di Alessandro Scaccianoce

La recentissima visita del Papa a Milano si inserisce in un momento molto particolare per la vita della Chiesa. Attacchi e scandali da ogni parte cercano quotidianamente di minare la credibilità della barca di Cristo e del suo vertice in terra, il Santo Padre Benedetto XVI. Tra maggiordomi e corvi, tra affari economici, vecchi e nuovi scandali, la solita stampa laicista non ha perso l’occasione per sparare raffiche sulla Chiesa e sul Papa. A cui hanno fatto eco i soloni del nostro tempo. Sono proprio quei “venti avversari difficili” a cui ha fatto accenno il Papa, che scuotono ed agitano la barca della Chiesa. Così, passeggiando per il web, è facile trovare le tuonanti dichiarazioni di signori come Enzo Iacchetti o  Francesco Facchinetti – per citarne solo alcuni – che si improvvisano predicatori e moralizzatori: contro gli sprechi, contro i disagi per la circolazione dei veicoli, contro l’insegnamento del Papa sui temi della famiglia. Come dar torto a chi lancia queste accuse se, come risulta ben noto, costoro non conoscono il valore della fedeltà coniugale, ritengono normale poter generare figli fuori dal matrimonio e le cui unioni di fatto sono in crisi dopo appena pochi mesi? Un vecchio Pontefice che parla della bellezza della famiglia fondata sul matrimonio è insopportabile per una cultura laicista e secolarizzata che credeva di avere il monopolio sulla città di Milano, troppo moderna e troppo lanciata nel futuro per sentire parlare di coscienza, di legge naturale e di amore come impegno della ragione e della volontà per il dono totale e per sempre di sé all’altro.

Tanto che, per cercare di far fronte alle inutili polemiche laiciste si è dovuto sbandierare pubblicamente la straordinaria carità personale del Papa per le vittime dei territori terremotati. Pubblicità che, in un contesto ben più naturale e sereno, non sarebbe stato necessario fare. La carità non si vanta, non si gonfia… D’altra parte, non credo neppure che tale informazione, così data in pasto all’opinione pubblica abbia cambiato minimamente l’opinione di chi era pregiudizialmente ostile al Papa, nè ha aggiunto nulla a quanti amano in Benedetto XVI l’uomo di Dio, il profeta del nostro tempo, il Vicario di Cristo. 

Eppure, credo che il grande effetto delle giornate milanesi di Benedetto XVI stia proprio nell’aver riannunciato la legge fondamentale della gioia: l’amore! perchè “l’egoismo è il primo nemico della gioia vera”. Le parole del Papa sono state un richiamo alla coscienza e hanno inevitabilmente risvegliato quelle domande di felicità che si agitano nel cuore di ogni uomo: “Siate santi” ha detto agli adolescenti cresimandi a San Siro insieme all’invito: “puntate verso grandi ideali”.

Milano ha risposto. Dapprima forse un po’ scettica – nel tipico stile lombardo – ma alla fine si è lasciata entusiasmare. Perciò, il card. Angelo Scola, nella conferenza stampa che si è svolta ieri ha potuto concludere: la gente ama il Papa!”. La constatazione era rivolta a quei giornalisti che avevano parlato di scarsa popolarità del Papa o di un’accoglienza fredda  nei suoi confronti. “Dovete rassegnarvi a un dato di fatto – ha detto Scola – : il popolo di Dio ama il Papa e l’opinione pubblica italiana non coincide con l’opinione mediatica italiana”.

“C’è una grande distanza – ha aggiunto il cardinale alla stampa prtesente – tra ciò che voi raccontate e ciò che la gente sente. L’opinione pubblica ama il Papa, la gente ama il Papa per la potenza illuminante della sua umiltà, che si unisce a un’intelligenza della fede e dell’uomo veramente superiore. È un dato di fatto che gli riconoscono tutti. Il Papa è amato per questo e l’abbiamo visto”.

La visita del Papa a Milano, però, ha segnato anche un altro traguardo: il ritrovato coraggio di dire la verità, sull’uomo e su Dio. Sì, perché per troppo tempo i cristiani, e particolarmente la Chiesa milanese, con la sua “teologia debole” o “del dubbio”, è rimasta a guardare il dilagare della secolarizzazione e della scristianizzazione, in nome di un approccio “politically correct”, lasciandosi ferire e anche offendere da una cultura laicista imperante.

Questo bisogno di ritrovare la forza profetica di ridire la verità del Vangelo si è ritrovata nella parole che il cardinale ha rivolto al Santo Padre all’accoglienza in piazza Duomo: “Grazie, Beatissimo Padre, per la Sua presenza generosa e per l’insegnamento che attendiamo a cuore aperto. Ci confermi nella fede vera!“.

Ma se è vero che i crstiani hanno bisogno del Papa e del suo insegnamento illuminato e mite, forte e mansueto, è anche vero che lo stesso Pontefice, e tutti i Pastori, hanno bisogno della forza e della fedeltà dei fedeli: “questa multiforme assemblea  – ha detto Scola all’inizio della Messa di domenica – esprime l’amore ecclesiale per il Successore di Pietro. Questi uomini, queste donne, questi giovani, questi ragazzi hanno ben compreso un dato importante, Santità, che il Successore di Pietro, e con Lui tutti i Pastori, ha bisogno di loro, di ciascuno di loro“.

In queste manifestazioni straordinarie, pertanto, abbiamo visto risplendere la bellezza della Chiesa, del Corpo mistico del Signore Gesù, senza ruga e senza macchia (sic!). Lo stesso Arcivescovo Scola, nella Messa di apertura delle celebrazioni del Family 2012, aveva parlato espressamente della bellezza e della santità della Chiesa come un dato ineliminabile: “Non possiamo confondere – ha dettoi peccati dei singoli cristiani con la Chiesa, che nella Sua realtà personale resta Santa!”.

In questi giorni la Chiesa ha ritrovato se stessa. Uniti col Vicario di Cristo, i cattolici sono stati rafforzati nella fede e il Pontefice, sostenuto dall’entusiasmo di tantissimi fedeli, ha potuto sperimentare la promessa evangelica fatta da Cristo a Pietro: “Non prevalebunt!”. La conferma è in questa confidenza del card. Scola: “Il Papa mi ha detto, quando ci siamo salutati all’aeroporto, che era più consolato che stanco!”.

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