Hanno provocato grave sgomento in tutto il mondo le dichiarazioni di pochi giorni fa di 2 studiosi australiani che sostengono: “l’aborto dopo la nascita (cioè l’uccisione di un neonato, n.d.r.) dovrebbe essere consentito in tutti i casi in cui lo è l’aborto, anche nei casi in cui il neonato non è handicappato”. La migliore risposta, ci sembra, è questa luminosa testimonianza di una donna sopravvissuta all’aborto.

 

Redazione SME

Gianna Jessen è una ventitreenne americana che è stata abortita perché ritenuta indegna di vivere, ed è invece miracolosamente sopravvissuta. Sua madre si è rivolta alla Planned Parenthood nella California (il più grande ente abortista del mondo) al settimo mese di gravidanza. Un aborto tardivo come ne vengono fatti a migliaia: consiste nell’iniezione di una soluzione salina nell’utero della madre, la quale viene inghiottita dal bambino corrodendolo letteralmente, dentro e fuori. La madre partorisce così un corpo morto entro 24 ore.

Nel caso di Gianna, tuttavia, la tecnica non ha funzionato e lei è nata viva, dopo 18 ore. E’ riuscita a sopravvivere, nonostante pesasse solo nove etti; tuttavia la carenza di ossigeno causata dall’aborto le ha procurato una paralisi cerebrale e muscolare. Nonostante la paralisi cerebrale Gianna imparò a camminare con tutore all’età di 3 anni. Fu adottata a tre anni. A vent’anni, grazie alle cure mediche e alla fisioterapia, è riuscita a ottenere la capacità di camminare senza tutore, seppure con notevoli difficoltà.

Gianna Jessen è una delle tantesopravvissute all’abortoche oggi rivendicano il diritto di nascere ai neo-concepiti. Sulla sua pelle e sul suo fisico porta ancora le conseguenze di quel tentativo di soppressione. Ma con Gianna la morte non ha prevalso.

Oggi gira il mondo, invitata nei Parlamenti e in televisione, per raccontare la sua storia e il terribile crimine che ha subito in nome dei “diritti della donna”. Testi integrali dei suoi discorsi è possibile trovarli sul sito Postaborto.it. Ecco alcuni passaggi: «Sono felice di essere viva. Sono quasi morta. Ogni giorno ringrazio Dio per la vita. Non mi considero un sottoprodotto del concepimento, un pezzo di tessuto, o un altro dei titoli dati ad un bambino nell’utero. Ho incontrato altri sopravvissuti all’aborto, sono tutti grati per la vita. Quando parlo, non parlo solo per me stessa, ma per gli altri sopravvissuti ed anche per quelli che non possono parlare…Oggi, un bambino è un bambino, quando fa comodo. È un tessuto o qualcos’altro quando non è il momento giusto. Lo slogan oggi è: “libertà di scelta, la donna ha il diritto di scegliere”, e intanto la mia vita veniva soppressa nel nome dei diritti della donna. Tutta la vita è un dono del nostro Creatore, dobbiamo onorare il diritto alla vita. La morte non ha prevalso su di me… ed io sono così grata!!!».

Ed ecco il link al discorso davvero sconvolgente che Gianna ha tenuto l’8 settembre 2008 davanti al Parlamento australiano:

http://www.youtube.com/watch?v=AKztjBZ6bm0&feature=player_embedded

Il 6 febbraio 2012 Gianna è intervenuta anche nella tramissione “L’Italia sul 2” per raccontare la sua esperienza:

http://www.youtube.com/watch?v=gKogSkbMcJA&feature=player_embedded

 

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