Pubblichiamo una presentazione della figura di Carmelo Mazzaglia, un ragazzo biancavillese che vive con grande fede la sua condizione di malattia. Una testimonianza forte e convincente della straodinaria capacità dell’Amore di Dio di trasformare in dono anche il dolore. L’esperienza umana e di fede di Carmelo è l’oggetto del suo primo libro “Il dono più grande” che verrà presentato a Biancavilla nelle prossime settimane.
di Don Giovambattista Zappalà*
Conosco Carmelo dal duemila, anno in cui sono stato nominato parroco presso la comunità parrocchiale dell’Annunziata di Biancavilla. È qui che Carmelo ha ricevuto la Prima Comunione, la Cresima e ancora oggi coltiva e alimenta la sua fede.
In parrocchia, da anni, Carmelo svolge diversi servizi: è catechista, collabora con i responsabili dei ministranti. Ogni domenica, insieme con altri strumentisti, anima la messa domenicale delle 10, frequentata dai ragazzi del catechismo. Così ci aiuta a pregare cantando.
Carmelo è un ragazzo che ha qualcosa di grande e di bello da dire, da presentare, da dare, da testimoniare: “Credere è bello!”. Egli ha individuato proprio l’essenza della nostra fede cattolica, che non è un cumulo di proibizioni, ma una scelta positiva, è un grande “sì”: sì a Dio, sì a Cristo, sì all’amore, sì alla vita, sì al perdono, sì alla solidarietà, sì al servizio, sì alla preghiera, sì alla generosità. Queste sue parole, dunque, sono un vero inno alla vita e all’amore. Carmelo ha piena consapevolezza che il cristianesimo è una scelta positiva. Posso testimoniare che egli vive la sua fede con consapevolezza, maturità, forza, gioia, direi pure con orgoglio.
Dalla sua cattedra di sofferenza ci insegna che la fede o la si vive in pienezza o la si tradisce. Carmelo non è di mezze misure! La fede cattolica, del resto, non è fatta per i superficiali; non è fatta per chi vuole vivere nella mediocrità o in modo qualunquista.
Papa Paolo VI ripeteva che il cristiano non è facile, ma è felice. Un cristianesimo facile e comodo non esiste!
Carmelo ha compreso che la vita è un dono che ci è stato consegnato da Dio. Dono da amministrare e utilizzare bene per opere buone. La vita è responsabilità e non abitudine, appiattimento, tanto meno è chiusura e ripiegamento sui proprio bisogni. La vita, ci conferma Carmelo, è un talento da trafficare, così come fa lui, attraverso l’intelligenza, la parola, l’attitudine musicale, la capacità di usare il computer e di navigare su internet.
Carmelo, come ogni uomo, e più di tutti noi, sa che cosa significhi la sofferenza. Mai ha fatto pesare agli altri la sua limitazione, rarissimamente parla della sua malattia, non si mette a raccontare le sue notti insonni per le difficoltà a respirare…
Carmelo è la prova che il cristiano, nella sofferenza, guarda a Cristo crocifisso non solo in quanto fonte di consolazione, ma quale strumento di salvezza; egli sa che l’albero della croce produce frutti di santità, che è occasione di purificazione, di distacco, per acquistare meriti per la vita eterna. Gesù lo aveva detto: Chi vuol essere mio discepolo prenda la sua croce e mi segua. Prendere la croce significa prontezza nell’affrontare situazioni contrarie ai nostri desideri e alla nostra volontà e nel sopportare le difficoltà inaspettate. Carmelo ha abbracciato la croce, ha accolto la sua grave malattia, e segue Gesù, configurandosi ogni giorno a Lui, il Crocifisso risorto, che è vivo e presente nella Chiesa per continuare a donare speranza a quanti guardano alle sue piaghe!
Oggi viviamo in un contesto culturale e sociale che celebra tutto ciò che è eccezionale, straordinario, grandioso. E si sprecano i prefissi attinti da varie lingue: super, iper, mega, per indicare una forza e una autosufficienza illusorie. Gesù, invece, proclama una beatitudine diversa: “Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli”. Chi sono questi piccoli? Non sono i poveri in senso materiale, o persone prive di istruzione; i piccoli del Vangelo sono coloro che vivono la loro condizione di uomini bisognosi di tutto, che sperano tutto, che dipendono da tutti, che non si affidano a sicurezze terrene di potere, ma si affidano a Dio Padre. Certamente Carmelo è uno di questi piccoli; a lui il Signore ha rivelato i tesori della sua sapienza e la beatitudine del suo amore.
All’umanità stanca, povera, affaticata, Gesù ripete ancora oggi: “Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò”. Essere con Gesù, stare con Gesù è veramente arricchente e gratificante e Carmelo ne è un esempio vivente, come conferma nel suo primo libro, ma soprattutto con la sua vita che è una lode incessante a Dio e un servizio ai fratelli.
*Dalla presentazione del libro “Il dono più grande” di Carmelo Mazzaglia.
Trackback/Pingback