Presentate questa sera, giovedì 25 giugno, presso la Basilica Santuario di Biancavilla, nell’ambito di un incontro culturale, tracce di storia e simbologia legate alla tela dell’Immacolata Concezione custodita e venerata nel maggior tempio biancavillese.

Redazione SME

11657448_10205818172725564_1210568885_nSi è svolto questa sera in Basilica, un incontro culturale promosso dal Lions Club (Adrano – Bronte – Biancavilla) che ha avuto per oggetto lo studio e la “lettura” dei segni stilistici e simbolici del grande quadro dell’Immacolata Concezione, ripresentato ai fedeli dopo i recenti lavori di pulitura e consolidamento. Ad intervenire il prevosto don Pino Salerno, il presidente del Club, dott. Giuseppe Emmanuele, promotore dell’iniziativa e il M° Giuseppe Santangelo che ha tratteggiato per grandi linee la storia e l’iconografia della tela in oggetto. “Sin dalla sua fondazione e nel corso dei secoli – ha detto Santangelo – prima ancora di essere elevato a Santuario mariano diocesano (1959) e Basilica minore pontificia (1970), questo tempio, come sappiamo intitolato alla Madonna dell’Elemosina, ha sviluppato il suo “programma iconografico”, cioè le sue rappresentazioni figurative (negli altari e non solo), come un racconto della vita della Vergine Maria, sottolineando la speciale partecipazione della Madre di Gesù alla storia della salvezza”. Tutto ciò consente di collocare adeguatamente il dipinto dell’Immacolata nel contesto di un vero e proprio “ciclo pittorico mariano”.

L’opera è stata dipinta ad olio su tela dal biancavillese Placido Rapisarda che la dipinse a Biancavilla intorno alla metà del ‘800. Certamente venne commissionata all’artista dal Capitolo della Collegiata, che aveva in cura la formazione catechetica e spirituale del popolo, probabilmente in concomitanza con la proclamazione del dogma dell’Immacolata concezione della Vergine Maria, pronunciata dal Beato Papa Pio IX l’8 dicembre 1854.

11652041_10205818172845567_688590370_nNella sua Storia di Biancavilla, il canonico Placido Bucolo, definisce il Rapisarda “Celebre copista”. Egli ha infatti saputo ben “riprodurre” una originale opera di Bartolomè Esteban Murillo (Siviglia 1617-1682), alla quale già dalla fine del ‘600 si ispirarono molti artisti del continente europeo.

Soffermandosi sul dipinto così egregiamente riportato al suo aspetto originale dopo che il tempo ne aveva offuscato la freschezza, emergono le seguenti caratteristiche: La tensione verso il cielo della figura della Vergine con un movimento ascensionale; Il rimarco dei “colori propri” della Madonna rivisti in chiave moderna: il bianco della veste “segno di verginità e purezza” e il blu, segno della natura umana di Maria di Nazareth: La “prescelta” e “benedetta” fra tutte le donne; La presenza della luna sotto i suoi piedi, come narrato nel libro dell’Apocalisse al cap. 12°: “Nel cielo apparve poi un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle”.

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