Redazione SME

Nel mese di maggio tradizionalmente dedicato alla devozione popolare alla Madre di Dio, rivive in tanti quartieri e famiglie delle nostre comunità cristiane la “Peregrinatio Mariae” con la recita del S. Rosario.

E’ buona cosa che, quando si recita il Santo Rosario si sia in grazia di Dio, e lo si faccia con la miglior devozione che ci è possibile in quel momento. Lei ci sta sicuramente ad ascoltare, sia che sia di giorno che di notte, in qualsiasi luogo noi ci troviamo.

Tutte le intercessioni che noi chiederemo all’Immacolata, possiamo starne certi, verranno esaudite da nostro Signore Gesù Crosto, così come Egli fece alle nozze di Cana.

A Lourdes, Fatima…, la Vergine Santissima si è presentata sempre con la corona del Santo Rosario in mano, invitando a recitarlo. Pregare il Santo Rosario, per tutti i cattolici, equivale ad assumere, ogni giorno, il cibo di vita indispensabile per nutrire l’anima. E’ come ripetere, per non scordarla, la vita di Gesù e Maria attraverso il Vangelo.

Il mondo secolarizzato, ma purtroppo anche parte del mondo cristiano, spesso fa dell’ironia quando vede e sente pregare il Santo Rosario. Le critiche più comuni e peraltro ormai scontate, dicono che si tratta di una preghiera lunga e di una monotona cantilena, seguita da un’altra `tiritera’ chiamata `litanie’.

Diversamente si insiste, poi, nel definire il Santo Rosario una “filastrocca inutile e sonnacchiosa”; retaggio dell’analfabetismo e del bigottismo di qualche vecchietta. Nel migliore dei casi si ritiene questa preghiera ormai obsoleta e definitivamente superata.

Per nostra fortuna, l’Immacolata, nel donare all’umanità questa preghiera perfetta, ha anche illuminato diversi santi, a cominciare da San Domenico, sull’importanza decisiva di essa, per la salvezza dell’umanità.

Il Beato Alano della Rupe, un’altro grande illuminato, definì il Santo Rosario con queste parole: “… il midollo di tutto il Vangelo” e ancora “…quando lo si prega il Cielo esulta e tutta la terra stupisce. Si chiude le orecchie Satana, fugge e trema con l’inferno tutto. Le cose mondane diventano “vili” ed il cuore si riempie di Amore, fugge la tristezza e ci invade una insolita letizia. Cresce la “devozione” e fiorisce la “compunzione”; aumenta la speranza e la consolazione, si dilata l’animo e si rinnova, e l’affetto si irrobustisce”.

Nonostante affermazioni di questo tenore, purtroppo ai più sconosciute, non è raro sentire invece delle malevoli affermazioni del tipo: “…si tratta di una devozione monotona e ripetitiva che suscita una continua distrazione in chi lo recita”.
Ma noi, che abbiamo imparato ad amare il Santo Rosario, possiamo serenamente replicare che: “…recitare il Santo Rosario è creare un’atmosfera di abbandono della mente che si distende in Dio, che avvolge sé stessa per effondere nel Mistero”. La devozione mariana ama la ripetizione che è “affettiva”. Quante volte il bambino chiama la mamma durante il giorno? Ben più di 50 volte, come nel Santo Rosario.
Il Card.  Ravasi così si espresse: “I laicisti insistono col dire che il Santo Rosario è la devozione dei deboli e degli ignoranti” . Ma, su questo punto, consoliamoci, siamo in buona compagnia! Infatti, i Santi furono tutti, indistintamente, molto devoti a questa preghiera, e a quanto ci risulta, non erano affatto deboli ne tantomeno ignoranti!”

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