Visto il clamore suscitato dalla notizia, riteniamo utile fare chiarezza sulla vicenda, pubblicando la verità dei fatti accaduti. L’ennesimo tentativo di screditare la Chiesa Cattolica.
Redazione SME
Dopo la bufala delle particole allucinogene, che era stata in una paginetta di Facebook, ma ripresa da tutti i quotidiani fino a divenire un caso internazionale (arrivò fino in Brasile), ecco un’altra bufala: un parroco di Ferrara avrebbe umiliato un bimbo disabile davanti a tutta la chiesa e ai suoi amici rifiutando sadicamente di accettarlo alla prima comunione perché «stupido e incapace di capire». Così l’hanno condita i media, sprecando citazioni evangeliche sull’amore di Gesù verso i bambini e colorando di nero l’orco cattivo. Anche i peggiori anticlericali hanno speso per l’occasione buone parole per il gesto dell’Eucarestia e il sacramento, gli stessi che appena vedono un feto affetto da Sindrome di Down consigliano subito di sopprimerlo tramite l’aborto (ovviamente è per il suo bene, dicono). Intanto l’arcidiocesi di Ferrara-Comacchio veniva tacciata di “oscurantismo”, via via fino ad arrivare al Papa. Ormai quando girano notizie del genere bisognerebbe già sapere che c’è dietro la puzza. Infatti, l’Avvenire pubblica la vera realtà dei fatti: era tutto concordato tra la Curia e la famiglia, grazie agli incontri nel palazzo vescovile. Non c’è stato nessuno rifiuto ma un cammino diverso, per permettere al ragazzo di accedere al sacramento nei tempi a lui più opportuni. Come avviene anche a scuola, ad esempio.
A fine febbraio infatti i genitori del disabile si sono presentati dal parroco di Porto Garibaldi per chiedere che il figlio potesse ricevere la Comunione, anche se il percorso con gli altri bimbi era iniziato da oltre un anno. Il sacerdote accetta volentieri e coinvolge i catechisti, contatta le insegnanti di sostegno del bambino e si informa per una preparazione apposita. Anche la Curia segue con attenzione il caso e ai genitori viene chiesto di portare il figlio negli ambienti parrocchiali, per farlo sentire parte della comunità. Il vescovo mons. Paolo Rabitti spiega che però i genitori lo hanno portato solo un paio di volte. All’inizio di aprile c’è l’incontro in Curia, il sacerdote offre al ragazzo un’ostia non consacrata che lui respinge bruscamente, sputandola. Si trova una soluzione assieme ai genitori: alla Messa della Prima Comunione il bambino sarà nelle panche insieme con i coetanei ma non riceverà la particola consacrata, ma una carezza del parroco e la benedizione. I tempi sono infatti non ancora maturi e si attende che il percorso possa proseguire e compiersi.
Come concordato, il giovedì Santo il bambino è in mezzo ai compagni, c’è la madre vicino. Arriva la carezza e la benedizione del parroco. Però dopo qualche giorno il tutto diventa un caso mediatico con tanto di presunto esposto alla Corte europea dei diritti dell’uomo «per violazione della libertà religiosa». La madre nega anche di aver dato mandato a un legale. L’arcidiocesi non si occupa del furore laicista, e continua a tendere la mano: nel rispetto della natura del Sacramento, il bambino continuerà ad essere accompagnato.