1580 anni fa, il Concilio di Efeso
definiva Maria “Deipara”, “Genitrice di Dio”.
L’11 ottobre 431 viene definita la verità di fede, tanto cara a tutti i Cristiani, della “divina maternità di Maria”. La Vergine è Theotokos, colei che genera Dio. La festa liturgica della Madre di Dio era stata re-introdotta da Pio XI nel 1931 (15° centenario del Concilio efesino) proprio al giorno 11 di ottobre per sottolineare l’evento conciliare (per approfondire leggere l’enciclica “Lux veritatis”). Con la riforma del calendario operata da Paolo VI, la solennità mariana è tornata alla sua sede più antica, il 1° Gennaio, l’ottava della Nascita del Salvatore, a cui è intimamente legata.
Nel Messale del 1962, tuttavia, la festa è rimasta come una perla incastonata al centro del Mese del Rosario.
Ecco qui di seguito la formula solenne della definizione del Concilio di Efeso che oggi ricordiamo e dopo 1580 anni fermamente crediamo:
Per quanto poi riguarda la Vergine Madre di Dio, come noi la concepiamo e ne parliamo e il modo dell’incarnazione dell’unigenito Figlio di Dio, ne faremo necessariamente una breve esposizione, non con l’intenzione di fare un’aggiunta, ma per assicurarvi, così come fin dall’inizio l’abbiamo appresa dalle sacre scritture e dai santi padri, non aggiungendo assolutamente nulla alla fede esposta da essi a Nicea.
Come infatti abbiamo premesso, essa è sufficiente alla piena conoscenza della fede e a respingere ogni eresia. E parleremo non con la presunzione di comprendere ciò che è inaccessibile, ma riconoscendo la nostra insufficienza, ed opponendoci a coloro che ci assalgono quando consideriamo le verità che sono al di sopra dell’uomo.
Noi quindi confessiamo che il nostro Signore Gesù Figlio unigenito di Dio, è perfetto Dio e perfetto uomo, (composto) di anima razionale e di corpo; generato dal Padre prima dei secoli secondo la divinità, nato, per noi e per la nostra salvezza, alla fine dei tempi dalla vergine Maria secondo l’umanità; che è consostanziale al Padre secondo la divinità, e consostanziale a noi secondo l’umanità, essendo avvenuta l’unione delle due nature. Perciò noi confessiamo un solo Cristo, un solo Figlio, un solo Signore. Conforme a questo concetto di unione inconfusa, noi confessiamo che la Vergine santa è Madre di Dio, essendosi il Verbo di Dio incarnato e fatto uomo, ed avendo unito a sé fin dallo stesso concepimento, il tempio assunto da essa. Quanto alle affermazioni evangeliche ed apostoliche che riguardano il Signore, sappiamo che i teologi alcune le hanno considerate comuni, e cioè relative alla stessa, unica persona, altre le hanno distinte come appartenenti alle due nature; e cioè: quelle degne di Dio le hanno riferite alla divinità del Cristo, quelle più umili, alla sua umanità.
Il Concilio di Efeso non fu accettato da tutti i Cristiani, e dette l’avvio ad un grande scisma, che a differenza dei precedenti (si veda quello tremendo dell’arianesimo) non sarà riassorbito. Solo nel 1994 Papa Giovanni Paolo II e il Patriarca dei cosiddetti “Nestoriani” Mar Dinka IV, della Chiesa Assira d’Oriente, firmeranno un’intesa che mette fine a secoli e secoli di incomprensioni e di spesso ingiuste condanne sommarie.
La parte che più ci interessa oggi dice:
… Cristo pertanto non è un “uomo come gli altri” che Dio avrebbe adottato per risiedere in lui ed ispirarlo, come è il caso dei giusti e dei profeti. Egli è invece lo stesso Verbo di Dio, generato dal Padre prima della creazione, senza principio per quanto è della sua divinità, nato negli ultimi tempi da una madre, senza un padre, per quanto è della sua umanità.
L’umanità alla quale la Beata Vergine Maria ha dato la nascita è stata sempre quella dello stesso Figlio di Dio. Per questa ragione la Chiesa Assira dell’Oriente eleva le sue preghiere alla Vergine Maria quale “Madre di Cristo nostro Dio e Salvatore”. Alla luce di questa stessa fede, la tradizione cattolica si rivolge alla Vergine Maria quale “Madre di Dio” e anche quale “Madre di Cristo”. Noi riconosciamo la legittimità e l’esattezza di queste espressioni della stessa fede e rispettiamo la preferenza che ciascuna Chiesa dà ad esse nella sua vita liturgica e nella sua pietà.
Tale è l’unica fede che noi professiamo nel mistero di Cristo. Le controversie del passato hanno condotto ad anatemi pronunciati nei confronti di persone o di formule. Lo Spirito del Signore ci accorda di comprendere meglio oggi che le divisioni così verificatesi erano in larga parte dovute a malintesi.