Nell’Umanità perfetta di Cristo, che ci apprestiamo a celebrare, tutti noi battezzati siamo stati accolti e incorporati, con un legame di identificazione che è quasi biologico, per essere resi partecipi della stessa Vita divina, membra del Suo Corpo mistico. Ora, tra queste membra vive, un posto del tutto speciale spetta alla Beata Vergine Maria e a San Giuseppe, poiché coloro che hanno svolto, nella vita terrena, la propria missione nei confronti del Capo, continuano in cielo la stessa missione nei confronti di tutto il Corpo, che è la Chiesa. Dopo la grande celebrazione dell’Immacolata Concezione della Vergine Maria, che ha segnato questo tempo di Avvento, vogliamo oggi soffermarci sul ruolo nella storia della salvezza di San Giuseppe.

di Don Salvatore Vitiello

San Giuseppe è stato coinvolto, in modo tutto “divino”, cioè con quel rispetto assoluto, che Dio ha per l’intelligenza e la libertà umane, nel Mistero stesso della nostra Salvezza:  il Mistero dell’Incarnazione! Non si può relativizzare la straordinaria figura di Giuseppe, se non banalizzando la misteriosa e commovente condiscendenza di Cristo Gesù, che – come scrive l’Apostolo – «pur essendo di natura divina, […] spogliò Se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini» (Fil 2,6).  Se Dio ha scelto per il Suo Figlio un “padre” terreno, questi è anche un padre per noi, in questo pellegrinaggio verso il Cielo. Così a San Giuseppe possiamo affidarci perché ci custodisca dai pericoli, come fece con la sacra Famiglia, Chiesa nascente; a lui possiamo domandare una specialissima intercessione, poiché – come diceva Papa Pio XI – tale intercessione «non può che essere onnipotente, poiché che cosa potrebbero Gesù e Maria rifiutare a Giuseppe che consacrò a loro tutta la sua vita e al quale devono realmente i mezzi della loro esistenza terrena?»; a lui possiamo domandare luce e consiglio, poiché egli per primo è stato un uomo in totale ed assiduo ascolto della Volontà di Dio, che vedeva concretarsi in quella Presenza eccezionale, ed era tutto disponibile ad acconsentirvi, con una disponibilità simile a quella di Maria stessa. Nel suo operare umile e nascosto, inoltre, riconosciamo il primato della vita interiore, di quell’operare cioè alla Presenza del Mistero, pago soltanto di piacere a Dio. Nel suo compiere, «come per il Signore» (Col 3,23) – direbbe l’Apostolo –, ogni sorta di lavoro e di servizio, intravvediamo la novità della Presenza umana di Dio, della vita in Cristo: ogni gesto, compiuto per Lui ed alla Sua Presenza, ottiene un valore eterno, definitivo, che dà alla vita un gusto unico, mai sperimentato prima! In Lui e nella sua totale dedizione alla Beata Vergine Maria, dedizione che era all’unisono con il “Fiat” della Vergine, infine, contempliamo l’esemplarità dello sposo, che accoglie e condivide la vita stessa della sposa, secondo il destino eterno di Lei, destino che per Maria e per Giuseppe – e ora per tutti noi – aveva lo stesso volto di Gesù. E sempre in questo specialissimo rapporto, contempliamo la luminosa purezza della castità, nella quale San Giuseppe visse e servì il Signore tutta la vita, pur segnato, a differenza di Maria, dal peccato delle origini, e splendendo così maestro nell’agone spirituale cui tutti siamo chiamati. Tale castità, rappresentata da un giglio bianco, nell’iconografia cristiana, ne costituisce la stessa identità! In lui, ancora, contempliamo l’esemplarità paterna, che si pone al servizio della missione stessa del Figlio, capace di ogni sacrificio, guardando a Cristo come al Tesoro che egli non possiede egoisticamente, ma che gli è affidato, insieme a Maria, in quel grande e reciproco possesso dell’amore. In San Giuseppe infine, contempliamo la specialissima grazia di essere stato accompagnato, nel momento del trapasso, dallo stesso Signore, quale figlio amorosissimo, e dalla Beata Vergine Maria, quale sposa; così che tutti ci rivolgiamo a lui, quale “Patrono della buona morte”.

San Giuseppe ci insegna che Dio non ha bisogno della nostra cooperazione, ma sceglie di non poterne fare a meno, proprio nel Mistero di Betlemme. Egli vuole salvarci, ma vuole farlo non saltando la nostra umanità e intelligenza, non operando al posto nostro, ma nel modo che più esalta la nostra dignità, cioè legando il Suo agire al nostro intelligente e libero “sì”. Così è stato per San Giuseppe, chiamato a collaborare in modo libero, ma essenziale all’Incarnazione del Verbo. Così che della nostra Salvezza, l’universo rende grazie a Cristo Signore, a Maria, Madre della Chiesa, e a San Giuseppe, suo castissimo sposo e nostro Patrono.

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