La lite, il diverbio tra marito e moglie non sono un’obiezione alla possibilità di una vita di coppia stabile e felice. Fanno parte della dinamica dei rapporti umani. L’importante è poterli superare. La testimonianza di vita di Andrea Giovanoli, prossimo opspite al CONVEGNO DELLA FAMIGLIA del 25 GENNAIO.
di Andrea Torquato Giovanoli
Complice una nottata di sonno più volte interrotto dalle colichine del nostro ultimogenito (ed un bagaglio di stress arretrato da smaltire), mia moglie ed io stamattina eravamo piuttosto intesiti.
Puntualmente al maligno è bastato poco per indurci alla diatriba, e come tante volte capita, per motivi futili e pretestuosi.
La mia sposa è sanguigna e quindi a me tocca fare il “muro di gomma” per evitare che si trascenda, ma ciò non significa che io non senta la rabbia per le offese gratuite.
Sta di fatto che il dibattito, dopo poche accese battute, è presto finito in un silenzio imbronciato: mia moglie sembrava essersi “sfogata e soddisfatta”, ma da parte mia mi sentivo ingiustamente aggredito, e covavo in cuore un astio acuto, tanto da chiudermi in un mutismo cocciuto e mal tollerante persino della sola presenza della consorte in casa.
Come uscire da questo en-passe così pericolosamente inclinato verso un ben conosciuto circolo vizioso di discordia e rancore?
Ancora una volta la chiave di lettura di ogni realtà e relazione è Cristo: e, nella vita coniugale più che mai, il passaggio necessario è Maria.
Allora ho messo in atto una strategia che ho esperito come la sola che funziona tutte le volte, in tutti i rapporti, specialmente in quello di coppia: ho adottato la logica della croce.
Quando sono arrabbiato con mia moglie mi metto subito a fare qualche lavoro domestico (che tanto in casa c’é sempre qualche mestiere da fare): così ho iniziato ritirando e piegando i panni asciutti, poi ho preparato il pranzo, quindi ho lavato i piatti ed infine ho dato una pulita profonda a tutti i sanitari.
Non che normalmente non aiuti mia moglie in tali mansioni, ma in queste occasioni mi ci metto di particolare impegno, cercando di espletare i compiti che più mi costano fatica e soprattutto cerco di stare attento all’atteggiamento del cuore: faccio ogni cosa “per” lei, non solo perché se lo faccio io lei non ha da farlo, ma custodendo in ogni cosa il principio di donazione all’altro.
Nell’imitazione di Cristo che muore crocifisso per la Chiesa sua sposa, ma precipuamente, visto che si tratta di faccende domestiche, così come credo facesse anche Maria, durante quei trent’anni trascorsi a vivere semplicemente come sposa e madre, nel nascondimento nazaretano.
E come sempre ha funzionato: il cuore, per poter creare posto all’altro è costretto a svuotarsi ed i liquami dell’orgoglio ferito vengono presto risciacquati via dalla grazia misericordiosa dello Spirito, il quale sempre accorre in aiuto a chi cerca di farsi modello della Sua Immacolata sposa.
Sul finir del meriggio la pace era tornata nella nostra casa e la giornata si è conclusa con il reciproco perdono ed una rinnovata gioia d’essere famiglia.
Perché la via della croce, vissuta in Cristo, conduce SEMPRE alla risurrezione…