In pochi mesi si è guadagnato la simpatia e la stima di tutto il mondo. Con la semplicità dei suoi gesti e l’immediatezza delle sue parole è entrato nella vita di tanti uomini e donne che in lui riconoscono un padre, anzi un vero e proprio curato d’anime… La sua prossima visita a Lampedusa conferma la sua attenzione all’umanità che soffre.
di Alessandro Scaccianoce
E’ proprio vero: il Signore ci stupisce sempre! Egli è eterna giovinezza. Sono trascorsi meno di 4 mesi dall’elezione di Papa Francesco, ma è già possibile cogliere i frutti del suo carisma e della sua azione pastorale che ha generato grande entusiasmo presso i fedeli di tutto il mondo. Come per tutti i suoi predecessori, anche Papa Francesco è la risposta dello Spirito alle attese del momento presente. Possiamo affermare con certezza, almeno sulla base delle esperienze vissute negli ultimi cento anni, che ogni Papa è l’uomo giusto al momento giusto.
Francesco, il “Papa venuto dalla fine del mondo”, è il padre di cui la nostra umanità aveva bisogno, smarrita e senza alcun orientamento, il curato d’anime, il padre spirituale che ci dà le dritte giuste per orientarci nella vita di tutti i giorni.
Con la semplicità dei suoi gesti, in un momento storico segnato da una grave crisi di sistema e di valori, ha iniziato a richiamare il mondo all’essenziale, riproponendo il Vangelo del Signore con semplicità ed efficacia, mostrando che è l’unica strada per venire fuori da un gorgo che sembra volerci inghiottire. Agli uomini che si interrogano sulla possibilità di uscire fuori da una crisi che attraversa il pianeta in lungo e in largo, Papa Francesco annuncia che anche stavolta “il nostro aiuto viene dal Signore”.
“Semplicità” e “povertà” sembrano le sue parole d’ordine: semplicità che non vuol dire banalità di contenuti; povertà che non è pauperismo iconoclasta. Sfrondando un cerimoniale consolidato, superando le barriere – talvolta inevitabili per un Pontefice – che lo separano dal contatto umano con la gente, ha costretto tutto il mondo – soprattutto quegli osservatori che erano particolarmente attenti a evidenziare le magagne di alcuni ecclesiastici – a considerare la Chiesa per quello che è: annuncio di Cristo, buona notizia per ogni uomo. E così, mentre sui giornali si continua a leggere di disperazione, di sofferenza, di tragedie, egli stupisce tutti col suo invito controcorrente: “non fatevi rubare la speranza”.
Ma quello che davvero continua a meravigliarci è il suo tratto umano e la sua attenzione ai “piccoli”, alle “periferie dell’esistenza umana”. Con realismo ed efficacia ha invitato la Chiesa ad uscire dall’autoreferenzialità per andare a cercare “le novantanove pecorelle smarrite”, ben sapendo che nell’ovile ne è rimasta una sola…
Vi è una frase che mi ha particolarmente colpito, tra i tanti discorsi che il Santo Padre ha pronunciato in questi mesi: “Noi dobbiamo diventare cristiani coraggiosi e andare a cercare quelli che sono proprio la carne di Cristo, quelli che sono la carne di Cristo!”. In questo è emblematico il fatto che il suo primo viaggio sarà effettuato a Lampedusa, lunedì prossimo, una terra di confine dove da anni sbarcano migliaia di persone in cerca di futuro e di speranza.
Con il suo stile “anti-istituzionale” (mi si passi il termine) Papa Bergoglio ci ha costretto ad aprire gli occhi, a dilatare lo sguardo oltre il nostro angolo prospettico, a scorgere il fratello vicino, amando nella sua carne “la carne di Cristo”.
Se Cristo è il buon Pastore, Papa Francesco ne traduce la cura pastorale in modo mirabile. Egli è un “grande” parroco. Il suo stile, il suo linguaggio, la sua azione sono quelli che vorremmo vedere in ogni buon parroco: parola chiara, linguaggio semplice, tratto umano e azione efficace. Papa Francesco è il parroco del mondo.