In preparazione alla “Prima Marcia per la Famiglia” che si terrà a Palermo il 26 giugno prossimo, a partire dalle 17 da Palazzo dei Normanni, piazza del Parlamento, la nostra Redazione ha il piacere di pubblicare alcuni contributi sui temi della famiglia e della vita, per chiarire che difendere la famiglia naturale fondata sul matrimonio non significa voler discriminare o negare diritti civili fondamentali.

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di Bruno Ferraro*

L’art. 29 della Costituzione italiana contempla il riconoscimento della famiglia come «società naturale fondata sul matrimonio».

Questo non comporta, ovviamente, l’intento di discriminare  o di negare i diritti civili degli omosessuali e transessuali, il che sarebbe in grave contrasto  con l’art. 3 della nostra Costituzione che sancisce il principio di uguaglianza di tutti i cittadini. Tuttavia, scendendo sul terreno delle norme positive, non riesco ad intravedere lacune suscettibili di essere colmate con norme di nuova emanazione.

A) Non esiste un problema successorio, in quanto utilizzando il testamento è possibile trasmettere al compagno, in assenza di eredi aventi diritto, anche l’intero patrimonio. Nulla vieta, peraltro, la stipula di una polizza assicurativa o di una pensione integrativa a vantaggio del partner.

B) È un falso problema il subentro nel contratto di locazione della casa di comune residenza, in quanto tale contratto può essere stipulato congiuntamente dai due partner: in ogni caso la Corte Costituzionale (sentenza n. 404/1988) ha riconosciuto al convivente il diritto di successione nel contratto di locazione dopo la morte del titolare.

C) È un falso problema il diritto di visitare in carcere o in ospedale il partner in quanto tale possibilità è oggi concessa ai conviventi da norme dell’ordinamento penitenziario.

D) Ed ancora, la giurisprudenza ha riconosciuto al convivente omosessuale la risarcibilità per fatto illecito del terzo in danno del partner (esempio, un incidente stradale).

E) Quanto ai contratti di convivenza, la loro stipula tra conviventi omosessuali è da tempo ammessa dalla giurisprudenza.

Se quanto precede è irrefutabile; se il legislatore non ha il diritto di introdurre un istituto (il matrimonio) che si fonda su una legge di natura antica quanto l’uomo; se la questione dei diritti civili va tenuta nettamente distinta da quella concernente la famiglia; se i concetti di paternità e maternità sono radicati nella natura umana e non possono essere sostituiti con un generico concetto di «genitorialità»; se tutta la storia umana è centrata sull’attrazione dell’uomo verso la donna e viceversa; se la stessa parola «matrimonio» deriva da matris (madre) e munus (compito della madre di contribuire alla perpetuazione della specie); ci pensi un bel po’ chi sostiene che una coppia omosessuale ha diritto di vivere la propria unione ottenendone il riconoscimento giuridico.

Il matrimonio omosex è un falso problema. Non c’è bisogno di scardinare la famiglia per dare ad omosex e transex i diritti di cui sono già oggi titolari.

*Presidente Aggiunto Onorario della Corte di Cassazione

 

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