni (questa domenica ricorre la giornata per le vocazioni).
Abbiamo affidato a Maria le numerose famiglie provate dalla malattia, dalle divisioni, dalla disoccupazione. A Lei abbiamo anche affidato la triste condizione di coloro che chiedono rifugio nelle nostre terre d’Europa ricordando che questa Icona, secondo la tradizione, apparteneva ad una comunità albanese in fuga dalla sua terra.
Che Maria, Madre di Misericordia, guardi tutti noi e ci indichi sempre l’eternità quale meta ultima del nostro terreno pellegrinaggio, così come dice un’altra strofa del bel canto popolare:
“Tu che l’Amore te lo stringi al cuore,
donalo a noi il tuo Figliolo Santo;
sarà la vita allor d’amore un canto,
sarà preludio dell’eternità”.