Le Opere di Misericordia Corporale nella 2a Conferenza Spirituale di don Antonio De Maria
Redazione SME
Ieri sera, nell’ambito degli eventi per il Giubileo degli Ammalati a Biancavilla, in Basilica Santuario ha avuto luogo la 2a Catechesi formativa sulle Opere di Misericordia corporale, in particolare quella che verte su “Visitare gli Infermi”.
Nella sua meditazione, don Antonio De Maria, rifacendosi all’enciclica Dives in Misericordia di S. Giovanni Paolo II, ha evidenziato con le parole del grande pontefice come “Gesù Cristo ha insegnato che l’uomo non soltanto riceve e sperimenta la misericordia di Dio, ma che è pure chiamato a «usar misericordia» verso gli altri: «Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia». La Chiesa – ha detto il relatore – vede in queste parole un appello all’azione e si sforza di praticare la misericordia. Se tutte le beatitudini del Discorso della montagna indicano la via della conversione e del cambiamento della vita, quella che riguarda i misericordiosi è a tale proposito particolarmente eloquente. L’uomo giunge all’amore misericordioso di Dio, alla sua misericordia, in quanto egli stesso interiormente si trasforma nello spirito di tale amore verso il prossimo.
Questo processo autenticamente evangelico non è soltanto una svolta spirituale realizzata una volta per sempre, ma è tutto uno stile di vita, una caratteristica essenziale e continua della vocazione cristiana. Esso consiste nella costante scoperta e nella perseverante attuazione dell’amore come forza unificante ed insieme elevante, nonostante tutte le difficoltà di natura psicologica e sociale; si tratta infatti di un amore misericordioso che per sua essenza è amore creatore. L’amore misericordioso, nei rapporti reciproci tra gli uomini, non è mai un atto o un processo unilaterale. Cristo crocifisso – ha continuato don Antonio – non è soltanto l’esempio di chi opera la misericordia ma anche la chiave di lettura per comprendere la sofferenza: perché se tu sei scandalizzato dalla sofferenza, se non ne comprendi il senso e cristianamente il significato salvifico, ti rivolgi al malato, quando tu stesso non rifuggi dall’esperienza stessa della malattia, con superficialità, riducendolo ad un bisogno o, nel caso dell’eutanasia, come qualcuno da eliminare, come un problema da risolvere, magari con la buona intenzione di non farlo soffrire più.
Visitare gli ammalati, dunque, diventa un modo per aiutarli a guardare la malattia con gli occhi di Cristo Crocifisso e a sentirsi partecipi della salvezza del mondo.