Pubblichiamo il testo della mediatzione del Card. Angelo Scola, pronunciata giovedì scorso al termine della processione eucaristica che si è svolta a Milano. Tranne la foto iniziale – relativa alla processione di giovedì scorso – il corredo fotografico dell’articolo è tratto dalle varie processioni eucaristiche presideute dal Card. Scola a Venezia.
1. «Resta con noi Signore perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto» (Lc 24,29). Gesù sacramentato ha attraversato benigno le strade della nostra città ed ha così ravvivato il desiderio che Egli resti sempre con noi. L’insistenza dei due di Emmaus è, questa sera, nostra in senso letterale. Non si fa forse sera in questo tempo di grande prova; sera nel nostro Paese, ma, forse, nei nostri cuori? Chi più di Gesù, perennemente a noi donato nel Santissimo Sacramento dell’altare come pane disceso dal cielo e pegno di vita immortale, può riaccendere in noi la speranza affidabile?
2. Nella Prima Lettura proclamata durante la Santa Messa di questa straordinaria solennità, Mosè asperge col sangue l’altare e i convocati e sancisce l’appartenenza tra Dio e il suo popolo. Quello che tra loro si instaura è, in un certo senso, un rapporto di consanguineità. Eppure, come mostra tutta la storia d’Israele, rimane l’incapacità dell’uomo di rispondere adeguatamente a Dio. Anche noi facciamo esperienza di questa incapacità a non peccare. Chi ci darà la forza di essere «perseveranti nello spezzare il pane» (cfr At 2,42-47)?
3. Abbiamo bisogno del Salvatore: «Cristo è mediatore di un’alleanza nuova, perché, essendo intervenuta la sua morte in riscatto delle trasgressioni commesse sotto la prima alleanza, coloro che sono stati chiamati ricevano l’eredità eterna che era stata promessa» (Epistola, Eb 9,15). L’Epistola afferma che Gesù ha redento la morte, l’ha “svelenita” prendendola su di sé come supremo dono al Padre per amore degli uomini. In forza del Suo sacrificio reale il “per sempre” nella relazione con Dio e con l’altro ritorna effettivamente possibile. Perseveriamo nello spezzare il pane perché, attraverso la celebrazione e l’adorazione eucaristica, la Sua presenza si fa reale nonostante la nostra pochezza. Il Vangelo dell’odierna solennità innesta la radicale novità del suo sacrificio di redenzione sul ceppo del memoriale antico (cfr Mc 14, 22 e 24). Gesù istituendo l’Eucaristia ha di fatto consegnato Sé ai discepoli sacramentalmente, cioè misteriosamente ma realmente. La Sua passione, morte e risurrezione hanno compiuto storicamente e esistenzialmente, una volta per sempre, tale consegna. Il pane che è il Suo corpo indica la totalità della Sua persona, della Sua divina umanità. Il vino, che designa il sangue sottolinea il Suo sacrificio, che è sofferto e totale (fino all’ultima stilla di sangue). Nello stesso tempo il Suo sangue che è «sangue dell’Alleanza» (Mc 14,24), esprime sia il suo valore espiatorio dei peccati, sia la comunione con Dio (Alleanza), riconquistata pienamente dalla risurrezione.
4. Intal modo, mediante la piena, consapevole ed attiva partecipazione alla Santa Messa, veniamo progressivamente educati a quel “culto umanamente conveniente” che è l’offerta di tutta la nostra vita. Così, se lo riceviamo dalle Sue mani, nulla di ciò che viviamo è banale, ma tutto – ogni circostanza e ogni rapporto – viene investito dalla stessa potenza sacramentale dell’azione eucaristica.
Chiediamoci con cuore contrito: cosa ne facciamo di tale dono? Realmente desideriamo sopra ogni cosa che la nostra vita assuma questa forma eucaristica? La partecipazione all’Eucaristia ci spalanca a condividere con i nostri fratelli uomini tutti gli ambiti dell’esistenza a partire dalla liberazione inaugurata dalla passione, morte, risurrezione di Gesù Cristo. Da qui l’importanza della Domenica, richiamata con forza dal Santo Padre nella sua intensa Visita Pastorale tra noi come «giorno del Signore e, proprio in quanto tale, anche “giorno dell’uomo”, perché siamo liberi. Questa era, nel racconto della Creazione, l’intenzione originale del Creatore: che un giorno tutti siano liberi. In questa libertà dell’uno per l’altro, per se stessi, si è liberi per Dio» (Festa delle Testimonianze, 2 giugno 2012).
5. Abbiamo portato adoranti Gesù sacramentato in processione nel cuore della nostra città. Lo abbiamo fatto perché Egli benedica Milano e perché i milanesi, di nascita e di adozione, possano adorare Gesù, vero Dio e vero uomo, realmente presente nel Santissimo Sacramento: «il suo Corpo e il suo Sangue, con la sua anima e la sua divinità» (Catechismo della Chiesa Cattolica n. 1413). Col questo gesto di questa sera vogliamo visivamente ricordare a tutti che la vocazione della nostra città, laboriosa ed ospitale, è segnata in modo indelebile da questa nuova ed eterna alleanza con Dio che vive nella realtà eucaristica. Umilmente fieri e grati di appartenere al nuovo popolo di Dio che attraversa la storia abbiamo camminato seguendo il Santissimo Sacramento e professando Gesù presente e vivo, forza che rinvigorisce ogni uomo.
Anche noi, uomini cosiddetti post-secolari e post-moderni, siamo più che mai pellegrini, cioè uomini in cammino verso una meta in cui la fame e la sete del nostro cuore trovino compimento. Non rinunciamo allora al «Panis angelorum factus cibus viatorum» (Canto Lauda Sion). Perseveriamo quindi nello spezzare il pane. Amen.