E’ stata un grande successo domenica scorsa a Roma la seconda edizione della “Marcia per la vita”. La straordinaria partecipazione popolare segna la presa di coscienza sempre più diffusa della necessità di difendere la vita in ogni suo momento. Purtroppo sull’evento c’è stata anche molta disinformazione da parte della stampa che non ha esitato a pronunciare giudizi malevoli e pregiudizialmente ostili… Perchè – ci chiediamo – se si difendono gli animali tutta la stampa è concorde nell’esaltare la buona causa, mentre se si difendono gli essere umani scattano attacchi perniciosi? Difenere la vita umana oggi vuol dire andare controcorrente.
Redazione SME
È la prima volta in Italia che così tante associazioni – centoventi – si uniscono con il plauso di numerosi vescovi per chiedere ad alta voce l’abolizione della legge 194 sull’aborto. «Per anni i movimenti pro-life si sono rassegnati, chiedendo solo l’applicazione della norma. Ma questo non può bastare. Non si possono accettare compromessi sulla vita: quello che chiediamo è l’abolizione di un omicidio reso legale. Di meno non avrebbe senso, sarebbe come dire sì all’aborto, ma non troppo». Giornali come Repubblica e il Corriere della Sera parlano, però, di un’alleanza con la politica di destra: «ma alla marcia non c’erano simboli partitici, né slogan provocatori». Sono piovute critiche anche sulla partecipazione di politici, come il sindaco di Roma Gianni Alemanno. «Anche a loro abbiamo chiesto di marciare a titolo personale: non hanno preteso saluti né spazi particolari». Perché poi va bene che i politici scendano in piazza per il “Gay pride” e non va bene se difendono un’idea come questa? Oltre al sindaco hanno marciato politici di ogni schieramento. Alcuni: Paola Binetti, Stefano De Lillo, Sandro Oliveri, Olimpia Tarzia, Magdi Cristiano Allam, Lavinia Mennuni. «Anche le associazioni erano differenti. Da quelle che si occupano del trauma dell’aborto della donna, come il Dono, a quelle che accolgono le vite fragili come nuovi Orizzonti o la Comunità Giovanni XXIII, a quelle che combattono l’aborto, l’eutanasia e qualsiasi forma di violenza sulla vita. C’erano anche i Cav (centri di aiuto alla vita) e diversi presidenti locali del movimento per la vita. Molti erano contenti. Si sono sentiti liberi per la possibilità di uscire da una certa autoreferenzialità».
Ad accompagnare tutti le parole di benvenuto di Gianna Emanuela Molla, la cui madre, Gianna, fu santificata per aver dato la propria vita per farla nascere. A concludere la marcia la Santa Messa, espressione della volontà precisa dei manifestanti di accompagnare l’azione con la preghiera. Già il giorno precedente, dopo il convegno scientifico sulla vita, c’è stata l’adorazione eucaristica guidata dal cardinal Burke. I saluti finali di Francesco Agnoli hanno ricordato a tutti lo scopo dell’azione: «Abbiamo fatto tutti una marcia per la vita: l’Italia, sino ad ora, conosceva soltanto marce per la pace. Ne fanno tante. Ma come diceva Madre Teresa di Calcutta, non ci può essere pace, però, tra uomini che non si conoscono, di colore diverso, di lingua diversa, se non c’è prima pace tra moglie e marito, tra genitori e figli. Se non c’è amore, accoglienza, non di chi è lontano, ma di chi ci è prossimo, il più prossimo che possiamo avere, come padri e come madri, ora o in futuro. Madre Teresa definiva il concepito “il più povero dei poveri” e ricordava che chi ha attenzione verso di lui la avrà più facilmente verso gli altri. Chi vede l’umanità anche dove è più nascosta e più fragile, più facilmente la scorgerà anche dove è più evidente. Chi è disposto ad accogliere il figlio non aspettato o “imperfetto”, saprà accogliere anche il prossimo suo, più di chi, al contrario, sopprime la carne della sua carne e il sangue del suo sangue (non interessa ora, con quale consapevolezza) (…). Ci sono notti della storia dove occorre tenere alta l’idea di ciò che è vero, giusto, umano, perché non si spenga ogni luce, ogni speranza. Questa marcia è stata ed è anzitutto un grande gesto di speranza». Ed è solo l’inizio di un’azione che continuerà non solo con la prossima marcia, «ma da qui per gli anni a venire».
Se difendono gli animali la stampa parla bene, se difendono gli esseri umani, la stampa si scatena…Finalmente anche in Italia (parallelamente al Canada) è arrivata la Marcia per la Vita, ed è stata un vero successo: 15 mila persone! Un evento organizzato completamente dal basso che ha radunato intere famiglie, medici scienziati, movimenti cattolici e anche la politica (www.marciaperlavita.it). Uno spartiacque -come spiega Mario Palmaro- tra il prima e il dopo: anche in Italia si è riusciti, contro il pensiero dominante, ad organizzare e mobilitare tutti coloro che ritengono un’ingiustizia insopportabile la legalizzazione dell’uccisione di un essere umano, per i presunti diritti della donna (su questo i malconci sopravvissuti all’aborto, come Gianna Jessen, insistono giustamente parecchio).
La pesante reazione isterica del potere mediatico è stata la cartina tornasole per misurare la portata di questa vittoria, ed è stato divertente fare un giro di lettura dei vari articoli. Tra i più scatenati “Repubblica”, il “Manifesto” e “L’Unità”, poi a seguire il “Fatto Quotidiano” (che -per la cronaca- per la prima volta nella sua storia oggi pubblica un articolo in difesa addirittura di un cardinale cattolico!!!). “Repubblica”, dopo aver elogiato il pedofilo Roman Polansky in un articolo a tutta pagina, ha dedicato all’evento ben 4 articoli, con tanto di storiella di una donna sconvolta perché dei medici pro life le hanno fatto vedere il suo bambino appena abortito, a sottolineare la “violenza” degli anti-abortisti. “L’Unità” (tre articoli!) ci ha messo parecchia rabbia, con titoli del genere “Fondamentalisti in marcia”, evitando ovviamente di parlare delle centinaia di mamme e papà con passeggino e concentrandosi sulla presenza di alcuni esponenti di Forza Nuova. Su “Il Fatto Quotidiano” Daria Lucca, prima di insultare i medici obiettori, ha proposto di organizzare una class action contro i partecipanti alla marcia -definiti “fanatici”, “fondamentalisti” ecc.- per la diffamazione verso chi compie l’aborto. E se le centinaia di famiglie che hanno marciato formassero una class action contro la Lucca per diffamazione a mezzo stampa?
Il “Messaggero” (5 articoli!!), ha pubblicato la sua dose di bufale (come i cartelli sulle “donne assassine”, sulle “donne pagate per manifestare”, che poi erano otto ragazzi/e retribuiti/e che facevano fundraising, sui 200 autobus gratuiti, poi smentita dallo stesso quotidiano). Ha anche intervistato il cattolico Alberto Melloni, che da buon progressista del “Corriere della Sera” si è affrettato a scandalizzarsi e a dire che il Papa non ha parlato di tale Marcia, e quindi -secondo lui- ne avrebbe preso le distanze. La Marcia contro il “pensiero unico”, come ha scritto Giuliano Ferrara, è servita anche per svelare i lupi travestiti da agnelli.
Numerosi i blog che hanno preso in giro (ottimo l’articolo di “Campari e De Maistre”) le reazioni intolleranti e diffamatorie di alcuni quotidiani. La gente, presente in queste fotografie, è stata apostrofata in tutti i modi più dispregiativi ammessi su un quotodiano: “fondamentalisti”, “terroristi”, “nazisti”, “omofobi”, “razzisti” “antisemiti”, “integralisti”, “fascisti”, “violenti” ecc. Francesco Agnoli ha riassunto ironicamente su “Il Foglio” il terrorismo femminista e abortista che è stato attivato per screditare le belle e sorridenti famiglie pro-life, ricordando che lo stesso accanimento non si vede affatto quando il sindaco di Roma, Alemanno, appoggia la fiera porno-esibizionista del Gay Pride (la polemica è basata anche sulla partecipazione del Sindaco con la fascia tricolore e il patrocinio dato dal Comune). Per lo meno non c’è stata nessuna aggressione fisica, come invece accade puntualmente ad ogni marcia pro-life all’estero.
Significativo l’articolo apparso su “Il Tempo”: «resta comunque il dato, squallido, della strumentalizzazione squisitamente politica e vagamente elettorale di un evento che in una democrazia dovrebbe essere garantito, a prescindere. Resta altrimenti difficile per il cittadino comprendere come mai un’istituzione debba dare il patrocinio al Gay Pride e non alla marcia per la vita». Il quotidiano romano accusa la mistificazione fatta dal centrosinistra. Effettivamente i quotidiani che hanno sollevato le ire reazionarie sono tutti orientati verso una certa ideologia politica (torna in mente il bellissimo “L’Eskimo in redazione”, di Michele Brambilla), la stessa che attraverso il suo leader, Pierluigi Bersani, ha aperto in questi giorni alle unioni omosessuali. Certo, l’on Beppe Fioroni (Pd) ha valorizzato la Marcia. Le elezioni sembrano vicine, occorre riflettere.