Meditazione e musica ai piedi della Croce, con Maria madre dolorosa e misericordiosa.
Redazione SME
Nella penombra del Santuario giubilare di S. Maria dell’Elemosina, ieri sera, sabato 19 marzo, vigilia delle palme e inizio della Settimana Santa, ha avuto luogo una suggestiva meditazione in parole e musiche sulle Sette Parole di Cristo in Croce.
L’evento musicale, inserito nel programma degli eventi spirituali e culturali dell’anno santo della misericordia a Biancavilla, è stato promosso dall’Associazione “Maria SS. dell’Elemosina” e curato dalla Corale polifonica “P. Branchina” di Adrano, che, per la prima volta a Biancavilla, ha eseguito l’ “opera 190”, tra le più significative ed apprezzate del prevosto e compositore adranita Pietro Branchina (1876-1953).
L’opera, musicata sui versi del Metastasio a “voci pari e organo”, è stata diretta dal soprano Piera Bivona e accompagnata da musicisti di professione, Vincenzo Benina all’organo e Giovanni Cucuccio al violino.
Le ultime parole di Cristo in croce, sono sette frasi che i vangeli attribuiscono al figlio di Dio durante la sua Passione sul patibolo della croce: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”, “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”, “In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso”, “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito”, “Donna, ecco tuo figlio!”, “Ecco tua madre!”, “Ho sete” , “È compiuto!”.
Il Signore Gesù, dopo aver seminato in abbondanza la parola di vita, prima di spirare sulla croce volle lasciare al genere umano, come perle preziose di sapienza, sette parole nelle quali è concentrato tutto il suo messaggio, il suo testamento di amore e di pace. La prima parola, «Padre, perdona loro», è la sua compassionevole richiesta di perdono rivolta al Padre per i suoi crocifissori – non solo per quelli che allora erano sul Calvario, ma anche per tutti quelli che non meno di loro sono responsabili della sua morte. La seconda parola, «Oggi sarai con me in Paradiso», è l’immediato esaudimento della preghiera del buon ladrone. Segue la dolcissima parola rivolta alla Madre per affidarle il discepolo amato e per donarla, come prezioso tesoro, al discepolo stesso e, in lui, a tutta l’umanità: «Ecco, tuo figlio… Ecco tua Madre». Ma così totalmente spogliato di ogni divina e umana ricchezza, il Figlio di Dio grida tutta la desolazione e l’angoscia dell’uomo che sperimenta l’assenza di Dio: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?…». E implora sollievo alla sua sete di amore. Finalmente quando proprio tutto è compiuto, ossia quando il suo sacrificio di amore è pienamente consumato, quando non c’è più un «oltre» nell’offerta e nel dolore, ecco l’ultimissima parola: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito».
Meditando su queste “parole” insieme con Maria, la Madre della Misericordia, è stato come immergersi nel grande mistero della redenzione e diventarne una fedele manifestazione in mezzo agli uomini di questo tempo che tanto facilmente passano distrattamente accanto alla Croce, assorbiti da altre parole che lasciano il vuoto nel cuore.