Pronto lo Stemma pontificio di S. S. FRANCESCO per la Pontificia Basilica “S. Maria dell’Elemosina” in Biancavilla.
Lo ha realizzato Giuseppe Santangelo, interamente a mano, con pigmenti policromi indelebili su lamiera, foglia d’argento meccata in oro e al naturale, protetto con gommalacca sopraffina e finito in cera d’api.
In questi giorni è esposto all’interno della Basilica per consentirne la visione da vicino; prossimamante verrà issato, secondo consuetudine, sul portale maggiore della Basilica.
Redazione SME
La spiegazione dell’emblema
• LO SCUDO
Nei tratti, essenziali, Papa Francesco ha deciso di conservare lo stemma che aveva scelto fin dalla sua consacrazione episcopale a cui sono stati aggiunti i simboli della dignità pontificia, uguali a quelli voluti dal predecessore Benedetto XVI (mitra collocata tra chiavi decussate d’oro e d’argento, rilegate da un cordone rosso). In alto campeggia l’emblema dell’ordine di provenienza del Papa, la Compagnia di Gesù: un sole raggiante e fiammeggiante caricato dalle lettere, in rosso, IHS, monogramma di Cristo. La lettera H è sormontata da una croce; in punta, i tre chiodi in nero.
In basso, si trovano la stella e il fiore di nardo. La stella, secondo l’antica tradizione araldica, simboleggia la Vergine Maria, madre di Cristo e della Chiesa; mentre il fiore di nardo indica San Giuseppe, patrono della Chiesa universale. Nella tradizione iconografica ispanica, infatti, San Giuseppe è raffigurato con un ramo di nardo in mano. Ponendo nel suo scudo tali immagini, il Papa ha inteso esprimere la propria particolare devozione verso la Vergine Santissima e San Giuseppe.
• IL MOTTO
Il motto è tratto dalle Omelie di San Beda il Venerabile, sacerdote (Om. 21; CCL 122, 149-151), il quale, commentando l’episodio evangelico della vocazione di San Matteo, scrive: “Vidit ergo lesus publicanum et quia miserando atque eligendo vidit, ait illi Sequere me” (Vide Gesù un pubblicano e siccome lo guardò con sentimento di amore e lo scelse, gli disse: Seguimi).
Questa omelia è un omaggio alla misericordia divina ed è riprodotta nella Liturgia delle Ore della festa di San Matteo. Essa riveste un significato particolare nella vita e nell’itinerario spirituale del Papa. Infatti, nella festa di San Matteo dell’anno 1953, il giovane Jorge Bergoglio sperimentò, all’età di 17 anni, in un modo del tutto particolare, la presenza amorosa di Dio nella sua vita.